È stata effettuata l’autopsia sul corpo di Massimiliano Galletti, il 59enne soccorritore morto in Ucraina per l’esplosione di una granata: presto la salma sarà in Italia.
Erano una coppia eccezionale Massimiliano Galletti ed il suo labrador Byron. Un cane molecolare, capace di ritrovare dispersi tra le macerie del terremoto e rintracciare escursionisti che si erano persi in montagna.
Massimiliano non aveva con sé il suo Byron in Ucraina. Aveva dovuto dirgli addio qualche tempo fa. Mentre erano a passeggio, il labrador che aveva sottratto alla morte tante persone, era rimasto folgorato a causa di un cavo scoperto. “È stato un colpo durissimo per lui. Quella volta gli ho detto: ‘Pensa che Byron ha salvato un’ultima vita. Chiunque sarebbe potuto passare di lì, anche un bambino”.
Giorgio Fede ha ricordato così, in esclusiva per Notizie.com, Massimiliano Galletti, il 59enne soccorritore morto a seguito di un’esplosione a Kharkiv, mentre prestava assistenza al fronte del conflitto russo-ucraino. Giorgio Fede, oggi parlamentare in quota Movimento 5 Stelle, era amico e collega di Galletti. Entrambi lavoravano presso il Comune di San Benedetto del Tronto, nelle Marche.
“Era dinamico, uno sportivo, un maratoneta, faceva arrampicata. – ha raccontato Fede – Praticava lo sport in maniera molto meticolosa, nello stesso modo in cui si dedicava alla ricerca e al soccorso con i suoi cani. Ne aveva due: Byron, e poi il segugio americano Zeno. Il labrador era eccezionale, si era distinto anche come cane molecolare. Ha operato nel terremoto avvenuto nelle nostre zone. Ha aiutato a ritrovare diverse persone disperse anche in montagna. Massimiliano era una persona conosciuta e stimata in tutta la comunità, siamo senza parole”.
Con Byron Massimiliano si era attivato nei soccorsi in montagna, nella ricerca di sopravvissuti tra le macerie del terremoto di Umbria e Marche del 2016, nel recupero dei corpi dei piloti morti nello scontro dei Tornado del 2014. “Byron non era solo un cane – aveva spiegato Galletti allora a ‘La Nuova Riviera’ dopo l’incidente in cui aveva perso il labrador – è stato un essere speciale, di cuore immenso, di affetto sconfinato, che ha svolto un ruolo importante per la nostra società. Così vorrei fosse ricordato“.
Massimiliano è il primo italiano morto nel corso della guerra tra Ucraina e Russia. Sull’incidente ci sono ancora diverse questioni da chiarire: dal Ministero della Difesa ucraino sono provenute informazioni frammentarie. I familiari lo hanno sentito per l’ultima volta telefonicamente alla fine di settembre. Di lui non si è saputo più nulla fino al 28 ottobre scorso, quando attraverso un telegramma è arrivata la notizia del decesso. Due giorni prima la famiglia ne aveva denunciato la scomparsa al Commissariato di San Benedetto del Tronto.
“L’autopsia è stata eseguita. – ha confermato a Notizie.com l’avvocata della famiglia, Carla Tiboni – Si tratta di un ulteriore passo in avanti. L’autorità ucraina, ed in particolare il Ministero della Difesa, ha accertato le cause della morte, che vengono confermate. Galletti sarebbe morto per le ferite riportate il 3 ottobre a seguito dell’esplosione dell’arma anticarro usata nel luogo in cui si trovava“.
Questo dovrebbe accelerare il rientro in Italia della salma, ha specificato Tiboni. “Il viaggio, però, sarà lungo. – ha affermato l’avvocata – Potrà avvenire solo via terra, in quanto lo spazio aereo è chiuso per la guerra. Spero che in tre giorni sia possibile risolvere tutto. Sono in contatto con l’ambasciata italiana a Kiev, che sta facendo un lavoro straordinario. Anche loro hanno poche notizie a riguardo, solo quelle che vengono fornite dal Ministero”.
Uno dei punti oscuri in merito alla ricostruzione dell’incidente riguarda il trasporto di Galletti da Kharkiv a Kiev. Le due località, infatti, distano oltre 500 chilometri. “Non sappiamo se in quei giorni c’è stata una degenza o se è stato portato a Kiev già morto. – ha continuato Tiboni – Fino al 28 ottobre non eravamo riusciti a sapere nulla. Senza la denuncia i tempi probabilmente sarebbero stati ancora più lunghi. La segnalazione ha quindi attivato una serie di richieste delle autorità italiane a quelle ucraine“.
“L’ultimo contatto è avvenuto telefonicamente con la famiglia e risale alla fine di settembre, diversi giorni prima che morisse. – ha concluso l’avvocata – Diverse circostanze non sono chiare. I familiari vorrebbero sapere perché in tutti questi giorni non è stato possibile avere notizie. E poi se era morto già il 3 ottobre oppure se era stato curato ed erano stati fatti tentativi di salvarlo ma a causa delle gravi ferite non si è riusciti”.