Il 2025 si preannuncia un anno pesante per chi possiede o desidera acquistare una casa. La nuova Manovra prevede rincari significativi su diverse tasse legate alla casa, toccando proprietari, acquirenti e locatari. Questa “tripla stangata” arriva in un momento in cui le case italiane devono “mettersi al passo” con l’Europa, con il governo impegnato a rimodulare le rendite catastali e allinearle ai prezzi europei, come da direttive della Commissione UE. Ma cosa significa in concreto per chi possiede, affitta o vende un immobile?
Uno degli aspetti che peserà di più sui proprietari immobiliari è sicuramente la rimodulazione delle rendite catastali. Da anni in Italia i valori catastali, che sono alla base del calcolo di molte imposte sulla casa, risultano decisamente più bassi rispetto alla media europea. Questo, secondo il governo, rende necessario un aggiornamento che tenga conto non solo dell’inflazione ma anche degli interventi di ristrutturazione e efficientamento energetico.
Se quindi avete migliorato la vostra abitazione con interventi legati a bonus edilizi, come il Superbonus 110%, aspettatevi un aumento del valore catastale. Questo aggiornamento si traduce automaticamente in un incremento delle imposte, tra cui la temuta IMU sulle seconde case, calcolata proprio sulla base della rendita catastale. Il Codacons ha subito lanciato l’allarme, definendo la situazione “una giungla fiscale che rischia di diventare insostenibile”.
Chi compra o vende una casa nel 2025 dovrà affrontare una serie di tasse che potrebbero aumentare ulteriormente il peso dell’acquisto. Imposta di registro, Iva, imposta ipotecaria e catastale sono solo alcune delle imposte di cui tenere conto al momento dell’acquisto. Ma non è tutto: uno dei punti più discussi è la tassa sulle plusvalenze, applicata a chi vende un immobile entro cinque anni dall’acquisto e ottiene un guadagno.
Questa tassa, che ora si applica con un’aliquota del 26% sulla plusvalenza, è diventata una delle più pesanti per chi specula o vende a breve termine. La norma colpisce chi vende entro cinque anni dall’acquisto, e l’obiettivo è scoraggiare la compravendita a fini di investimento rapido. Per esempio, se acquistate un appartamento a 200.000 euro e lo rivendete entro cinque anni a 300.000 euro, dovrete pagare il 26% sulla differenza di 100.000 euro. Un impatto importante, che potrebbe portare molti a riconsiderare le tempistiche di vendita.
Anche il mercato degli affitti risentirà di questa tripla stangata. I proprietari che scelgono di affittare possono optare tra cedolare secca e Irpef sul reddito derivato dall’affitto. La cedolare secca prevede un’aliquota fissa del 21% sul canone annuo, una scelta spesso preferita dai locatori per la semplicità di calcolo. Tuttavia, con le nuove normative, anche chi affitta dovrà considerare imposte di registro, bolli e ulteriori spese burocratiche.
Con un’aliquota al 21%, la cedolare secca sembra a prima vista vantaggiosa, ma il rincaro delle rendite catastali potrebbe spingere molti proprietari a ritoccare i canoni d’affitto per compensare l’aumento della tassazione. Questo significa che, indirettamente, anche gli inquilini potrebbero vedere crescere le loro spese.
Per quanto riguarda la famigerata IMU, le nuove rendite catastali non fanno altro che renderla più onerosa, soprattutto per chi possiede più di una casa. L’IMU, infatti, non si applica sulla prima casa, ma pesa enormemente sulle seconde e terze proprietà, oltre che su immobili adibiti ad altri usi. L’importo da pagare è strettamente collegato alla rendita catastale, per cui se questa aumenta, cresce anche la tassa.
Con l’aggiornamento del 2025, si prevede quindi un’ulteriore impennata per chi possiede case aggiuntive, soprattutto se queste hanno beneficiato di interventi di miglioramento che hanno aumentato il loro valore. Anche in questo caso, l’obiettivo è adeguarsi al mercato europeo, ma a pagarne le spese saranno ancora una volta i cittadini.
Infine, tra le tasse legate alla proprietà immobiliare troviamo la tassa sui rifiuti (TARI), che pur non essendo diretta sull’acquisto o sulla vendita di immobili, rappresenta un costo fisso per ogni proprietario o inquilino. La TARI viene calcolata sulla base della superficie dell’immobile e del numero di occupanti, quindi un incremento della rendita catastale potrebbe portare indirettamente a un aumento anche su questo fronte, soprattutto per le abitazioni più grandi o per quelle situate in zone a maggiore densità abitativa.
Alla luce di questi nuovi sviluppi, il 2025 si prospetta come un anno difficile per chi possiede, vende o affitta una casa. La crescente pressione fiscale spinge a una riflessione: come si può gestire al meglio una proprietà immobiliare in un contesto in cui ogni azione – dall’acquisto alla semplice detenzione – è accompagnata da imposte sempre più elevate?