Vuoi vivere a lungo? Mangia poco (ma quello che conta davvero è la nonna)

Vuoi vivere a lungo? Mangiare poco (e mantenere il proprio peso forma) è un must. Ma quello che conta davvero è il patrimonio genetico.

La ricerca sulla longevità ha sempre suscitato grande fascino, in particolare per il ruolo cruciale dell’alimentazione. È diffusa la convinzione che mangiare meno possa prolungare la vita, e recentemente uno studio su Nature ha offerto una spiegazione convincente del fenomeno. Sorprendentemente, emerge che il segreto della longevità non si trova tanto nella perdita di peso o nei cambiamenti metabolici, quanto nel nostro Dna.

Quanto conta il peso per vivere a lungo? I risultati di uno studio parlano chiaro
La dieta è importante per vivere a lungo. Ma fattori genetici lo sono ancor di più – notizie.com

Un’indagine condotta da Calico (azienda indipendente di ricerca e sviluppo nel campo delle biotecnologie fondata nel 2013 da Google Inc. e Arthur D. Levinson con l’obiettivo di combattere l’invecchiamento e le patologie correlate) e dal Jackson Laboratory negli USA ha messo in luce come quasi 1.000 topi, sottoposti a varie diete e monitorati per tutta la loro esistenza, abbiano mostrato che il fattore chiave nella resistenza allo stress da restrizione calorica è il patrimonio genetico individuale. Questa componente genetica determina la capacità dell’organismo di adattarsi alla scarsità alimentare, influenzando direttamente la longevità.

La diversità delle diete e i risultati sorprendenti (e contraddittori in merito al peso corporeo)

Guidati dagli scienziati Andrea Di Francesco di Calico e Gary Churchill del Laboratorio Jackson, i ricercatori hanno studiato 960 topi geneticamente diversificati per rappresentare al meglio l’eterogeneità genetica umana. Alcuni avevano accesso illimitato al cibo mentre altri seguivano regimi ipocalorici o digiunavano periodicamente. Nonostante una riduzione calorica del 40% abbia migliorato significativamente la durata media della vita dei topi, anche regimi meno rigidi e il digiuno intermittente hanno dato risultati positivi.

I risultati hanno contraddetto le aspettative iniziali: i topi che hanno perso più peso avevano un’aspettativa di vita inferiore. Questa contraddizione è stata spiegata con la resilienza codificata nei geni: i topi geneticamente predisposti a gestire meglio lo stress alimentare mantenevano stabile il proprio peso corporeo ed erano generalmente più sani anche quando le risorse alimentari erano limitate.

Questa ricerca mette in discussione le teorie tradizionalmente accettate sulle ragioni dietetiche della longevità. Fattori come il peso corporeo o i livelli di glucosio non sembrerebbero essere decisivi nel legame tra restrizione calorica e aumento della durata della vita. Ciò indica che gli studi sulla longevità umana potrebbero aver trascurato elementi cruciali legai all’invecchiamento quali lo stato del sistema immunitario.

Churchill conclude con una nota scherzosa ma significativa: “Se vuoi vivere a lungo… quello che conta davvero è avere una nonna molto anziana”, evidenziando così l’importanza insospettata del nostro Dna nella ricerca della longevità.

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