Domani è atteso un Cdm, convocato dalla Premier Giorgia Meloni, per definire il caso migranti Albania: ecco la lista dei Paesi sicuri.
L’idea è di fornire un nuovo strumento per cercare di evitare poi precedenti come quello di Gajder, dove erano stati trasferiti un gruppo di immigrati costretti a fare ritorno in Italia.
Già ieri era stato annunciato il Consiglio dei Ministri voluto dalla Presidente del Consiglio, oggi escono ulteriori informazioni su quelle che potrebbero essere le novità approfondite e lanciate per risolvere la situazione. Per affrontare il blocco della magistratura, che ha obbligato il rimpatrio dei migranti trasportati in Albania, la Meloni ha chiesto un decreto legge che preventivamente rediga la lista dei Paesi sicuri. Una lista che andrà aggiornata ogni sei mesi in base alle evoluzioni politiche dei luoghi.
Ma come si fa a giudicare un Paese come sicuro? Si intende quelli dove vengono rispettati la democrazia e i diritti umani. Proprio nel caso legato all’Albania, la sezione immigrazione del Tribunale di Roma aveva considerato Bangladesh ed Egitto non sicuri sotto questo punto di vista e vietato quello che sarebbe stato poi successivamente l’atto del rimpatrio.
Ricordiamo che il 7 maggio del 2024, sulla Gazzetta Ufficiale, era stato pubblicato dal Governo italiano l’ultimo elenco dei Paesi sicuri. Tra questi trovavamo: Albania, Algeria, Bangladesh, Bosnia-Erzegovina, Camerun, Capo Verde, Colombia, Costa d’Avorio, Egitto, Gambia, Georgia, Ghana, Kosovo, Macedonia del nord, Marocco, Montenegro, Nigeria, Perù, Senegal, Serbia, Sri Lanka e Tunisia.
Il decreto legge richiesto da Giorgia Meloni: come funzionerà?
Ma come funzionerà questo, eventuale, decreto legge ad hoc che, con ogni probabilità, verrà proposto domani nel Consiglio dei Ministri su richiesta della Premier Giorgia Meloni? Al momento è tutto nelle mani del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, che dovrà scrivere, con pochissimo tempo a disposizione, il decreto stesso con la lista dei Paesi sicuri da aggiornare ogni sei mesi.
Da un lato c’è il timore che queste scelte ristrettive portino a bloccare totalmente i rimpatri, dall’altro l’obbligo a confrontarsi con la sentenza della Corte di Giustizia UE del 4 ottobre scorso. Tra i punti da osservare di quest’ultima c’è il fatto che non si poteva considerare “Paese sicuro” uno Stato dove viene considerata solo una parte del territorio come sicura appunto.
Intanto vanno ricordare le parole di Carlo Nordio, Ministro della Giustizia, che aveva sottolineato come non toccasse alla magistratura decidere se uno Stato è sicuro o meno, perché argomento di alta politica. Parole che diventano fondanti