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Stop ai test di Medicina, Skuola.net in esclusiva: “Non è la fine del numero chiuso, la selezione è solo rinviata”

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Giovanna Sorrentino

Gli studenti saranno nelle mani della discrezionalità dei docenti esaminatori. Lo stop ai test di Medicina, una grossa fregatura“.

Monta la polemica dopo la legge delega che prevede di eliminare i test di ingresso alla Facoltà di Medicina e una graduatoria dopo il primo semestre, sulla base dell’esito degli esami. Il testo è stato approvato dalla Commissione Istruzione del Senato, ora dovrà passare in Aula e poi alla Camera.

Stop ai test di ingresso a Medicina (Canva) – notizie.com

La legge delega è stata presentata in Senato dal presidente della Commissione istruzione Roberto Marti e dal presidente della Commissione sanità Francesco Zaffini. Prevede la cancellazione dei test di ingresso per il primo anno. Ma il numero chiuso, nei fatti, rimane: dopo il primo semestre, gli studenti verranno respinti o meno sulla base dell’esito degli esami sostenuti e dalla posizione nella graduatoria di merito nazionale.

I ragazzi che non supereranno la selezione per il secondo semestre, potranno utilizzare i crediti formativi raggiunti nel primo per iscriversi ad altri corsi di laurea senza perdere l’anno accademico.

L’intenzione del governo è fare in modo che il nuovo sistema diventi operativo già nell’anno accademico 2025-2026 e sta lavorando sui decreti legislativi parallelamente ai lavori parlamentari. I posti disponibili arriveranno a 25mila mentre oggi sono circa 20mila. La novità riguarda anche i corsi di laurea in Odontoiatria e Veterinaria.

Molti la leggono come la fine del numero chiuso, ma non lo è”. Parole di Daniele Grassucci di Skuola.net, contattato da Notizie.com. “La selezione non viene effettuata con un test di ingresso in uno o due tentativi, ma ci sarà. E anche in questo caso, chi avrà più risorse, di preparazione personale ed economiche, ne trarrà più vantaggio”. 

Stop ai test di Medicina: dove finirà la democrazia?

In poche parole, chi ha investito economicamente sulla propria preparazione, avendone facoltà, è più avvantaggiato di chi invece ha studiato da solo. “La vera rivoluzione sarebbe togliere il numero chiuso non solo al primo anno. Con questa proposta, la selezione è solo spostata in avanti”. 

Senza contare poi, l’enorme numero di iscrizioni che potrebbero arrivare alla Facoltà di Medicina già a partire dal prossimo settembre: “Il numero dei partecipanti ai test è almeno 4 o 5 volte superiore rispetto ai posti disponibili. Immaginiamo allora, quanto saranno sovraffollate le Facoltà nel primo semestre del primo anno: sarà estremamente difficile stare a lezione ed essere seguiti dai professori”.

Come avverrà la selezione dopo il primo semestre? Se verrà effettuata dai professori, secondo Grassucci, “usciremo da un sistema che diciamo non essere equo e ci metteremo nelle mani della discrezionalità dei docenti esaminatori. Come passare dalla padella alla brace: rischia di essere una grossa fregatura”. 

Dal fronte dei no arriva anche la voce dei medici attraverso Filippo Anelli, presidente della Federazione degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo): “L’abolizione del test di accesso a Medicina non toglierà il numero programmato”, anche se esso sarà calibrato su cifre più elevate rispetto ai fabbisogni. “I numeri che in questo momento circolano, non sono coerenti con quello dei medici che andrà in pensione”.

“Forse dovremmo fare tutti una maggiore riflessione per evitare domani la pletora medica. E dovremmo tutti quanti provare a riflettere sul valore che dieci anni di formazione hanno per un giovane medico. Tra dieci anni andranno in pensione meno di 7mila medici e oggi noi consentiamo un accesso a medicina a oltre 20.000 ragazzi: una parte di questi probabilmente non avrà occupazione”.

I giovani medici: “Si insegnerà attraverso il metaverso?”

Nel dibattito si inseriscono anche i giovani medici delle sigle ANAAO Giovani, ALS e GMI: “Slogan che confondono. Esame solo rinviato di sei mesi. La priorità è evitare la pletora medica”. I tre sindacati chiedono di puntare all’ottimizzazione dei test, caratterizzati spesso da “domande sbagliate da parte dei funzionari ministeriali”.

Posto che si voglia seguire il modello francese, oggetto di ripensamenti nella stessa Francia, ovvero che si accettino 70mila studenti al primo anno per rinviare la selezione al secondo, occorre dare risposta a due interrogativi elementari. Come faranno le università, che hanno problemi di organico non molto differenti da quelli del Sistema sanitario nazionale, visto che già oggi lamentano una carenza di docenti e infrastrutture, a soddisfare le esigenze formative di un corso di studi fondamentalmente pratico? Si insegnerà attraverso il metaverso? O sorgeranno ologrammi di docenti che si agiteranno in cinema e palazzetti dello sport reclutati alla occorrenza? E inoltre, che fine faranno gli studenti (80% in Francia) che non superano lo sbarramento al secondo anno? Perderanno un anno? O saranno dirottati, loro malgrado, su un binario di seconda scelta?”.

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Giovanna Sorrentino