Apocalisse climatica a Valencia, in Spagna: si torna a parlare di cloud seeding, una tecnica sperimentale di inseminazione delle nuvole.
“Non è neanche pensabile che il cloud seeding possa provocare il disastro che è avvenuto in Spagna nell’area di Valencia”, ha detto Sandro Fuzzi del Cnr. Gli ha fatto eco il meteorologo Mattia Gussoni: “Abbiamo temperature più alte in tutte le stagioni, è un effetto del cambiamento climatico. Senza andare a disturbare il cloud seeding”. Concorde anche Daniele Cat Berro, ricercatore della Società Meteorologica Italiana: “In nessun modo ipotetici interventi avrebbero potuto influenzare l’evento”.
Il “caso” sul quale sgomberare il campo è proprio quello del cloud seeding. Nelle ultime ore, infatti, sono state diffusi sul web e sui social media contenuti che collegavano l’ecatombe avvenuta questa settimana in Spagna al cloud seeding. Una tecnologia sperimentale utilizzata recentemente anche dal Marocco. Presunti allarmi in merito al programma marocchino, su quella che tecnicamente è definita inseminazione delle nubi, sarebbero stati lanciati nell’agosto scorso da un sito web meteo spagnolo non ufficiale.
Ma di cosa parliamo quando citiamo il cloud seeding? “Si tratta di interventi che vengono fatti su alcuni tipi di nubi per stimolare la precipitazione. – ha spiegato a Notizie.com Sandro Fuzzi dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima (Isac) del Cnr – Vengono inseminate le nubi con delle piccole particelle, solitamente di ioduro di argento. Ciò fa sì che si moltiplichi nella nube il numero di goccioline che poi, aggregandosi, formano gocce più grosse che danno luogo a precipitazioni”.
Ciò che si sa è che effettivamente le autorità marocchine stanno attuando un programma di cloud seeding denominato Al-Ghaith per contrastare la carenza idrica e la siccità nel Paese. La tecnica si sta sperimentando nei tre centri di Beni Mellal, Azilal ed El Hajeb. L’obiettivo sarebbe quello di sostenere il settore agricolo che dipende molto dalla pioggia.
“La tecnica non è validata scientificamente. – ha continuato Fuzzi – Viene usata senz’altro in alcuni Paesi. Israele ad esempio ne fa uso, ma l’Organizzazione Meteorologica Mondiale non l’ha ancora validata. Il motivo è semplice. Non c’è mai la riprova del fatto che se si insemina una nube questa poi effettivamente dà luogo ad una precipitazione. La riprova non c’è e non potrà mai esserci. Non si potrà mai escludere che avrebbe piovuto ugualmente anche senza il cloud seeding”.
Il ricercatore del Cnr ha spiegato che il cloud seeding è una tecnica ideata negli Usa alla fine degli anni ’40. Ci sono poi stati ampi studi in Russia ed in Israele. Negli anni ’60 è stato realizzato anche uno studio italo-svizzero sulle Alpi. Tutte le ricerche, però, sono terminate senza avere una effettiva prova che la tecnica funzionasse. Il cloud seeding, inoltre, è utilizzato su scala locale: “Quelli che abbiamo visto in Spagna sono fenomeni a larga scala e non è pensabile che un singolo evento locale possa esserne anche solo una concausa”.
“Non esiste alcuna evidenza di cloud seeding negli ultimi mesi intorno alla Spagna. – ha commentato Cat Berro della Società Meteorologica Italiana – Questa è una notizia fuorviante pubblicata incautamente da un sito meteo spagnolo non ufficiale qualche settimana fa. In ogni caso in nessun modo ipotetici interventi avrebbero potuto influenzare l’evento di martedì”.
Anche il meteorologo Mattia Gussoni ha parlato di “notizie totalmente infondate, alla stregua delle scie chimiche. È una sperimentazione in atto in alcuni Paesi arabi soprattutto, dove ci sono pochissime precipitazioni. Si creano degli aggreganti per favorire la formazione di precipitazioni. Ma si tratta di piogge irrisorie e molto localizzate nel tempo e nello spazio”.
E dunque, cos’è accaduto in Spagna? “Per la Spagna l’innesco è stata una goccia fredda (la cosiddetta Dana, ndr) un ciclone vero e proprio che ha scatenato precipitazioni abbondantissime, senza precedenti per l’area. Stiamo parlando di circa 700 millimetri in meno di 24 ore. – ha affermato Gussoni – Se calcoliamo che in quella zona in tutto l’anno cadono mediamente 500 millimetri, vuol dire che tutta la pioggia di un anno si è concentrata in pochissime ore”.
Il meteorologo de IlMeteo.it ha detto che una delle cause da ricercare sta nel fatto che il mar Mediterraneo è ancora molto più caldo del normale. Ciò ha favorito una maggiore umidità nell’aria. Con l’aumento delle temperature aumenta l’evaporazione dei mari che si traduce in umidità. Quindi si crea quell’energia in più che va ad alimentare queste immense celle temporalesche.
“Finché le acque del Mediterraneo non torneranno in media o si avvicineranno alla media, con la possibilità di altri cicloni di passaggio, bisognerà tenere l’attenzione molto alta. – ha concluso il meteorologo – Quell’aria depressionaria è passata, si sta allontanando. Ma ci sono cause innescanti che rimangono invariate. È uno degli effetti del cambiamento climatico in atto. Abbiamo temperature sempre più alte in tutte le stagioni, senza andare a disturbare il cloud seeding”.