Crollo nascite: “I dati in Italia sono allarmanti, è preoccupante ma non dobbiamo esagerare perché questo fenomeno rimarrà per molti anni“.
Nel 2023 si è vissuto un calo del 3,4% rispetto al 2022 e le cose non stanno andando meglio quest’anno. Il numero di figli per famiglie è sceso a 1,20, ridotto al minimo termine. Ma c’è una soluzione?
“I dati sono abbastanza allarmanti, ma in Italia questa cosa va avanti dal 1975 circa. Non ce ne siamo accorti perché all’epoca c’erano molte giovani donne, in età riproduttiva. È preoccupante, ma non si deve esagerare e questo fenomeno è destinato a rimanere per molti molti anni, in futuro le donne in età riproduttiva saranno sempre meno. Anche se la fecondità riprendesse il numero di nati rimarrà basso ancora per molto”, così spiega il Gustavo De Santis, professore di Demografia all’Università di Firenze Dipartimento Statistica, a Notizie.com.
E a preoccupare anche il calo delle nascite nelle famiglie straniere: era l’unica statistica a tenere a galla la media nazionale. “Si è pensato per un po’ che gli stranieri in Italia fossero la soluzione al problema della bassa natalità, ma così non è per vari motivi. La loro fecondità non è così alta, anche se un po’ più di quella delle italiane. Noi demografi vorremmo che ogni donna facesse due figli per permettere alle generazioni di sostenersi l’uno dopo l’altro. In Italia la media è su 1.2, per gli stranieri di più ma non di tanto a 1.8. Va poi detto che non sono tantissime le straniere perché quelle in età riproduttiva in Italia sono il 10% e il restante 90% lo facciamo noi”.
Sicuramente le basse natalità sono dovute sia a motivi economici, i giovani fanno fatica anche solo a immaginare di fare figli, sia per contesto culturale, oggi si pensa più alla realizzazione professionale che alla famiglia. Il Professor De Santis conferma, ma aggiunge anche qualcosa: “Sicuramente è vero quello che dice, ma ci sono anche altri motivi. È cambiato il ruolo della donna che, prima stava in casa con i figli e ora, giustamente, trovando un nuovo ruolo è finita con i suoi obiettivi a sacrificare quello della madre”.
“Tutto è legato all’individualismo oggi, ognuno pensa a ciò che è meglio per sé e c’è l’idea di mettere al primo posto sempre la libertà. Questo porta a cambiare l’Università, una città, perfino più volte il partner. In questa estrema flessibilità i figli sono un “problema”, con loro non puoi cambiare. La decisione è impegnativa, si rimanda con l’idea del poi farò e poi non succede mai. Quando arriva il momento magari è tardi e non si rimane incinta. I fattori sono tanti e tutti concordiamo, quindi nessuno sa veramente perché calano le nascite“, aggiunge il professore.
E ci sono rimedi per il futuro? Così commenta De Santis: “Fino a poco tempo fa avrei risposto di creare una società come quella dell’Europa del nord. Lì erano riusciti a conciliare la modernità, il ruolo della donna nella moderna, con nascite congrue. Si poteva pensare di fare meglio con gli asili, orari flessibili e lavoro part time. Anche da loro, purtroppo, sebbene ci siano ancora questi servizi, la natalità è scesa a 1.6. Questi servizi costano tantissimo e un paese indebitato come il nostro non riesce a farlo, perché dovrebbe tagliare altre spese che non sono facili da eliminare”.
Guardando al futuro il professore è chiaro: “Non è nero come può sembrare. Il rimedio facile è quello di aprire più le porte all’immigrazione, non per fare tanti figli ma per sostituire i bambini che non sono nati qui. La Francia ha circa 700mila anni nati l’anno, noi 400mila e i 300mila che mancano potremo prenderli dagli immigrati e dunque avere nascite non a zero anni, ma magari a venti o a quanto arrivano. Però questo sembra che non lo vogliano fare, ma dobbiamo esserne coscienti. Ci vorrà flessibilità con una società del futuro più vecchia, ma anche migliore con i 70enni di oggi che stanno meglio delle generazioni precedenti e dobbiamo lavorare più a lungo. Se ragioniamo coi parametri del passato è una disgrazia, se ci adattiamo al nuovo possiamo reggere botta”.