L’altra faccia della vittoria di Trump, pronto l’asse Parigi-Berlino: “L’Europa prenda in mano il proprio destino”

Stretto coordinamento Parigi-Berlino dopo il voto Usa: “L’Europa chiamata a prendere in mano il proprio destino”, dalla reindustrializzazione e la decarbonizzazione.

C’è un’altra faccia della medaglia dietro alla vittoria di Donald Trump. Una medaglia “di bronzo” che evidenzia “Stati poco Uniti”, dove il tycoon è riuscito a far breccia nel sentiment degli elettori frustrati con il suo slogan “America first”. Un conservatorismo che forse gli americani hanno visto più come un rifugio, una speranza di ritorno a una grandezza che forse, ormai, nell’immaginario collettivo e nella storia del mondo non esiste più.

Kamala Harris sullo sfondo di Donald Trump
L’altra faccia della vittoria: l’Europa dovrà fare i conti con Donald Trump. E viceversa (Ansa Foto) – notizie.com

Mentre gli Usa si sono appena svegliati dopo una lunga notte elettorale e attendono il 20 gennaio, giorno dell’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, dall’altra parte del mondo è già il momento delle analisi del voto. Cosa ha portato l’ex presidente Usa alla vittoria? O meglio: perché Kamala Harris ha perso?

La candidata democratica è anche vicepresidente di Joe Biden. Nel corso della campagna elettorale non ha mai parlato di genere, ma è certo, si sarebbe aspettata il voto delle donne e anche della comunità afro-americana. Potrebbe averla penalizzata il suo ingresso in ritardo, quando la corsa elettorale era già cominciata da tempo. Joe Biden si era autoproclamato candidato, salvo poi essere sostituito da Harris dietro la spinta di Obama.

Tutti gli errori in campagna elettorale di Kamala Harris

In un primo momento della campagna elettorale era emersa la buona riuscita della candidatura di Kamala Harris. Ma poi è venuta fuori una mancanza enorme: non aver fatto le primarie”. Così ai nostri microfoni il politologo Luca Verzichelli, docente di Scienze politiche all’Università di Siena e presidente della Società italiana scienze politiche. “In America le primarie non sono solo una selezione, ma una vera e propria palestra di affinamento dei programmi e delle personalità dei leader. Non averle fatte è stata la prima ragione della deludente prova di Kamala Harris“.

Ma non solo. Secondo il politologo, presidente di Aidosp, Francesco Di Nisio, la candidata dem ha perso le elezioni perché “erano più i punti di debolezza che quelli di forza rispetto a Donald Trump. Più che catturare voti di genere, avrebbe dovuto convincere gli elettori su altri temi”.

E più che nella comunicazione, i punti di debolezza si trovavano nel programma elettorale di Harris. “Si basava sul diritto all’aborto e sul tentativo, flebile, di convincere gli elettori che si sarebbe impegnata a far riprendere l’economia. Trump non ha perso tempo a smontarla su questo punto, perché da vicepresidente avrebbe potuto fare qualcosa prima”. 

A penalizzare Harris è stata anche la partita giocata male sulla detenzione delle armi.Per noi europei è difficile da capire, ma gli americani sono a favore sul tema e lei ha portato avanti politiche contro”, aggiunge di Nisio ai nostri microfoni. Dal canto suo, Trump aveva pochi punti di debolezza. “A suo sfavore, i contenziosi sulle molestie sessuali che andranno avanti e sull’assalto popolare a Capitol. Agli occhi degli americani non sono risultati così gravi”. 

Nel programma elettorale, il tycoon puntava sulla difesa dei confini, i tagli alla spesa pubblica derivanti dalla politica estera, con la promessa di impiegare le risorse per avviare una nuova “età dell’oro” negli Usa. “Contrariamente a Harris, ha portato avanti una campagna a favore delle armi. Ma il momento strategico è stato rappresentato dagli attentati a suo carico, specie quello in cui è rimasto ferito all’orecchio”. Proprio come accadde con Silvio Berlusconi: “L’opinione pubblica si schiera sempre a favore della vittima”, commenta Di Nisio.

Economia e migrazione: “Harris debole di fronte al cinismo di Trump”

Da un exit poll di Abcnews è emerso che il 45% degli americani che hanno votato ha espresso malcontento per la propria situazione economica, affermando che essa è peggiorata con l’amministrazione Biden. Ancora una volta quindi, al centro del discorso rientra l’economia. 

