Il 59enne Massimiliano Galletti è la prima vittima italiana del conflitto tra Russia e Ucraina: era rimasto ferito dallo scoppio di una granata.
È morto in circostanze ancora del tutto da chiarire Massimiliano Galletti, 59enne soccorritore che svolgeva servizio di assistenza ai combattenti al fronte a Kharkiv. Si tratta del primo italiano morto nel corso della guerra tra Ucraina e Russia.
L’uomo era originario di San Benedetto del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno. Molto conosciuto in città, lascia una moglie e una figlia. Galletti era tutt’altro che un foreign fighter. Il 59enne era un paramedico che si occupava di soccorrere le persone ferite in battaglia. Una circostanza confermata anche dalla moglie, Donatella Scarponi: “Non era un combattente, perché non avrebbe saputo neppure usare un fucile da guerra“.
Dalle prime sommarie ricostruzioni, Galletti sarebbe rimasto ferito circa un mese fa a seguito dello scoppio di un Rpg, ovvero un lancia granate portatile anti carro. Trasportato da Kharkiv a Kiev è stato ricoverato in ospedale, dove sarebbe rimasto in coma fino a pochi giorni fa, quando è deceduto. “Non abbiamo notizie ulteriori su cosa sia successo in questo spazio di tempo. – ha spiegato Carla Tiboni, legale della famiglia – C’è incertezza“.
Massimiliano Galletti era dunque un soccorritore. Aveva una specializzazione come guida per i cani molecolari ed una particolare propensione nell’aiutare il prossimo. Era appassionato di sport, in particolare di alpinismo ed arrampicata. Il 59enne un esperto in ricerca e soccorso con i suoi cani molecolari Byron e Zeno. Era stato anche volontario per aiutare le popolazioni colpite dai terremoti nelle Marche e in Abruzzo. Due anni fa poi, a seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, era partito alla volta della Polonia con la protezione civile italiana. Nelle zone di confine aveva aiutato gli sfollati che scappavano dalla guerra.
Ritornato a San Benedetto del Tronto si era organizzato con un amico sardo, per ritornare autonomamente in Ucraina. Da allora aveva effettuato più viaggi, l’ultimo la scorsa estate, per prestare servizio come paramedico nelle zone attorno alla capitale. In particolare, coadiuvava i vigili del fuoco di Kiev per salvare vite e recuperare persone tra le macerie. Ad inizio ottobre, però si sono perse le tracce del 59enne. Stando a quanto accertato fino a questo punto, Galletti sarebbe rimasto ferito da un’esplosione di un lancia granate a Kharkiv il 3 ottobre. I contatti con la famiglia si sono improvvisamente interrotti.
Non è chiaro dove sia esattamente avvenuto l’incidente, ma l’oblast, ovvero la regione, di Kharkiv è sempre stata al centro del conflitto sin dallo scoppio della guerra. Proprio la notte tra il 2 ed il 3 ottobre, infatti, la Russia ha attaccato la città con una bomba guidata Kab, che ha colpito un edificio residenziale e ferito almeno 12 persone, tra cui un bambino. La struttura è poi stata evacuata ed i soccorritori hanno lavorato a lungo sul luogo dell’attacco.
Sta di fatto che quello stesso giorno Galletti, gravemente ferito dalle schegge dopo l’esplosione, sarebbe stato trasportato a Kiev in ospedale. Qui sarebbe rimasto in coma per 25 giorni lottando tra la vita e la morte. Il soccorritore italiano sarebbe morto il 28 ottobre scorso. Non ricevendo più notizie dal marito, sua moglie Donatella si era recata presso il Commissariato di polizia di San Benedetto del Tronto per denunciarne la scomparsa. “Sono stati 30 giorni di buio totale. – ha detto Scarponi – Sapevo che mio marito era morto ma non dove, come, con chi, dov’era?“.
La notizia del decesso è stata comunicata dall’ambasciata italiana al Comune di San Benedetto del Tronto, di cui Galletti era un dipendente un aspettativa, ieri, nel giorno della Festa di Ognissanti. La famiglia, attraverso il legale e l’ambasciata, ha chiesto alle autorità ucraine di non cremare il corpo e di predisporre il rientro della salma in Italia attraverso una società di pompe funebri che opera a livello internazionali. Si attende in queste ore il via libera da parte del Ministero della Difesa ucraino.
“Sei volato via da eroe per me e per tutte le persone che hai salvato in questi anni. Sei sempre stato il mio punto di riferimento, la persona sulla quale sapevo di poter sempre contare“, ha dichiarato sui social la figlia Aurora. “Un lavoratore coscienzioso e una persona molto sensibile, che non si risparmiava quando c’era da portare soccorso a persone in difficolta’ partecipando a missioni di ricerca e salvataggio con il suo amato cane“, lo ha ricordato invece il sindaco di San Benedetto del Tronto Antonio Spazzafumo.