I cambiamenti climatici sono saliti nuovamente alla ribalta delle cronache dopo l’eccezionale ondata di maltempo che ha colpito la Spagna.
“È dura la realtà che ci troviamo di fronte. Stiamo facendo i conti con anni di negazionismo e di mancate scelte verso la transizione”, ha detto Simona Abbate, della campagna Clima ed Energia di Greenpeace Italia, in esclusiva per Notizie.com.
La realtà è durissima. La Spagna è stata colpita da un’ondata di maltempo da cui sono scaturiti violentissimi temporali. Nel sud-est del Paese, ed in particolare nella regione di Valencia, la situazione è apocalittica. Al momento il bilancio è di 158 morti, ma la conta è destinata ad aggravarsi: sono ancora decine i dispersi tra fango e macerie.
“Associazioni ambientaliste e scienza tutta – ha continuato Abbate – hanno per anni attirato l’attenzione sul cambiamento climatico e sulle conseguenze disastrose che avrebbe avuto sulle persone, sulla natura e sull’ambiente. Abbiamo continuato ad investire nei combustibili fossili, e quello che è avvenuto in Spagna, a Valencia, ma anche in Emilia Romagna qualche settimana fa, sono la palese dimostrazione che i cambiamenti climatici sono reali”.
Nelle stesse ore in cui i nubifragi flagellavano la Spagna, una delle riviste scientifiche più prestigiose al mondo, The Lancet, ha diffuso un rapporto incentrato su “salute e cambiamenti climatici: affrontare minacce record dovute ad azioni ritardate”. Lo studio ha specificato che il mondo “è pericolosamente vicino a violare il suo obiettivo di limitare il riscaldamento medio pluriennale globale a 1,5 gradi”. E che gli “estremi climatici risultanti stanno mietendo sempre più vittime e mezzi di sostentamento in tutto il mondo”.
“La ricerca prende in considerazione l’impatto del caldo, – ha affermato la rappresentante di Greenpeace – è uno studio ancora parziale rispetto all’influenza dei cambiamenti climatici, e nonostante questo fornisce dei dati allarmanti. Nel solo 2023, in tutto il mondo, le persone sono state esposte ad un massimo storico di 1512 ore di temperature elevate. Parliamo di un incremento del 167% delle morti per gli over 65 rispetto agli anni ’90”.
Le tempeste in Spagna sarebbero state causate dalla depressione denominata Dana. La cosiddetta goccia fredda sarebbe stata potenziata dal mar Mediterraneo troppo caldo, conseguenza proprio del cambiamento climatico. In poche ore sull’area di Valencia è caduta la pioggia di un anno. Migliaia di persone si trovano a fare i conti adesso con un mare di fango.
“Se siamo in tempo per tornare indietro? Dobbiamo essere in tempo. – ha spiegato Abbate – Rispettare gli accordi di Parigi, che limitano l’innalzamento della temperatura a 1.5 gradi è ancora possibile. Serve, però, intervenire adesso. Raccontarsi la favola della sicurezza energetica che si basa sul gas fossile è una presa in giro. Così come puntare su soluzioni come il nucleare, che non sono immediate. Rinviare il phase-out dei combustibili fossili rischia di alimentare la crisi climatica. A noi serve smettere di utilizzarli oggi. Sforare l’1.5 non significa estinzione di massa, ma cominciamo a subire dei danni per i quali non conosciamo le conseguenze”.
L’accordo di Parigi, raggiunto il 12 dicembre 2015, è un trattato internazionale stipulato tra gli Stati membri della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. È incentrato sulla riduzione di emissione di gas serra a partire dal 2020.
“La scienza ha dei limiti. – ha detto Simona Abbate – Non riusciamo a prevedere a +3, +5 o +7 gradi cosa accadrà. Abbiamo scenari ed ipotesi che ci permettono di dire che oltre 1.5 gradi non possiamo andare se vogliamo un pianeta che sia vivibile per le future generazioni e lasciare loro le stesse opportunità che abbiamo avuto noi. Il che significa vivere senza l’ansia costante di un evento climatico estremo, dell’innalzamento dei mari, delle epidemie. Veniamo dal Covid, ed i cambiamenti climatici porteranno nuove epidemie se non stiamo attenti a forzare gli ecosistemi e gli equilibri in gioco”.
Il cambiamento climatico, inoltre, rappresenta una grande ingiustizia. Chi ha inquinato sino adesso ha anche gli strumenti per difendersi, è in vantaggio. Chi subisce la crisi climatica è principalmente la fascia debole della popolazione, i Paesi del sud del mondo. “Basti pensare all’Europa. – ha concluso Abbate – Chi sta subendo il cambiamento climatico sono i Paesi del sud Europa, storicamente meno ricchi: Italia, Spagna e Grecia”.