In queste ore è in corso la polemica tra la famiglia di Aurora, la 13enne morta a Piacenza, ed i Servizi sociali del Comune. Sotto accusa tempistiche e mancate segnalazioni.
“La prima cosa era andare dalle forze dell’ordine e denunciare i comportamenti del ragazzo che erano molto preoccupanti, per quanto lui fosse giovane. Probabilmente è stata presa sottogamba l’età”.
Aurora Tila poteva essere salvata? È il dubbio angosciante che da giorni tormenta familiari e amici della 13enne morta a seguito di una caduta da 8 metri da un terrazzino del palazzo dove abitava, in via IV novembre a Piacenza. Ne abbiamo parlato con Flavia Munafò, direttrice dello sportello di ascolto e prevenzione Socio Donna a Roma e presidente di Sia (Sociologi italiani associati).
“I servizi sociali vanno sicuramene allertati nel momento in cui ci si trova in una situazione di pericolo. – ha spiegato Munafò – La mamma ha fatto benissimo. Io avrei attivato anche le forze dell’ordine, per un percorso complessivo. Sebbene si parlasse di un minorenne, sarebbero potute intervenire. I tempi delle forze di polizia sono certamente differenti rispetto a quelli dei servizi sociali che, per quanto siano una parte attiva, soffrono di una burocrazia più farraginosa”.
Ad inchiodare il ragazzo anche alcune testimonianze
Per il decesso di Aurora è indagato il fidanzato, un 15enne accusato di omicidio volontario. Il ragazzo si trova attualmente nell’istituto minorile di Bologna dopo che il gip ha convalidato il fermo che era stato emesso dalla Procura. Sul caso stanno indagando i carabinieri: ad inchiodare il ragazzo alcune testimonianze ed i primi accertamenti medico legali.
“I servizi sociali – ha continuato la sociologa – avrebbero dunque dovuto prendere in carico la richiesta che era stata fatta ed attivare un servizio di monitoraggio. Parliamo di un percorso di rete nella quale lavorano Servizi sociali, Asl di competenza e il Tsmre (Tutela salute mentale riabilitazione in età evolutiva, ndr) dove vengono fatte le valutazioni del ragazzo. A quel punto si può fare un discorso educativo, per capire se c’è bisogno anche di un supporto psicoterapeutico per risolvere il problema”.
Flavia Munafò a Notizie.com: “La prima cosa era andare dalle forze dell’ordine e denunciare”
Dalle ricostruzioni, a seguito di una lite tra i due, il 15enne avrebbe provocato la caduta. Colpendo Aurora sulle mani mentre si trovava aggrappata alla ringhiera. Il giovane ha comunque continuato a proclamarsi innocente. Nelle ultime ore sono emersi inoltre messaggi ed un video, che riprendono il giovane mentre “dedica” una canzone alla fidanzata in piena notte nei pressi del palazzo dov’è avvenuta la tragedia.
“Credo che siano stati contati male i tempi. – ha affermato Flavia Munafò – La prima cosa era andare dalle forze dell’ordine e denunciare i comportamenti del ragazzo che erano preoccupanti, per quanto lui fosse giovane. Da ciò che sta emergendo aveva tutti i parametri per essere definito un narcisista. La isolava, la screditava, la minacciava. Un narcisista di età giovane non è diverso da uno adulto. Bisognerebbe dare tanta attenzione agli adolescenti, ce ne sono tanti che sviluppano questi atteggiamenti”.
La legale della famiglia: “Non sto puntando il dito, chiedo cosa hanno fatto”
Comportamenti morbosi, ossessivi e minacciosi che avrebbero spinto i familiari a segnalare tutto ai Servizi sociali del Comune di Piacenza. Servizi che erano di fatto anche affidatari di Aurora e della sorella a partire dal 2017. Ne è scaturito un botta e risposta tra la famiglia della 13enne e gli stessi Servizi sociali. “Non sto puntando il dito. Chiedo che cosa hanno fatto di fronte alla segnalazione di una mamma di una bambina che era loro affidata”. Così l’avvocata Lorenza Dordoni, che assiste la madre di Aurora.
Il Comune di Piacenza aveva già diffuso una nota affermando che la madre di Aurora aveva parlato ai Servizi del ragazzo indagato perché “lo riteneva una compagnia non gradita e riferiva una certa difficoltà a gestirne la presenza in casa, a volte anche notturna“. Tuttavia “non ha segnalato ai Servizi sociali comportamenti violenti” del ragazzo e non ha mai comunicato di aver sporto denuncia alle forze di polizia.