Il caso degli attacchi di Israele alle basi Unifil controllate dall’Italia in Libano continua a tenere banco: è stata aperta un’inchiesta.
“I soldati italiani in Libano non si toccano, non sono terroristi di Hezbollah. Attendiamo risposte da Israele”. A parlare è il vicepremier e Ministro degli Esteri Antonio Tajani ed il caso è quello degli attacchi dell’esercito di Tel Aviv alle basi Unifil attualmente sotto il controllo del contingente italiano.
“La richiesta di spostarsi dal Libano è stata respinta. – ha continuato Tajani – Non è una scelta italiana stare là, ma delle Nazioni Unite. I nostri soldati non sono terroristi di Hezbollah, è inaccettabile che siano stati attaccati dall’esercito italiano. La situazione è peggiorata, ma i nostri militari non corrono rischi gravi e rimarranno là. Ci sono stati episodi inaccettabili che non devono più ripetersi”.
Nel frattempo, sulle azioni di Israele che ha comunque annunciato l’avvio di un’inchiesta per accertare quanto realmente accaduto, è piovuta la condanna internazionale. I raid contro l’Unifil sono stati fortemente criticati non solo dall’Europa ma anche dagli Stati Uniti, storico alleato di Gerusalemme, e da Paesi come Russia, Cina e Qatar.
“Mandiamo un messaggio forte a tutti. I nostri militari non si toccano. – ha continuato il vicepremier in quota Forza Italia – Israele non ha aperto il fuoco solo una volta e abbiamo protestato ripetutamente, con forza, con i Ministeri di Esteri e Difesa. La missione Unifil è una scelta delle Nazioni Unite: l’Onu non è uno Stato, non si può dire ‘togliti da lì’. Per questo sono necessarie decisioni adottate al Palazzo di Vetro“.
Unifil, infatti, sta per United Nations Interim Force in Lebanon, ovvero Forza di Interposizione in Libano delle Nazioni Unite. Si tratta di una missione dell’Onu che dura da diversi anni. I caschi blu hanno il compito di monitorare l’area affinché si rispettino gli accordi internazionali sul disarmo. L’Unifil dispone nella regione di oltre 50 tra basi e postazioni.
Alcune di esse, finite nel mirino dell’Idf (l’esercito israeliano), si trovano nei territori invasi da Tel Aviv con l’obiettivo di colpire Hezbollah in Libano nelle scorse settimane. Due strutture in particolare, contro cui lo Stato ebraico ha sparato giovedì scorso, si trovano nella località di Naqura. Parliamo delle basi Unp 1-32A e Unp 1-31, attualmente sotto il controllo del contingente italiano. Ieri poi, quando le polemiche di mezzo mondo si stavano già levando, un carro armato ha colpito una torre di osservazione di un’altra postazione Unifil.
Il bilancio totale degli attacchi comprende due peacekeeper dello Sri Lanka feriti e danni ai veicoli ed alle infrastrutture di comunicazione. “Vogliamo sapere se è stata una scelta politica o di militari sul terreno. – ha continuato Antonio Tajani – Noi siamo amici di Israele. Sono settimane che chiediamo garanzie al governo israeliano e ci sono state date assicurazioni. Ma troppe volte ci sono stati attacchi contro i militari dell’Unifil, ci sono stati feriti. Il contingente italiano della missione Unifil resterà in Libano. Noi aspettiamo le scuse“.
Nelle scorse ore l’inviato speciale degli Stati Uniti in Libano, Amos Hochstein, ha dichiarato ai media locali che gli Stati Uniti stanno lavorando “senza sosta” per un cessate il fuoco nel Paese. Hochstein ha affermato che le notizie secondo cui Israele ha colpito le posizioni Unifil nel sud del Libano sono “inaccettabili”.
Israele sta inoltre continuando con i bombardamenti nella Striscia di Gaza. Secondo le ultime informazioni almeno 22 persone, tra cui donne e bambini, sono state uccise in un raid israeliano al campo profughi di Jabalia, nel nord della Striscia. Oltre 90 i feriti. L’Idf ha emesso ordini di evacuazione per il nord della zona, dando istruzioni ai residenti vicino a Jabalia di evacuare a sud dell’enclave. Hamas, l’organizzazione palestinese responsabile delle stragi del 7 ottobre 2023 e attualmente in guerra con Israele, ha detto che “questi massacri sono una continuazione del genocidio criminale in corso contro il nostro popolo, protetto dal sostegno americano“.