Non è vero che i temi non contano più e che contano solo odio e parolacce. Harris ha perso su due temi importanti: economia e immigrazione. Trump ha dettato l’agenda su dazi, protezionismo e importazioni. Su questo si può discutere a lungo, non credo alle sue promesse di prosperità, ma Harris l’ha inseguito su questi argomenti”, commenta Verzichelli ai nostri microfoni”.

“Inoltre Harris sul tema dell’immigrazione è stata percepita debole di fronte al cinismo di Trump, che è riuscito a prendere i voti ispanici e black, ma anche delle donne delle periferie, che hanno sacrificato l’orgoglio femminile di fronte a migrazione ed economia”. Infine, Trump ha avuto dalla sua parte i grandi capi d’azienda, tra cui Elon Musk. “La sua vittoria era nell’aria”. Il magnate ha reso noto per primo la vittoria del tycoon.

Luca Verzichelli, docente di Scienze politiche all’Università di Siena e presidente della Società italiana scienze politiche
Economia e migrazione: “Harris debole di fronte al cinismo di Trump” (Foto social) – notizie.com

Parigi è stata tra le prime capitali a reagire alla notizia della vittoria del tycoon, attraverso il portavoce del governo francese che ha sottolineato come ora l’Europa sia chiamata a “prendere in mano il proprio destino” dalla reindustrializzazione e la decarbonizzazione.

Asse Parigi-Berlino: “Trump non può chiudere le porte in faccia all’Europa”

Il presidente Emmanuel Macron si è detto “pronto a lavorare insieme” con “rispetto e ambizione”. Ma contemporaneamente ha annunciato uno stretto coordinamento” Parigi-Berlino dopo il voto negli Usa. “L’Europa dovrà fare i conti con Trump, ma anche il contrario – dice Verzichelli – Viviamo un declino economico e culturale rispetto alle grandi potenze e abbiamo l’esigenza di creare un’agenda di politiche europee. Macron intende dar vita a una sponda culturale sulla quale la Francia ha sempre costruito negli ultimi 70 anni. L’asse franco-tedesco è uno schema già visto”.

Ma nel breve periodo “l’Europa non potrà fare molto di più. I governi sono deboli, compresi quello francese e tedesco. Come ho detto – aggiunge Verzichelli – anche Trump dovrà fare i conti con l’Europa. Non credo che gestirà la congiuntura economica chiudendoci le porte in faccia. In campagna elettorale ha parlato di dazi per vincere le elezioni, quindi fare il solito show, ma governare è una cosa diversa”.

Una reazione è arrivata anche dalla premier italiana Giorgia Meloni, che si è congratulata su X a nome suo e del governo. Con “Italia e Stati Uniti sono Nazioni sorelle, legate da un’alleanza incrollabile, valori comuni e una storica amicizia. È un legame strategico, che sono certa ora rafforzeremo ancora di più”. 

Auguri di buon lavoro al 47esimo presidente Usa Donald Trump. Lavoreremo al meglio con la nuova amministrazione, anche per il bene dell’Europa, del Mediterraneo e dell’Africa. Congratulazioni al popolo americano per questa grande manifestazione di democrazia”. Lo ha scritto du X il vicepremier e ministro degli Esteri, leader di Forza Italia Antonio Tajani. 

Il vicepremier e ministro dei Trasporti Matteo Salvini, in un messaggio su Instagram ha augurato buon lavoro a Trump con queste parole: “Lotta all’immigrazione clandestina e taglio alle tasse, radici cristiane e ritorno alla pace, libertà di pensiero e no ai processi politici. Anche negli Usa vincono il buonsenso, passione e futuro”, ha scritto il leader della Lega.

Ci sono tante riflessioni che il mondo politico può e deve fare su questo chiaro responso delle urne ma il primo dovere morale e civile è riconoscere il risultato con le congratulazioni al vincitore e l’onore delle armi alla sconfitta Kamala Harris”. Così il leader di Italia Viva Matteo Renzi. “Spero che per l’Europa questo sia il momento della sveglia“.

Da Budapest, il primo ministro ungherese Viktor Orban ha celebrato “il più grande ritorno nella storia politica degli Stati Uniti”, parlando di “vittoria necessaria per il mondo”. Le congratulazioni sono arrivate anche da Pechino, dalla Russia e da Israele.

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