È trascorso un anno dagli attacchi del 7 ottobre 2023 in Israele da parte di Hamas. I terroristi hanno ucciso 1400 persone e rapito altre 254.
“Quando le persone corrono per salvarsi la vita, cadono e urlano. È una sensazione orribile che non riesco a descrivere”. Achiad Milba, 29 anni, si trovava sulla spiaggia di Zikim quando i combattenti di Hamas sono arrivati su delle barche ed hanno ucciso almeno 19 persone. Era il 7 ottobre 2023. Ovvero, quando tutto è cominciato.
Due mesi dopo, il 21 dicembre, Mu’min al-Khalidi, 21 anni, si stava rifugiando con la sua famiglia nella parte settentrionale di Gaza City. I soldati israeliani hanno lanciato granate e sparato nella stanza, uccidendo sette persone. Ha ripreso conoscenza sotto i loro corpi. “Non ci sono parole per descrivere quello che ho provato. Tutto quello che voglio sapere è: perché? Perché ho dovuto vivere un simile massacro? Cosa abbiamo fatto per meritarci tutto questo?”.
Un principio fondamentale delle leggi di guerra è che tutte le parti in campo, siano esse forze armate nazionali o gruppi armati, devono fare tutto il possibile per ridurre al minimo i danni ai civili. Gli attacchi deliberati contro questi ultimi, così come gli attacchi che non distinguono tra civili e combattenti, sono proibiti. Il diritto internazionale cerca di limitare la sofferenza e la distruzione dei civili. In un anno di guerra tutto ciò è stato troppe volte dimenticato.
Il 7 ottobre dello scorso anno le sirene antiaeree sono risuonate a Gerusalemme. Avvertivano i cittadini che Israele era sotto attacco. L’organizzazione politica palestinese islamista, sunnita e fondamentalista, Hamas aveva lanciato l’operazione “Alluvione Al-Aqsa”. Oltre 5mila razzi sono piovuti dalla Striscia di Gaza verso lo Stato ebraico. Migliaia di terroristi hanno preso d’assalto il festival musicale Supernova, i kibbutz al confine e le postazioni militari. 1400 persone sono state uccise, altre 254 rapite. Subito dopo, Israele ha attaccato Hamas e la Striscia con tutta la forza di cui dispone.
Human Right Watch: “A Gaza quasi tutti soffrono la fame”
“Dal 7 ottobre è scoppiata un’ondata di sconvolgente violenza e spargimento di sangue. – ha detto il segretario generale dell’Onu António Guterres – La guerra che è seguita ai terribili attacchi di un anno fa continua a spezzare vite e a infliggere profonde sofferenze umane ai palestinesi di Gaza e ora anche al popolo libanese. È ora di liberare gli ostaggi. È tempo di mettere a tacere le armi. Bisogna porre fine alla sofferenza che ha travolto la regione. È tempo di pace, diritto internazionale e giustizia”.
Gli ostaggi a Gaza sono stati uccisi a colpi d’arma da fuoco e sottoposti a trattamenti disumani. I palestinesi nei centri di detenzione israeliani sono stati torturati e abusati. La Corte internazionale di giustizia dell’Aja ha ordinato tre volte a Israele di interrompere il genocidio contro i palestinesi e di far entrare gli aiuti necessari a Gaza. La Corte sta ora valutando mandati di arresto per diversi leader israeliani e di Hamas. A settembre 2024, in totale circa 42mila palestinesi sono stati uccisi a Gaza. Per la gran parte donne e bambini. Il numero di coloro che si trovano sotto le macerie e di altri che sono morti per fame, malattie, infezioni e patologie potrebbe essere più alto.
“Quasi tutti i civili di Gaza sono sfollati, la maggior parte dei quali stipati in un’area che costituisce solo il 3 percento del territorio di Gaza. – ha affermato Bill Van Esveld della divisione diritti dei bambini dell’organizzazione Human Right Watch – Quasi tutti soffrono la fame. I bambini non hanno scuole e subiscono traumi. La maggior parte degli edifici è danneggiata o distrutta. Interi quartieri sono stati rasi al suolo”.
7 ottobre 2023, Guterres: “Aggrappiamoci alla speranza”
Ghazal, una ragazza di 15 anni con paralisi cerebrale, ha perso i suoi dispositivi di assistenza in un attacco alla sua casa a Gaza City l’11 ottobre. Ha implorato i suoi genitori di lasciarla indietro quando hanno dovuto evacuare l’area. ”Ero un peso per loro. – ha raccontato Ghazal – Non riuscivo a trovare alcun mezzo di trasporto. Ho rinunciato e mi sono seduta per terra in mezzo alla strada, piangendo. Ho detto loro di andare avanti senza di me”.
“In mezzo a tanto spargimento di sangue, dobbiamo aggrapparci alla speranza. – ha concluso Guterres – Onoriamo la memoria delle vittime, riuniamo le famiglie e poniamo fine alle sofferenze e alla violenza in tutto il Medio Oriente. E non smettiamo mai di lavorare per una soluzione duratura al conflitto, in cui Israele, la Palestina e tutti gli altri paesi della regione possano finalmente vivere in pace, dignità e rispetto reciproco”.