“Ti porterò gli assassini di tuo padre”: la promessa del colonnello alla famiglia di Angelo Vassallo. La spirale del male del carabiniere pluridecorato

Fabio Cagnazzo, colonnello dei carabinieri, è tra i quattro arrestati per l’omicidio del sindaco-pescatore Angelo Vassallo, ucciso a Pollica nel 2010.

Una spirale da cui non ne è più uscito, andando sempre più a fondo, sempre più nell’oscurità. Lui, Fabio Cagnazzo, carabiniere pluridecorato, cacciatore eccellente di camorristi potenti ed inafferrabili, figlio dell’uomo che ha catturato Totò Riina.

Il sindaco di Pollica Angelo Vassallo
“Ti porterò gli assassini di tuo padre”: la promessa del colonnello alla famiglia di Angelo Vassallo. La spirale del male del carabiniere pluridecorato (ANSA FOTO) – Notizie.com

È prima entrato in affari con quella stessa criminalità che ha combattuto per decenni, adoperandosi per stoccare droga. Poi, sentitosi alle strette a causa di quell’Angelo Vassallo, sindaco-pescatore di Pollica, un ficcanaso, ne avrebbe progettato l’eliminazione. Dopo ancora, ne ha rassicurato la figlia: “Prenderò gli assassini di tuo padre”. In realtà, stava depistando le indagini, indirizzandole verso uno spacciatore del posto completamente estraneo alla vicenda.

Ha toccato il fondo, ed ha continuato a scavare. Quando, due anni fa circa, le indagini sono ricominciate e lui è stato iscritto nel registro degli indagati, ha continuato a proclamarsi innocente. All’alba di ieri i suoi colleghi (?) del Ros di Roma lo hanno arrestato insieme ad altre tre persone, tra cui un altro carabiniere. I quattro provvedimenti sono scattati, oltre che per l’ufficiale, per l’ex brigadiere dell’Arma Lazzaro Cioffi, già condannato in secondo grado a 10 anni di reclusione per il suo coinvolgimento nello spaccio di stupefacenti al parco Verde di Caivano, per il pentito di camorra Romolo Ridosso, figlio di un boss, e per l’imprenditore Giuseppe Cipriano.

La prospettiva della perdita dell’onore

Per tutti, quindi anche per lui, l’accusa è di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dalle finalità mafiose. E l’accusa nei confronti del colonnello Fabio Cagnazzo è torbida, pesante, a tratti inaccettabile. Secondo la Procura della Repubblica di Salerno, che lui stesso aveva cercato di depistare subito dopo l’omicidio, la scoperta del coinvolgimento di un ufficiale dei carabinieri nel traffico di droga a Pollica sarebbe stata “insopportabile per il Cagnazzo, non solo nella prospettiva della carcerazione, ma per la perdita dell’onore“.

Ma cosa aveva scoperto Angelo Vassallo? In sostanza, gruppi camorristici dell’area tra Scafati, Pompei e Castellammare di Stabia, avrebbero messo a punto un giro di droga molto redditizio. Procura e forze dell’ordine hanno ricostruito che lo stupefacente partiva dal rione Secondigliano di Napoli, dov’era gestito dal clan Amato-Pagano. Raggiungeva il porto di Castellammare, a circa 20 chilometri dal capoluogo. Da qui partiva a bordo di barche in direzione di Acciaroli, dove veniva smistato per la vendita al dettaglio nel Cilento ed in Calabria.

I funerali di Angelo Vassallo
La prospettiva della perdita dell’onore (ANSA FOTO) – Notizie.com

Né come Vassallo avesse scoperto il giro né l’esecutore materiale o gli esecutori materiali sono indicati negli atti dell’inchiesta. Ma a breve potrebbero esserci nuove rivelazioni. “Pure il pescatore lo abbiamo messo a posto”, diceva Ridosso, uno degli arrestati, al carabiniere Cioffi, nel corso di un incontro davanti casa di quest’ultimo a Lettere, in provincia di Napoli. Vassallo era morto da pochi giorni, il 5 settembre 2010, ucciso con 9 colpi di pistola calibro 9. Secondo l’Antimafia salernitana l’omicidio era stato pianificato in quattro.

In particolare, i primi sopralluoghi sarebbero stati eseguiti da Cioffi, mentre Ridosso e Cipriano si assicurarono che nel luogo dove poi è scattato l’omicidio, non fossero presenti telecamere di videosorveglianza. Ridosso, oggi pentito di giustizia, avrebbe parlato del delitto con Eugenio D’Atri, suo compagno di cella nel carcere di Sollicciano, a Firenze. D’Atri ha poi rivelato agli inquirenti diverse circostanze.

Tra di esse, il fatto che Cagnazzo, grazie alle sue conoscenze, sarebbe riuscito a trovare un luogo sicuro dove stoccare lo stupefacente, nei pressi del porto di Acciaroli, e che si sarebbe occupato di depistare le indagini. “Vogliono portare la camorra in Cilento, ho visto e saputo cose che non dovevo sapere”, avrebbe detto il sindaco Vassallo ad un amico, un agente immobiliare che ha riferito questa confidenza alle forze dell’ordine e agli inquirenti, pochi mesi dopo il delitto, poi ritrattandola. L’uomo aveva però raccontato la confidenza di Vassallo ad altre persone che si sono rivolte ai carabinieri.

L’opera di depistaggio minuziosa

Dopo l’omicidio, il colonnello aveva cominciato un’opera di depistaggio minuziosa. Già sul luogo del delitto avrebbe manomesso bossoli e mozziconi di sigarette. Poi avrebbe instaurato con la famiglia di Vassallo un rapporto di amicizia nel tentativo di condizionare i parenti psicologicamente verso una falsa pista. Aveva accusato il pusher brasiliano Bruno Humberto Damiani, incriminato e poi scagionato. Falsificando addirittura un una prova dello stub, per verificare la presenza dei residui di uno sparo da arma da fuoco. “Ti porterò gli assassini di tuo padre”, ripeteva Cagnazzo alla figlia di Vassallo, Giuseppina.

Fabio Cagnazzo
L’opera di depistaggio minuziosa (ANSA FOTO) – Notizie.com

Loro, la famiglia, aveva creduto a quell’eroe della lotta alla camorra, figlio e fratello d’arte, che aveva dato la caccia con successo a criminali pericolosi di ogni risma. Ma Cagnazzo, allora, era già nella spirale da cui non è più uscito.

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