Nel corso del suo primo mandato alla Casa Bianca, Donald Trump si è scagliato più volte contro il concetto di cambiamento climatico. Cosa accadrà dal 20 gennaio?
“Resistere e persistere. Il risultato elettorale ha implicazioni devastanti per i nostri diritti, le libertà individuali, la salute della democrazia ed il futuro del pianeta”. Non si è fatta attendere la reazione di Greenpeace all’elezione di Donald Trump a 47esimo presidente degli Stati Uniti d’America.
L’organizzazione ambientalista ha commentato in maniera estremamente critica il ritorno del tycoon alla Casa Bianca, previsto per il prossimo 20 gennaio. I motivi sono da ricercare nelle politiche attuate da Trump all’epoca del suo primo mandato a Washington. The Donald ha definito più volte il cambiamento climatico “una delle più grandi truffe della storia”. Dando il via, almeno negli Usa, ad un movimento negazionista che fa a pugni, guardando all’Europa, con quanto avvenuto la scorsa settimana in Spagna.
Senza considerare i dati diffusi in queste ore dal Copernicus Climate change service (C3s), il servizio dell’Unione europea, che ha certificato che l’estate del 2024 è stata la più calda mai misurata sul pianeta. Un’apocalisse climatica che proprio Greenpeace ha commentato sulle pagine di Notizie.com, a seguito anche della diffusione da parte di The Lancet di uno studio incentrato sulle conseguenze per la salute in tutto il mondo dell’aumento delle temperature. Gli studiosi hanno puntato il dito contro la mancata attuazione degli ormai famosi Accordi di Parigi. Accordi dai quali lo stesso Trump ha tirato fuori gli Stati Uniti nel 2020.
“I risultati delle elezioni si faranno sentire in tutto il mondo”
E non solo il clima è stato tutt’altro che uno dei topic della campagna elettorale, ma Trump ha sempre favorito l’utilizzo dei combustibili fossili. Ovvero, uno dei principali fattori che avrebbero fatto aumentare le temperature globali con conseguenze sul clima e sulla salute umana.
“Siamo di fronte – hanno dichiarato Mads Christensen e Sushma Raman, rispettivamente direttore esecutivo di Greenpeace International direttore esecutivo di Greenpeace Usa – ad un risultato elettorale che ha implicazioni devastanti per i nostri diritti e libertà individuali, la salute della nostra democrazia e il futuro del nostro pianeta. Un’elezione che ha implicazioni non solo per gli Stati Uniti, ma che si faranno sentire in tutto il mondo”.
Secondo gli ambientalisti, a seguito del ritorno del tycoon nello studio ovale, ci troveremo ad affrontare un nuovo arretramento delle protezioni climatiche e ambientali, ma non solo. I difensori dell’ambiente verranno attaccati, le comunità emarginate e ci sarà un abuso delle istituzioni che ne minerà la democrazia e lo stato di diritto. Un “trend” che potrebbe essere emulato e diffuso in ogni parte del mondo.
Greenpeace: “Come organizzazione dobbiamo resistere”
“Come organizzazione per la giustizia ambientale e climatica, dobbiamo resistere. – hanno scritto i rappresentanti di Greenpeace in una lettera agli operatori di tutto il mondo – Dobbiamo appoggiarci alle intersezioni tra giustizia climatica e protezione della democrazia, dati i crescenti attacchi alle libertà di parola, di riunione e di associazione. Sappiamo che ansia, rabbia e tristezza si stanno insinuando in questo momento, lo sentiamo”.
Christensen e Sushma Raman hanno spiegato che “il percorso verso un futuro più luminoso è diventato un po’ più oscuro oggi, ma ciò non significa che non è più visibile. Dovremo lavorare ancora più duramente e con più forza insieme. La nostra forza risiede nella nostra rete globale. La nostra forza risiede nei nostri milioni di sostenitori indipendenti. E la nostra forza risiede nel nostro impegno incrollabile e senza compromessi per un pianeta sano”.