In molti si chiedono di quanto saliranno gli importi delle pensioni nel 2025 per effetto della rivalutazione basata sull’inflazione: i dettagli.
In queste settimane si è parlato molto di pensioni, anche per via delle modifiche introdotte dalla Legge di Bilancio che ancora deve essere approvata dal Parlamento. Nella Manovra è stato stabilito un piccolo adeguamento per i trattamenti minimi che saliranno di pochi euro.
Anche per quanto riguarda le altre pensioni non bisogna attendersi grandi variazioni, considerato il tasso di inflazione che si è registrato nel 2024, molto più basso rispetto a quello degli anni precedenti. La rivalutazione, dunque, porterà un ritocco non significativo e più basso rispetto a quello visto nel 2022 e nel 2023.
Pensioni 2025, le rivalutazioni degli assegni: di quanto salgono gli importi
Di quanto saliranno le pensioni nel 2025? È una delle domande che in molti si stanno ponendo durante queste settimane. Secondo quanto previsto nel testo della Legge di Bilancio, che ora è al vaglio del Parlamento per l’approvazione finale, il prossimo anno si tornerà al meccanismo a scaglioni che segue il tasso di inflazione.
Questo tasso, secondo le ultime rilevazioni, è sceso sensibilmente arrivando all’1,6% (si era anche parlato di un tasso all’1%), una percentuale molto più bassa rispetto a quella vista negli anni precedenti quando aveva toccato quota 5,4%. Da una parte, questo calo fa felici i consumatori poiché si traduce in un aumento molto più contenuto dei prezzi, mentre dall’altra non fa sorridere i pensionati che si troveranno aumenti degli assegni più bassi, dopo le riduzioni previste a novembre.
Il meccanismo a scaglioni, difatti, prevede aumenti basati proprio sull’inflazione, nel dettaglio: del 100% del tasso per le pensioni fino a 4 volte il minimo Inps (2.394,40 lordi); per le pensioni tra 4 e 5 volte il minimo (tra i 2.394,40 ed i 2.993,05 euro lordi) del 90% del tasso; del 75% del tasso per quelle comprese tra 5 e 6 volte il minimo Inps (2.993,05 – 3.591,66 euro lordi) ed, infine, del 50% per quelle oltre 6 volte il trattamento minimo (3.591,66 euro lordi). Seguendo questo schema e tenendo conto di un’inflazione all’1,6%, le rivalutazioni saranno: dell’1,6% per la prima fascia, dell’1,44% per la seconda, dell’1,2% per la terza ed, infine, dello 0,8% per le pensioni superiori a 6 volte il minimo Inps.
Tradotto in cifre, chi riceve una pensione non superiore a 4 volte il trattamento minimo, potrà ricevere un aumento sino ad un massimo di circa 38,2 euro lordi al mese. Per la seconda fascia, con una rivalutazione all’1,44%, l’aumento non potrà superare i 43,10 euro lordi al mese. Per gli assegni compresi tra 5 e 6 volte il minimo Inps, la rivalutazione sarà dell’1,2%, dunque, fino ad un massimo, anche in questo caso, di 43,10 euro al mese. Infine, per le pensioni superiori a 6 volte l’assegno minimo, si potranno ricevere massimo circa 28,70 euro in più.