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Legge di Bilancio e pensioni minime, a che punto siamo? Quelle promesse di Giorgetti e Meloni

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Matteo Fantozzi

Entro il 31 dicembre si approva la Legge di Bilancio che, collegata anche alle pensioni minime, si spera possa portare a buone notizie.

Tante buone intenzioni, ma c’è una prima criticità da considerare: la scarsità delle risorse. Buona  parte di esse, infatti, sono servite a pagare i debiti del Superbonus.

Giorgetti e Meloni su Legge di Bilancio e Pensioni minime (ANSA) Notizie.com

Sebbene l’obiettivo sia di alzare le pensioni minime oltre i 621 euro, nonché di garantire incentivi a chi continuerà a lavorare dopo i 67 anni, sin da ora non mancano le polemiche. Ma andiamo avanti per gradi. Lo scenario si è infiammato a seguito a delle dichiarazioni del Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti: “Nella legge di bilancio, prevalentemente, taglieremo spese, ma sicuramente un concorso per quanto riguarda le entrate ci sarà. Ci sarà una chiamata di contribuzione per tutti, non semplicemente per le banche, ma ragionata e anche razionale”.

Nonostante la manovra dovrebbe aggirarsi attorno ai 25 miliardi di euro, il titolare del Mef ha voluto sottolineare più volte che le risorse sono limitate. Proprio perché vincolate dal piano di rientro del deficit: “Siamo impegnati in un percorso particolarmente esigente per il rientro. Abbiamo annunciato che scenderemo sotto il 3% nel 2026, mentre altri, come la Francia, lo faranno nel 2029. Questo vuol dire tassare gli extraprofitti? Secondo me è scorretto dire così. Le aziende non fanno beneficienza, i contributi volontari non esistono. C’è l’articolo 53 della Costituzione che prevede che tutti contribuiscono in base alle possibilità. Si tassano i profitti a chi l’ha fatti, gli utili vanno determinati in modo corretto e sono convinto che alla fine troveremo una soluzione”.

Queste parole hanno, di conseguenza, portato al crollo della Borsa di Milano. Ma davvero verrà chiesto un sacrificio alle imprese più grandi? Andiamo a vedere.

La spiegazione di Giorgetti a Pontida

Il Ministro è intervenuto a Pontida per gettare un po’ d’acqua sul fuoco dopo l’intervista a Bloomberg. Ha così specificato: “Oggi il Ministro dell’Economia non è un banchiere, è figlio di un pescatore e di un’operaia tessile. So distinguere chi può fare sacrifici e chi invece no“. Ha quindi ricacciato le accuse di non essere lucido nello specificare chi deve essere costretto a una rinuncia economica pesante.

Giorgetti risponde a Pontida (ANSA) Notizie.com

Per quanto riguarda invece i “sacrifici” richiesti alle grandi aziende, chenno ha portato al crollo della Borsa di Milano, ha specificato: “Non è allo studio una nuova tassazione sugli individui, ma sforzi per le imprese di alcuni settori specifici. Arrivo qui come quello famoso perché vuole aumentare le tasse. Penso solo che sia giusto che i sacrifici li faccia chi ha la possibilità di farli“.

Spazio anche per Matteo Salvini a Pontida

Non sono finite le polemiche su Pontida, con Matteo Salvini che ha espresso il suo parere sulla prossima Legge di Bilancio e indirettamente sulle parole di Giorgetti. Ha specificato: Se qualcuno deve pagare qualcosa in più, paghino i banchieri e non gli operai. Noi come Lega guardiamo agli italiani che hanno bisogno”.

Le parole di Matteo Salvini (ANSA FOTO) Notizie.com

Non si è parlato solo di questo con il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. Salvini è tornato sul processo Open Arms che lo vede rischiare una condanna a sei mesi di carcere per aver, precedentemente, impedito lo sbarco a Lampedusa di 147 migranti: “Se un giudice approva la condanna in terzo grado, finisci in prigione. Se la giustizia deciderà questo, io varcherei il carcere a testa alta. Processano una persona che ha fatto solo il suo dovere”.

Punti di vista contrapposti tra FdI, M5S e Pd

Tornando alla legge di bilancio si è parlato anche del lavoro del Governo Meloni, tra punti di vista contrapposti che vengono espressi dai vari partiti. Fratelli d’Italia, Movimento 5 Stelle e Partito Democratico si trovano dunque a controbattere seguendo linee decisamente differenti.

L’attacco più duro arriva dal Pd, con Merola che ha sottolineato: “Il Governo Meloni mette le mani nelle tasche degli italiani. La manovra annunciata si prospetta dura, con sacrifici e anche rinunce, come affermato dallo stesso Ministro Giorgetti che colpiranno soprattutto le fasce più deboli della popolazione che vedranno aumentare le tasse e anche ridurre i servizi. A peggiorare la situazione arriva la conferma della tassa sulla benzina da 70 euro all’anno, in netta contraddizione con le promesse fatte dalla Meloni in campagna elettorale”. Sono accuse pesanti che vanno a spaventare inevitabilmente gli italiani.

Di totalmente altro avviso è il senatore Quintino Liris di FdI, che ha specificato come l’economia italiana stia ripartendo proprio grazie a questo Governo: “Cresce l’export e aumenta di fatto il potere d’acquisto delle famiglie italiane. I dati Istat evidenziano una situazione chiara che testimonia l’efficacia delle politiche messe in campo dal Governo Meloni. Continueremo a sostenere azioni che incentivano la ripresa e i risultati raggiunti”.

Pasquale Tridico, capodelegazione del Movimento 5 Stelle, ha specificato: Con il Governo Meloni-Giorgietti la pressione fiscale è aumentata. Lo certifica l’Istat secondo il quale nel secondo trimestre del 2024 la pressione fiscale è salita al 41.3% in aumento di 0.7 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Questo aumento va a gravare su lavoratori e pensionati, mentre le multinazionali riescono a eludere il Fisco grazie a un sistema europeo che chiude gli occhi sui paradisi fiscali interni all’Unione”.

I sacrifici solo per i soliti? Le parole del Pd: FdI non ci sta

In una nota ufficiale Chiara Braga, capogruppo Pd alla camera dei Deputati, ha rilasciato parole decisamente scottanti, sottolineando che i sacrifici si fanno sempre per i soliti: Sacrifici per tutti come dice il Governo saranno invece sacrifici per i soliti. Per chi già fatica a fine mese e chi già paga le tasse”

Vietri di FdI ha spiegato però che i sacrifici sono stati fatti per il popolo: “Il Governo Meloni è l’unico ad aver approvato un provvedimento ad hoc per iniziare a risolvere il grave problema delle liste d’attesa. Chi ha dormito per anni è il Movimento 5 Stelle, da cui non possiamo accettare lezioni di nessun genere vito che, quando è stato al Governo, non ha fatto niente per migliorare la sanità del nostro paese”.

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Matteo Fantozzi