Dossieraggio, scoppia la polemica: “Sicurezza totalmente inadeguata”. La mossa del Garante: pronta una task force

Il caso della banda di hacker scoperta a Milano sta tenendo banco nel nostro Paese: sul caso è intervenuto anche il Garante della Privacy.

Una task force interdipartimentale per contrastare il fenomeno dei dati rubati, dello spionaggio e del dossieraggio. È una delle prime contromosse elaborate dalle autorità, in particolare dal Garante della Privacy, nel campo della cybersicurezza.

Il Garante della Privacy Pasquale Stanzione
Dossieraggio, scoppia la polemica: “Sicurezza totalmente inadeguata”. La mossa del Garante: pronta una task force (ANSA FOTO/CANVA FOTO)

L’emergenza è deflagrata definitivamente sabato scorso, quando la Procura della Repubblica di Milano ha fatto scattare un’operazione contro una banda dedita allo spionaggio e al dossieraggio. Uno scandalo che ha coinvolto non solo il gruppo composto da appartenenti, ex appartenenti alle forze dell’ordine e presunti hacker. Ma anche diversi manager di numerose realtà imprenditoriali.

L’ennesima vicenda con al centro dati rubati (e, almeno nel caso di Milano, rivenduti a caro prezzo) di privati cittadini, politici, sportivi, rappresentanti del mondo dello spettacolo. Più Procure sono al lavoro in Italia per contrastare accessi illegittimi alle banche dati, mentre il Garante della Privacy si sta concentrando su due casi in particolare. Ovvero l’inchiesta hacker di Milano ed i conti spiati da un funzionario di banca a Bari.

Abbiamo creato una task force interdipartimentale – ha detto il presidente dell’Autorità Pasquale Stanzione – che coinvolge i settori di competenza per individuare prontamente le attività da intraprendere e le maggiori garanzie a protezione delle banche dati. Definendo, tra l’altro, misure di sicurezza, tecniche e organizzative, adeguate riguardo agli accessi da parte del personale autorizzato, ma anche al complesso delle operazioni svolte dagli incaricati della loro gestione e manutenzione. Oltre a proseguire le attività ispettive nei confronti di società già individuate”.

Una situazione allarmante in Italia perfettamente riassunta in queste ore da un murales apparso nella notte a Roma a piazza San Bernardo. A pochi passi dall’Agenzia per la Cybersicurezza. L’opera della street artist Laika si intitola Le vite degli altri e raffigura un hacker che spia attraverso il computer l’intero Paese. “La democrazia del nostro Paese è già da troppo tempo in pericolo. – ha dichiarato l’artista – Questa inchiesta è l’ennesimo strafalcione di un governo che si fregia di inutili patriottismi ma che poi non riesce nemmeno a prendersi cura della sicurezza e della privacy dei propri cittadini”.

Dell’emergenza ne abbiamo parlato ieri anche con l’esperto di cybersicurezza Alessandro Orlowski. Secondo quest’ultimo, sul web sarebbero esposti i dati di 28 milioni di italiani e numerosi avvertimenti inviati alle autorità in merito sarebbero stati ignorati. “La situazione non è grave, è gravissima. – ha affermato Orlowski È la più grave a livello internazionale, altri Paesi non sono così esposti. Abbiamo avvertito tutti, nessuno ha fatto nulla. Ci sono i dati di 28 milioni italiani esposti sul web. La situazione è la più grave a livello internazionale”.

Sul caso è intervenuto anche l’avvocato Gioacchino Genchi, ex superpoliziotto, anch’egli esperto di cybersicurezza. Negli ultimi tempi il legale ha seguito il caso di Carmelo Miano, l’hacker siciliano arrestato per aver “bucato” le banche dati di Ministero della Giustizia, guardia di finanza, Tim e Telespazio.

Il minimo comune denominatore di questa e di altre inchieste recenti – ha detto Genchi – risiede nella carenza dei controlli. Ovvero nell’abbassamento della soglia dei sistemi di allarme. In un investimento di automazione informatica, l’importo per l’investimento sulla sicurezza deve essere equivalente se non superiore al costo di realizzazione, gestione e mantenimento del sistema stesso. Tutto quello che è successo riguarda il non aver adottato procedure di sicurezza adeguate”.

Inchiesta hacker, si è autosospeso Enrico Pazzali

Sul fronte delle indagini lombarde, intanto, il presidente di Fondazione Fiera Milano Enrico Pazzali, indagato nell’ambito dell’inchiesta sulla banda di hacker, si è autosospeso dalle proprie funzioni. La decisione è stata presa per “poter più efficacemente e rapidamente chiarire la propria estraneità ai fatti contestatigli”, hanno fatto sapere i legali Federico Cecconi e Fabio Giarda. Pm e carabinieri stanno approfondendo le posizioni dell’ex ispettore di polizia Carmine Gallo e del presunto hacker Nunzio Samuele Calamucci.

 

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Stando a quanto emerso dalle indagini, la sola banca dati del Viminale sarebbe stata violata oltre 52mila volte. Tra gli spiati anche il capo dello Stato Sergio Mattarella ed il presidente del Senato Ignazio La Russa. Gli inquirenti, dopo aver sequestrato l’archivio di Gallo ed un server in Lituania, sono ora sulle tracce della presunta costola inglese della banda. Il sospetto, emerso dagli atti dell’inchiesta, è che era una professoressa universitaria a guidare la centrale dei prelievi illeciti di informazioni dalle banche dati italiane.

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