Gli 8 migranti arrivati in Albania con la Libra potrebbero dover tornare in Italia: cosa succede adesso

Gli otto migranti arrivati in Albania a bordo della Libra, rischiano di dover tornare in Italia. “I motivi sono molteplici”.

Dopo due giorni di navigazione, la nave è sbarcata nel porto di Shengjin con a bordo sei egiziani e due bangladesi che hanno passato la procedura di pre-selezione effettuata a bordo dell’imbarcazione militare, dove da prassi vengono verificati i requisiti per la collocazione nei centri.

La Nave Libra con a bordo 8 migranti sbarca in Albania
Gli 8 migranti arrivati in Albania con la Libra potrebbero dover tornare in Italia: cosa succede adesso (Ansa Foto) – notizie.com

Ricordiamolo, possono essere portati in Albania sono uomini adulti non vulnerabili e provenienti da Paesi sicuri, la cui lista è stata aggiornata per legge dal governo italiano nelle scorse settimane.

Gli otto migranti sono arrivati intorno alle 8 di questa mattina, venerdì 8 novembre. A Shengjin sono stati sottoposti a procedure di verifica e controlli sanitari, per poi essere trasferiti a Gjader. Secondo i media albanesi, le persone selezionate in un primo momento erano nove, ma uno di loro è stato ritenuto troppo anziano e con uno stato di salute precario.

Il caso Palermo: il Tribunale sospende il giudizio di convalida e invia i decreti Cutro alla corte Ue

Intanto i giudici continuano a non convalidare i trattenimenti dei richiedenti asilo. Anche dopo che la lista dei Paesi sicuri è stata stabilita per legge, ieri il Tribunale di Palermo ha deciso di rimettere in libertà un cittadino senegalese e un ghanese. Precisamente, ha deciso di sospendere il giudizio di convalida dei trattenimenti e ha chiesto alla Corte di giustizia Ue di chiarire la definizione di Paesi sicuri.

Secondo il giudice, il diritto umanitario non consente di designare “sicuro un Paese con esclusione di categorie” e quando non è tale per tutte le persone che lo abitano. Insomma: la storia dei 12 migranti delle scorse settimane potrebbe ripetersi ora per i cittadini dell’Egitto e del Bangladesh sbarcati in Albania. La commissione territoriale dovrà esaminare le richieste di asilo con procedura accelerata e dovrà pronunciarsi anche il Tribunale di Roma, che non ha convalidato i trattenimenti precedenti e i migranti sono stati trasportati nuovamente in Italia, a Bari.

L'arrivo della Nave Libra al porto di Shengjin in Albania
Il caso Palermo: il Tribunale sospende il giudizio di convalida e invia i decreti Cutro alla corte Ue (Ansa Foto) – notizie.com

Siamo sempre lì. Non è escluso che il giudice chiamato a decidere sul trattenimento di questi migranti, possa decidere di non convalidarlo. O perché proveniente da un Paese non totalmente sicuro, oppure sulla base della condizione personale”. Lo spiega ai nostri microfoni il costituzionalista Salvatore Curreri, professore professore di diritto Costituzionale dell’Università Kore di Enna. “Il problema riguarda ancora una volta la definizione di Paese sicuro, che nel caso dell’Egitto non è condivisa da tutti i Paesi europei. Il giudice potrebbe anche dire che una parte del territorio non è sicuro, oppure che in generale non è sicuro per gli oppositori politici. E se queste persone dimostrassero di essere in una di queste condizioni, è possibile”. 

Il costituzionalista a Notizie.com: “Una nave militare per 8 migranti: spesa eccessiva”

Qualora ciò dovesse accadere, i migranti dovranno affrontare la procedura ordinaria che prevede l’esame delle domande di asilo secondo i tempi generali della normativa vigente. Intanto negli ultimi giorni a Lampedusa sono sbarcate centinaia di persone e l’hotspot di contrada Imbriacola al momento ospita oltre 700 migranti. “Impiegare una nave militare per trasportare appena otto migranti mi sembra una spesa eccessiva”, commenta Curreri. “Mi sorge il dubbio che si voglia testare la tenuta della procedura. Trattandosi di un numero simile, si poteva portarli anche altrove”. 

Da quando è entrato in vigore il regolamento si è registrato che molte più persone ora mostrano i documenti, “perché non vogliono essere sottoposte alla procedura accelerata. Effettivamente quindi, solo questi otto rientrano tra i Paesi sicuri”.

“La legge è generica, ma davanti al giudice ci sono le persone”

Ma come uscire dall’empasse tra politica e Tribunali? “In questa vicenda c’è un vizio di fondo ed è difficile uscirne. Si fa una valutazione generalizzata e generica che si scontra inevitabilmente con la valutazione caso per caso che fa il giudice”. In poche parole, il Tribunale valuta le posizioni singole delle persone, a fronte di una legge che è generale.

Il giudice non fa il ministro degli Esteri. Si trova davanti una persona da valutare ed è inevitabile che gli sottoporrà esigenze particolari. Così come può ritenere che non meriti di avere la protezione internazionale, potrebbe anche argomentare in senso contrario. I motivi possono essere diversi: discriminazioni sessuali, etniche, religiose provenienza da una determinata parte di territori, opinioni politiche, condizioni familiari”. 

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