“Non si possono aumentare le accise senza un rincaro del prezzo del carburante. L’accisa mobile è l’unica via possibile“.
Di fronte all’ipotesi della revisione al rialzo delle accise del gasolio che al momento sono più basse rispetto alla benzina, i sindacati tornano a proporre l’accisa mobile.
Questa mattina, lunedì 14 ottobre, il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha parlato di “allineamento” fra le accise di benzina (che scenderanno) e diesel (che saliranno). Nel Piano strutturale di Bilancio sembra questa la strada che il governo ha intenzione di intraprendere nella prossima Manovra.
Allo stesso tempo però, i rappresentanti della maggioranza di governo non parlano affatto di rincaro dei carburanti e anzi, ribadiscono che non ci sarà alcun aumento dei prezzi, né di tasse. Ma com’è possibile contenerli pur aumentando le accise del gasolio? “Non si può”, risponde ai nostri microfoni Giuseppe Sperduto, presidente di Faib Confesercenti (Federazione autonoma italiana benzinai). “Allineando” le due accise, “automaticamente aumenterà anche il costo” del diesel.
Così lo spettro dell’aumento dei prezzi torna a bussare alle porte dei cittadini italiani. Il presunto rincaro del gasolio porterebbe con sé quello “dei trasporti, dei biglietti dei mezzi pubblici, delle merci. Tutto costerebbe di più, dal maglioncino all’insalata. Il sistema intero andrebbe in difficoltà”, denuncia Sperduto.
Manovra, accise gasolio e rischio rincari: la conseguenza per i distributori
E l’aumento dei prezzi non sarebbe l’unica conseguenza. I responsabili dei distributori di benzina ne risentirebbero e molti sarebbero costretti a chiudere, aggiungendosi ad altri che hanno già terminato l’attività o sono stati rimodulati. “Molti distributori sono gestiti dai migranti che guadagnano un netto di 500 euro mensili“, spiega il sindacalista.
“A differenza dei tabaccai che hanno un margine a percentuale, noi guadagniamo dai 4 ai 5 centesimi lordi al litro, e se i cittadini non fanno rifornimento, il nostro incasso diminuisce”.
Ne è consapevole Raffaele Nevi, deputato di Forza Italia: “Sulle accise siamo molto prudenti: un aumento potrebbe portare all’incremento dei prezzi dei generi di prima necessità e dei beni di consumo. Questo non deve accadere, noi vogliamo esattamente l’opposto”. E l’argomento rischia di diventare un altro motivo di scontro interno alla maggioranza, dopo gli extraprofitti che dividono Lega e Azzurri.
Specie dopo le parole del ministro dell’Ambiente in quota Fratelli d’Italia Fratin, secondo il quale va fatto un allineamento delle accise di benzina e diesel. “Fa parte del lungo elenco di sussidi ambientalmente dannosi e deve essere pareggiato, sennò siamo in infrazione europea”.
“I benzinai sono le sentinelle dell’innalzamento dei prezzi”, denuncia il presidente di Faib Confesercenti ai nostri microfoni. “Per contenere l’aumento dei carburanti da anni chiediamo di introdurre l’accisa mobile che prevede di ridurre l’Iva in eccesso rispetto all’aumento del prezzo. In poche parole: l’accisa è fissa ma l’Iva aumenta in maniera direttamente proporzionale all’aumento del prezzo”.
Intanto, uno studio del Centro di formazione e ricerca sui consumi (Crc) dimostra che la tassazione italiana sul gasolio è la più altra in Europa. Il diesel costa 10 centesimi al litro in più rispetto alla media europea. Il settore dei trasporti concentra il 34,4% dei consumi di energia dell’intero settore: il 91% del totale. E le famiglie l’anno scorso hanno speso in carburanti 47,5 miliardi di euro, con un incremento del 9,3% nel triennio 2021-2023. Di questi, il 52,6% per gasolio, il 41,4% per benzina, il 4,2% per il gpl, l’1,2% per gas naturale e il restante 0,6% per elettricità. Un aumento del 9,3% tra il 2021-2023.
Carburanti, lo studio del Crc: quanto hanno speso le famiglie italiane nel 2023
Ogni famiglia ha speso in media 1.843 euro di carburanti per mille litri all’anno. Secondo il Crc, sul prezzo di benzina e gasolio pesa ancora la tassazione. Nel 2023 accise e Iva hanno influito per il 57% sulla benzina e per il 52,5% per il gasolio. L’Italia è uno dei Paesi in Europa con le tasse più alte, per 38,1 miliardi di euro in più nelle casse dello Stato.
Nel 2023 la componente fiscale della benzina è stata di 1,065 euro al litro (sopra la media europea di 0,911 euro al litro). Peggio del nostro Paese hanno fatto solo Finlandia (1,096 euro al litro) e la Grecia (1,083 euro al litro). Per quando riguarda il gasolio invece, la componente fiscale è 0,939 euro al litro in Italia. Subito dopo ci sono la Francia (0,909 euro al litro) e la Finlandia (0,883 euro al litro). La media europea è di 0,774 euro.
“Il prezzo dei carburanti ha una composizione dettata in primis dalle accise e dall’Iva, che pesano sul prezzo alla pompa per quasi 1 euro”, spiega Sperduto. “In questo momento nel mio impianto, il prezzo self del gasolio è 1,639. Di questi, 1 euro sono le accise, poi ci sono l’Iva e il costo industriale che pesa per il 30% del prezzo alla pompa. La restante parte va al gestore: mediamente dai 4 ai 5 centesimi lordi al litro”.