Si è tenuto questa mattina l’interrogatorio di garanzia per il presunto killer 17enne di Santo Romano, a 4 giorni dal brutale assassinio in piazza.
È stato convalidato il fermo del 17enne accusato di aver ucciso nella notte tra venerdì e sabato scorsi a San Sebastiano al Vesuvio, in provincia di Napoli, il calciatore di 19 anni Santo Romano.
Il presunto giovane killer è stato interrogato questa mattina dal gip nel centro di accoglienza dei Colli Aminei di Napoli, dove si trova ristretto dalla serata di sabato scorso. Ovvero da quando nei suoi confronti è stato emesso un provvedimento di fermo da parte della Procura dei Minorenni di Napoli. Il fermo, siglato dal pm Ettore La Ragione, è stato eseguito dai carabinieri della stazione di San Sebastiano al Vesuvio e del nucleo investigativo di Torre del Greco.
Il 17enne ha confermato al gip Anita Polito quanto aveva già rivelato ad investigatori e inquirenti. Il ragazzo ha ammesso di aver sparato, ma che lo avrebbe fatto per difendersi, e che la pistola era stata acquistata illegalmente. Ci saranno approfondimenti sulla tesi sostenuta dal giovane, accusato di omicidio e di tentato omicidio (un amico di Santo Romano si trovava ricoverato in ospedale per una ferita ad un braccio). Il ragazzo dovrà essere ora trasferito nell’istituto per minori di Nisida. Una struttura che aveva lasciato appena 6 mesi fa, a maggio.
“Vi chiediamo scusa, perdono per ciò che ha fatto nostro figlio per il dolore terribile che vi è stato inflitto”, ha invece scritto la mamma dell’indagato in una lettera resa nota dall’avvocato del 17enne, Luca Raviele. “Ci rivolgiamo ai genitori, ai nonni, agli zii, ai cugini, alla fidanzata, agli amici, a tutta la famiglia e a tutte le persone che amavano Santo – si legge – noi siamo i genitori e vi chiediamo scusa e perdono per ciò che ha fatto nostro figlio, per il dolore terribile che vi è stato inflitto, per la tragedia che state vivendo“.
La donna ha spiegato che la famiglia è fatta di persone umili e lavoratrici, e che i figli sono sempre stati curati e seguiti. “Una famiglia normale, come tante”, ma “mio figlio è stato sempre curato e seguito da piccolo dalla neuropsichiatra infantile. Due anni fa, è diventato ingestibile. Subito sono stati presi provvedimenti, con i servizi sociali ma ha rifiutato medicine e visite”. La mamma del 17enne indagato ha concluso: “Perdere un figlio è una cosa inaccettabile, inspiegabile. Nostro figlio ha distrutto la vostra famiglia, ma anche la nostra”.
“Mi dispiace molto per questa famiglia perché non doveva capitare proprio questa cosa. Chiedo tanto scusa, tanto perdono per quello che è successo”, aveva invece detto il padre del 17enne subito dopo il fermo. Quest’ultimo, pregiudicato, era uscito a maggio dall’istituto per minorenni di Nisida. La tragedia si è svolta a San Sebastiano al Vesuvio in piazza Raffaele Capasso, a pochi metri dal Municipio. Stando alle diverse testimonianze rese dagli amici del 19enne portiere dell’As Macri, tutto sarebbe partito per un “pestone”.
I due gruppi di ragazzi avrebbero cominciato a litigare, e Santo Romano si sarebbe anche esposto per fare da paciere. Improvvisamente il 17enne avrebbe sparato pare dalla Smart che guidava pur non essendo maggiorenne. Un proiettile ha raggiunto Santo in pieno petto, non lasciandogli scampo nonostante la corsa in auto verso l’ospedale. Attraverso indagini-lampo, i carabinieri sono giunti al presunto responsabile dopo poche ore. In queste ore si sta cercando il complice del 17enne che sembrerebbe essere stato individuato. Si tratterebbe di un giovane di 18 anni che era in auto con lui.
Intanto i Comuni di San Sebastiano al Vesuvio e di Casoria hanno fatto sapere che si costituiranno parte civile nell’eventuale processo che si aprirà sull’omicidio. “Lotteremo per Santo. E per tutti i ragazzi come Santo che hanno il diritto di salvarsi nella terra dove sono nati“, ha dichiarato il sindaco di Casoria. Dopo la prima fiaccolata in ricordo del ragazzo che si è tenuta nelle scorse ore, un’altra manifestazione è prevista per sabato 9 novembre alle ore 10 a Napoli.
“Le Istituzioni sono chiamate a intervenire per affermare la superiorità dello Stato, delle sue leggi e delle sue regole in territori. Come quelli del Napoletano, che a tratti appaiono terra di nessuno. – ha fatto sapere Stella Cappelli, segretario generale vicario Fsp Polizia di Stato – Sono chiamati con atroce urgenza dalle grida disperate di chi assiste alla distruzione di giovani vite. Devastate dalla delinquenza e da una cultura dell’illegalità che è talmente diffusa da apparire quasi normale”.