Libra sta effettuando le prime operazioni per portare nei centri in Albania nuovi gruppi di migranti: abbiamo ascoltato il parere dell’organizzazione internazionale Emergency.
“Stupisce e sconcerta che il governo voglia proseguire sulla strada del protocollo d’intesa con l’Albania e dell’esternalizzazione delle frontiere”. Non usa mezzi termini Davide Giacomino, advocacy officer di Emergency. Giacomino ha commentato in esclusiva per Notizie.com il quanto pare imminente nuovo trasferimento di migranti salvati nel mar Mediterraneo verso i centri italiani realizzati in Albania, a Shenjin e Gjader.
A bordo di Libra, infatti, pattugliatore della Marina militare, ci sono al momento 8 persone intercettate in mare. In queste ore sarebbe in corso un pre-screening. Le autorità devono assicurarsi che si tratti di persone con i requisiti per essere sottoposti alla procedura accelerata di frontiera. Ovvero, maggiorenni, senza problemi di salute e provenienti da uno dei 19 Paesi inseriti nella lista di quelli sicuri.
“Tutto ciò nonostante la recente sentenza della Corte europea di giustizia – ha continuato Giacomino – specifichi come la definizione di Paese sicuro debba essere applicata a tutto il territorio del Paese di origine e non debba escludere nessun tipo di categoria di persona, come invece accade per le persone provenienti da Egitto e Bangladesh. E che lo faccia senza neanche attendere il pronunciamento della Corte europea di giustizia rispetto ai quesiti che hanno posto sia il Tribunale di Bologna sia di Roma”.
I giudici stanno continuando a non convalidare i trattenimenti nei centri
In Italia i giudici stanno continuando a non convalidare i trattenimenti nei centri. Nonostante il decreto legge approvato dal governo di Giorgia Meloni lo scorso 21 ottobre che ha riformulato la lista dei Paesi sicuri. Un’altra pronuncia è arrivata ieri dal Tribunale di Catania ed ha riguardato 3 egiziani e 2 bengalesi. I magistrati catanesi hanno così inflitto un nuovo colpo al provvedimento del governo. Da ricordare che i magistrati romani avevano ordinato il rientro del primo gruppo di migranti dall’Albania. Oggi, inoltre, a Bari, è andata in scena una protesta dei migranti del centro di Cara che chiedono migliori condizioni di vita.
“Il trasferimento delle persone soccorse nei centri in Albania reitera due pratiche che riteniamo illegittime. L’assegnazione di porti lontani e quella dello sbarco selettivo. – ha spiegato l’advocacy di Emergency – Shengjin, il porto deputato allo sbarco dei migranti che si trova nell’Albania del nord, non dovrebbe essere considerato ‘place of safety’ per chi viene soccorso nel Mediterraneo centrale. Arrivare fin lì significa costringere i naufraghi a un viaggio più lungo del necessario, posticipando l’accesso a servizi essenziali e la richiesta di asilo”.
Giacomino ha poi sottolineato che una nave non è un luogo adeguato per realizzare lo screening sui naufraghi. Fare uno screening a bordo di una nave tra naufraghi vulnerabili da far approdare in Italia, che potranno beneficiare di tutte le garanzie previste dal diritto italiano ed europeo, e naufraghi non vulnerabili da spedire in Albania è una pratica sommaria e al limite del diritto. È la stessa logica di divedere tra vulnerabili e non, che Emergency contesta.
Tutte le persone soccorse in mare, in quanto naufraghe, dovrebbero essere considerate vulnerabili e raggiungere un luogo sicuro nel minor tempo possibile. Il protocollo d’intesa Italia-Albania presenterebbe diversi profili di illegittimità. Saremmo insomma difronte ad un nuovo capitolo dell’esternalizzazione delle frontiere e costerà quasi un miliardo agli italiani nei prossimi 5 anni.
Giacomino (Emergency) in esclusiva per Notizie.com: “I Paesi sicuri non sono tali”
“Infine – ha concluso Giacomino – la decisione del governo di far confluire con un emendamento il decreto Paesi sicuri nel decreto flussi, che è già in discussione alla Camera, sottolinea la volontà dell’esecutivo di ridurre lo spazio del confronto per velocizzare l’iter del provvedimento. In ogni caso, il nuovo decreto mantiene nella lista dei Paesi ‘sicuri’ anche Bangladesh, Egitto e Tunisia. Ossia dei Paesi che non possono essere definiti tali. Come evidenziato anche da diversi report delle agenzie delle Nazioni Unite. I giudici non si esprimono in astratto sul fatto che un determinato Paese sia o meno sicuro, ma valutano caso per caso le condizioni di sicurezza dei singoli cittadini nel proprio Paese d’origine”.
Sempre ieri l’Unhcr ha fatto sapere che ad ottobre sono state circa 5.500 le persone sbarcate sulle coste italiane. Gli sbarchi sarebbero quindi diminuiti di circa il 29% rispetto al mese precedente (7.685). “Bisogna sempre ricordarsi – ha concluso Giacomino – che le persone in movimento fuggono da conflitti, persecuzioni, violenze, calamità naturali, povertà estrema, e che spesso non vedono altra soluzione che tentare la rischiosa traversata del Mediterraneo. Quello che fa la differenza su partenze e arrivi è soprattutto il meteo, quindi non stupisce che ad ottobre ci sia stata questa diminuzione”.