Il Referendum in Moldavia ha portato avanti il dualismo sul tornare a puntare all’Ue o volgere lo sguardo alla Russia.
La popolazione è stata chiamata ad esprimersi su un voto che per la prima volta nella storia della Moldavia (o Moldova, in lingua originale) ha avuto grande risonanza internazionale.
Il sì al Referendum è ormai da considerarsi certo, visto che è in testa con il 50.3% e oltre 740mila voti a favore a 19 sezioni dalla chiusura. Il sorpasso ora è di fatto impossibile, come riportano i dati forniti da alegeri.md.
E dire che la vittoria del sì è stata un po’ una sorpresa. Fino al 95% dello scrutinio era il “no” a essere in vantaggio col 52%: un sorpasso che ha riequilibrato le cose e ha visto alla fine il “sì” ottenere il successo matematico. Non è da escludere che la Russia faccia sentire le sue idee nelle prossime ore.
A un passo dalla conferma c’è anche la presidente filoeuropea Maia Sandu che è arrivata in testa al primo turno delle Presidenziali, riuscendo a raggiungere il 42% dei consensi e pronta per il secondo turno che si svolgerà il prossimo 3 novembre. E dove, con ogni probabilità, dovrà scontrarsi con Alexandr Stoianoglo, tradizionalista filorusso, agli estremi opposti delle ideologie politiche di Sandu.
Quest’ultima ha parlato di “azione nel processo elettorale di gruppi criminali, che agiscono di concerto con forze straniere ostili agli interessi della Moldavia”.
Parole che pesano come un macigno. Il Paese, secondo la presidente, ha subito un “attacco senza precedenti alla libertà e alla democrazia“. Ha specificato che la Moldavia ha dovuto affrontare un attacco sia in questi giorni che in passato nella ricerca del paese verso la democrazia.
A farsi sentire in merito è Peter Stano, portavoce Ue per la politica estera, che sulla chiamata al voto dei cittadini moldavi ha specificato: “Il Paese è stato oggetto di interferenze malevoli senza precedenti e di manipolazione delle informazioni, non nelle ultime settimane o giorni”.
La Russia, però, non è stata a guardare e dal Cremlino è arrivata la denuncia di “anomalie” nel conteggio dei voti. Dmitri Peskov, portavoce della presidenza russa, ha chiesto delle “prove“ sulle “gravi accuse” che sono state rivolte proprio dalla presidente Maia Sandu. Una smentita alle parole della presidente moldava che vede nella Russia il nemico da cui allontanarsi il prima possibile.