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Cronaca

Addio allo stadio “monopolizzato” per gli ultras dell’inchiesta: cos’è il Daspo per i capi delle Curve di Milan ed Inter

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Francesco Ferrigno

La Questura di Milano ha predisposto i primi Daspo a seguito dell’inchiesta sugli ultras: intanto la Dda sta stringendo sempre più il cerchio.

In quello stadio che per anni hanno monopolizzato con la violenza e che hanno sfruttato a proprio uso e consumo, non potranno entrare per dieci anni. Al netto delle risultanze dell’eventuale processo. Il questore di Milano Bruno Megale, infatti, sta firmando e facendo recapitare in queste ore i Daspo per gli indagati nell’ambito dell’inchiesta sugli ultras del capoluogo lombardo.

Da sinistra Andrea Beretta, Antonio Bellocco e Luca Lucci (ANSA FOTO) – Notizie.com

Il Divieto di accedere alle manifestazioni sportive è stato emesso anche nei confronti di Luca Lucci e Andrea Beretta, rispettivamente capi delle Curve del Milan e dell’Inter. Per loro lo stadio resterà proibito fino al 2034. Nei loro confronti anche l’obbligo di firma per i primi cinque anni. Colpito anche il fratello di Luca Lucci, Francesco, che spesso avrebbe assunto il ruolo di leader in sua assenza. Si tratta di una procedura parallela rispetto all’ordinanza eseguita lunedì scorso. In totale saranno 24 i Daspo, tra i 3 e i 10 anni, a cui dovrebbero seguire decine di altri provvedimenti in tempi relativamente brevi.

Ieri altre cinque persone si sono avvalse della facoltà di non rispondere nell’ambito dell’interrogatorio di garanzia davanti al gip di Milano Domenico Santoro. Tra di essi anche Luca Lucci. Sono rimasti in silenzio poi Marco Ferdico, Mauro Nepi, Francesco Intagliata e Matteo Norrito. Sempre ieri si è aperto il procedimento di prevenzione aperto sulle due società, Milan ed Inter, non indagate. L’obiettivo è spezzare definitivamente i legami tra gli ultras e i loro affari illeciti e figure dei club.

Sull’inquietante scenario, che vede sullo sfondo minacce, estorsioni, traffici illeciti, omicidi e rapporti con la ‘ndrangheta calabrese, vuole vederci chiaro anche la Commissione parlamentare Antimafia, che ha deciso di acquisire gli atti dell’indagine e che nei prossimi giorni valuterà eventuali audizioni. Dalle carte dell’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Milano sono intanto emersi altri dettagli inquietanti sulla morsa della ‘ndrangheta e sugli affari illeciti delle curve.

Si tratterebbe dei fatti che hanno portato il 4 settembre scorso all’omicidio di Antonio Bellocco per mano di Andrea Beretta, entrambi ai vertici della Curva dell’Inter. Il primo, esponente del potente clan calabrese dei Bellocco, con l’aiuto di Ferdico, altro leader ultras, avrebbe voluto estromettere Beretta dagli affari della Curva nerazzurra ed in particolare dalla gestione del merchandising. Gli inquirenti hanno ricostruito che Beretta, dapprima minacciato a luglio da due emissari della cosca, sarebbe scampato a più agguati nei suoi confronti, anche grazie a rivelazioni da parte delle persone incaricate.

L’obiettivo era quello di drogarlo con un sonnifero, ucciderlo a colpi di pistola e sotterrarlo. Tutto per appropriarsi del brand “We are Milano” e spostare dunque la vendita in un nuovo negozio. Invece, la mattina del 4 settembre, davanti ad una palestra a Cernusco sul Naviglio, è salto nella macchina di Bellocco con pistola e coltello, che si portava dietro da giorni, e lo ha ammazzato con 11 fendenti.

L’intreccio tra ultras, ‘ndrangheta, imprenditori e spettacolo

Non è tutto. Sul capitolo della Curva rossonera sono ancora in corso approfondimenti, nonostante la mole di prove raccolte in oltre 560 pagine di ordinanza. Ciò che emerge in questo caso è un intreccio tra ultras, familiari di uomini e donne arrestati per ‘ndrangheta, imprenditori e soggetti del mondo dello spettacolo, tra cui i cantanti Fedez ed Emis Killa, allo stato non indagati.

Il luogo dell’omicidio Bellocco (ANSA FOTO) – Notizie.com

Il calcio e lo sport sono passioni, sono vita, sono tifo. – ha detto il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, tifoso milanista – Il problema è che queste persone inquinano la passione vera. Io ringrazio le forze dell’ordine per l’intervento che hanno fatto. Se è vero che addirittura la ‘ndrangheta, la mafia e la camorra utilizzano lo sport e il calcio italiano per fare affari, non ho dubbi e io sto sempre e comunque dalla parte delle forze dell’ordine“.

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Francesco Ferrigno