Ormai da alcuni anni le natalità sono in calo in Italia ed il crollo degli ultimi anni certificato dall’Istat ha imposto alcune riflessioni.
Sulle nascite e sulla fecondità non si arresta la discesa nel nostro Paese secondo i dati diffusi in queste ore dell’Istituto Nazionale di Statistica.
Nel 2023 le nascite sono state 379.890 con un calo del 3.4% rispetto all’anno precedente, con un crollo che sta andando avanti anche nel 2024. Da gennaio a luglio di quest’anno ci sono state circa 4600 nascite in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Il numero medio di figli per donna è sceso a 1.20, mentre è di 1.14 per quelle con cittadinanza italiana.
L’età media, invece, delle madri alla nascita del primo figlio rimane stabile al 31.7%. Il Trentino Alto Adige resta la regione con il numero più alto di natalità nonostante sia anche la regione che ha la variazione negativa maggiore rispetto all’anno scorso in fatto di nascite. Tra le informazioni più rilevanti c’è anche il netto calo della nascita da genitori stranieri, che negli ultimi anni erano stati il traino per le natalità in Italia. I nati nel 2023 da genitori in cui almeno uno dei due è straniero sono il 21.3% del totale e sono passati da 82.216 del 2022 a 80.942 del 2023.
“La fecondità osservata negli anni di calendario – si legge in una nota dell’Istat – risente degli effetti connessi a fenomeni di posticipazione o recupero delle scelte riproduttive, legati al contesto sociale ed economico del particolare momento storico. Da qui, possono emergere andamenti oscillanti dell’indicatore di fecondità di periodo che, in quanto misura trasversale, sintetizza il comportamento riproduttivo di generazioni diverse“.
Il crollo delle natalità in Italia è una criticità sotto tanti punti di vista con il Governo che ha dichiarato di voler mettere il massimo impegno per cercare di invertire quello che sembra un incontrovertibile trend negativo.
Paola Mancini, senatrice di Fratelli d’Italia, ha specificato come calo delle nascite e invecchiamento della popolazione sono di fatto uno dei problemi maggiormente rilevanti a livello economico, assistenziale e pensionistico.
“I dati, puntualmente diffusi dall’Istat, risuonano come un insistente campanello d’allarme che avverte ormai da troppo tempo, occorreranno diversi anni per andare a invertire definitivamente quello che è il trend negativo”, così aggiunge Paola Mancini che ha sottolineato come da un lato ci sia necessità di sostenere chi entra nella terza e quarta età ma anche le giovani coppie per essere pronte verso una vita futura.
E da qui si aprono altri argomenti spinosi come il fatto che le donne-madri vengono ancora penalizzate sul lavoro con continui svantaggi e discriminazioni. Ha confermato inoltre l’impegno concreto e sempre presente del governo della premier Meloni in merito alla questione e con la volontà di prendere dei provvedimenti per guardare al futuro con maggiore ottimismo.