Kamila Harris prova a sfondare l’ultimo tabù per una donna americana: essere la prima presidente degli Stati Uniti. Prima di lei, altre donne ci hanno provato. Eccole tutte.
I repubblicani dell’ex presidente sfidano i democratici dell’ex vice di Joe Biden in una lotta serrata che andrà avanti fino allo spoglio dell’ultimo seggio.
Il percorso netto della candidata ha regalato tante informazioni su di lei ed è così che abbiamo scoperto come l’esempio di un’altra donna, sua madre, l’abbia portata ad affrontare numerose lotte ideologiche. Queste presidenziali potrebbero cambiare per sempre la storia degli Stati Uniti e segnare una data zero di fronte a un evento che non si è mai verificato in precedenza.
Proprio in merito all’occasione di vedere una donna presidente degli Stati Uniti d’America, diventa interessante andare a ripercorrere la storia di tutte quelle donne che hanno già provato a concorrere in questo contesto.
Victoria Woodhull è stata un’attivista iconica nella storia degli Stati Uniti che si è battuta per i diritti delle donne arrivando alla provocatoria, all’epoca, candidatura alle elezioni presidenziali del 1872. Queste videro confermarsi il repubblicano Ulysses S.Grant che era il presidente in carica e che ottenne un secondo mandato superando col 55.58% il repubblicano e liberale Horace Greeley “fermo” al 43.78%.
La donna fu arrestata a pochi giorni dalle elezioni, insieme al marito e alla sorella, per aver pubblicato un’inchiesta sul suo giornale, Woodhull & Claflin’s Weekly che denunciava un adulterio tra il reverendo Henry Ward Beecher e la moglie di un editore di New York, Elizabeth Tilton. Fu rilasciata sei mesi dopo e questa fu vista come una mossa per non farle presentare il programma alle presidenziali.
Margaret Chase Smith si candidò alle elezioni del 1964 e fu di fatto la seconda a farlo dopo Victoria Woodhull. Sebbene perse tutte le primarie, ottenne più di un voto a una convention del partito dimostrando la sua attendibilità. Si sarebbe poi successivamente tolta altre soddisfazioni divenendo la prima donna eletta sia alla Camera dei Rappresentanti che al Senato.
Nel 1989 ricevette una Medaglia presidenziale della libertà dal presidente George H.W. Bush che dimostro anche 25 anni dopo la sua valida proposta all’interno del mondo della politica.
Shirley Chisholm nel 1972 partecipò alle elezioni presidenziali, proponendosi non solo come terza donna della storia a farlo, ma come prima in assoluto di colore. Non riuscì ad aggiudicarsi le primarie del Partito Democratico e durante quel periodo fu costretta anche a dover affrontare tre tentativi di omicidio.
Precedentemente, nel 1968, era stata eletta prima donna nera al Congresso ottenendo un seggio alla Camera dei Rappresentanti. Fino al 1983 mantenne il titolo di deputata fino a quando decise di abbandonare la politica per l’insegnamento.
Il 1972 fu un anno speciale per le donne con anche Patsy Mink che partecipò alle elezioni non riuscendo però a ottenere un grande successo e ricordata soprattutto per essere stata la prima donna hawaiana a concorrere per la Casa Bianca. Successivamente avrebbe guidato proprio il suo Stato divenendo membro della Camera dei rappresentanti.
Altra storia interessante è quella che ci porta al 1984 quando si candidò per il Partito dei Cittadini, l’attivista Sonia Johnson. Ricevette oltre 72mila voti dando il segnale che anche una donna poteva concorrere a questa gara e finendo quinta nelle scelte. Oggi viene ricordata anche per le tante pubblicazioni in cui dimostrò un parere sovversivo nei confronti del potere dello Stato.
Patricia Schroeder e Lenora Fulani sono due personaggi molto influenti nella storia degli Stati Uniti. La prima si candidò nel 1988 alle presidenziali, la seconda pure ma lo fece anche successivamente nel 1992. Nessuna delle due riuscì a vincere, ma entrambe portarono idee e proposte interessanti.
Patricia Schroeder faceva parte del Partito Democratico, ma di fatto la sua candidatura portò a un dietrofront inatteso per la mancanza di sostegno finanziario e mediatico. L’annuncio del ritiro viene ricordato ancora oggi con la donna fra le lacrime per la delusione. Fu lei a coniare il soprannome “presidente di teflon” per Ronald Reagan per la sua capcità di passare attraverso le crisi senza subire nessun cambiamento.
Lenora Fulani si presentò invece con il Partito New Alliance sia nel 1988 che nel 1992 ed ebbe il merito di essere la prima candidata di un partito indipendente a comparire sulle schede elettorali americane. Psicologa e psicoterapeuta fu attiva in politica ricoprendo diverse volte il ruolo di responsabile di campagna elettorale prima di candidarsi lei in prima persona.
Nel nuovo millennio sono ben sette le donne che prima di Kamala Harris hanno provato a concorrere alle presidenziali in America. Sono nell’ordine Carol Moseley Braun nel 2004, Hillary Clinton nel 2008 e nel 2016, Michele Bachmann nel 2012, Carly Fiorina nel 2016 e Tulsi Gabbard, Elizabeth Warren e Amy Klobuchar nel 2020. Escluse le repubblicane Bachmann e FIorina, le altre si candidarono tutte con il Partito Democratico proprio come la Harris.
Sicuramente tra questi nomi spicca quello di Hillary Clinton moglie dell’ex presidente Bill e prima First Lady a diventare prima senatrice e poi Segretario di Stato. Nel 2016 perse le elezioni proprio contro Donald Trump, segnando un precedente nella sfida che vedrà questi di fronte alla stessa Harris.