Approfondimenti di Procura e forze dell’ordine sul caso della 15enne suicida in provincia di Enna: prende sempre più corpo l’ipotesi del revenge porn e del bullismo.
“Siamo di fronte a fenomeni i cui protagonisti sono sempre più giovani, che agiscono per un effetto di emulazione perché non sono consapevoli dei rischi a cui vanno incontro”. Negli ultimi giorni in Italia sono risuonati sin troppi allarmi. Dal caso della 15enne che si è tolta la vita alle vicende riguardanti bullismo e cyberbullismo fino alle ultime challenge sui social media, TikTok in particolare.
“Il dato preoccupante è che questi episodi avvengono in età sempre più precoce, il che significa che i ragazzi hanno accesso alla libera connessione già dalle scuole elementari, che è una cosa gravissima. Non sono mai stata contraria all’uso dei dispositivi. Durante il lockdown ne abbiamo beneficiato tutti. Ma questa iperconnessione e la mancanza del parental control sui dispositivi dei nostri figli è gravissima”. A parlare in esclusiva per Notizie.com è Flavia Munafò, direttrice dello sportello di ascolto e prevenzione Socio Donna a Roma e presidente di Sia (Sociologi italiani associati).
La polizia di stato e la Procura dei Minorenni di Caltanissetta sta indagando sul caso della 15enne che si è impiccata ad un albero del giardino di casa il 5 ottobre a Piazza Armeria, in provincia di Enna. I pm hanno aperto un fascicolo per istigazione al suicidio. L’ipotesi è che alla base del gesto ci possa essere un caso di revenge porn e di bullismo. La salma è stata sequestrata ed i funerali rinviati. Gli agenti stanno ascoltando amici e familiari della ragazza e analizzando i suoi dispositivi.
“I nostri ragazzi vivono di modelli e di idoli sbagliati. – ha continuato Munafò – Che se la scuola ed i genitori non si mettono a smontare, e considerano il cellulare o il tablet come un mezzo per far passare il tempo ai propri figli. Ma i genitori spesso non sanno quali insidie si nascondono nel web”. L’aumento dei casi di bullismo è stato confermato anche dal sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari. Quest’ultimo ha parlato anche di un aumento dell’aggressività e dell’aggregazione malata che porta alla violenza.
“Bisognerebbe condividere il più possibile la materia perché, dal punto di vista pedagogico, è un problema di gestione della noia. – ha commentato la sociologa – Quest’ultima non va ‘riempita’ con degli stimoli, è un momento che si può utilizzare come un accrescimento. Di noia non è mai morto nessuno. È una parte della creatività che va risvegliata con strumenti metodologici che sono in mano ai professionisti, che vanno condivisi con scuola e famiglie. Siamo il ponte tra queste due istituzioni”.
Degli stessi argomenti ne abbiamo parlato nei giorni scorsi con Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net, che ha proposto l’istituzione di una task force multidisciplinare. Ancora emergenze, invece, sulle ultime challenge che stanno spopolando sui social media. Tre in particolare, sulle quali prestare la massima attenzione: il chroming, la blackout ed il Tanghulu. Il primo rappresenta una sfida ad inalare fumi pericolosi “generati” in giro per la casa. Come smalto, pennarelli, deodoranti e lacche. Questa challenge avrebbe già causato una vittima, una 13enne australiana.
La blackout prevede invece di asfissiarsi per brevi periodi di tempo con una cintura, ad esempio. Infine, la Tanghulu challenge, dal nome di una specialità cinese. Frutta ricoperta di zucchero indurito, facile da preparare. La sfida sta nell’ingerire acqua e zucchero bollente subito dopo la cottura.
“Sono più che d’accordo anche con la proposta di una nuova legge per eradicare bullismo e cyberbullismo. – ha affermato Munafò – Bisognerebbe inserire una materia obbligatoria, anche un’ora a settimana. All’interno degli sportelli di prevenzione si è ben disposti a fare corsi in maniera gratuita. La volontà, da parte degli operatori, c’è, perché esiste un bisogno sociale importante. Il nostro lavoro viene prima della retribuzione economica”.
“Dopo molti anni – ha concluso la sociologa – sembra che il famoso e triste caso di Tiziana Cantone (la 33enne suicidatasi nel 2016 dopo la diffusione di alcuni suoi video intimi, ndr) allora non sia servito a nulla. Non si sa ancora che il revenge porn è un reato penale? L’intelligenza artificiale è alla ribalta, ma non va demonizzata. È un problema di metodo, strumenti e controllo. L’Ai può fare delle cose meravigliose. Ci sono professionisti validissimi che si formano continuamente, ma bisogna ascoltarli”.