È “praticamente certo”. Il 2024 sarà l’anno più caldo mai registrato. L’allarme arriva da Copernicus.
Secondo il servizio di monitoraggio climatico Ue, sono a rischio la stabilità di flora e fauna del nostro pianeta. Il 2024 sforerà il limite di +1,5 gradi di aumento delle temperature.
Marco Antonelli è Wildlife Conservation Specialist e fa parte della direzione conservazione di WWF Italia per l’Ufficio specie e habitat. A Notizie.com ha sottolineato: “Esistono diversi studi e proiezioni che dicono come l’aumento medio delle temperature possa avere degli effetti dannosi sia sulle biodiversità che sull’habitat. La comunità scientifica è concorde nel dire che dovremo cercare di limitare l’aumento a meno di 1.5° perché il punto di non ritorno si raggiungerà ai 2° e li supereremo”.
L’esperto di habitat svela anche quelle che sono le specie più a rischio e che da qui a pochi decenni potranno sparire dal pianeta terra. Spunti di riflessione che ci devono aiutare a capire come le condizioni siano estremamente delicate: “Ci sono delle specie, ovviamente, più suscettibili che vivono in habitat più sensibili al cambiamento climatico. Possiamo parlare dell’orso polare che è rimasto con una popolazione di circa 30mila esemplari, proiezioni dicono che nei prossimi 30 anni potrebbe diminuire del 30% se il riscaldamento globale seguirà il trend che ha seguito fino a oggi, questo perché sta sparendo il suo habitat naturale e cioè la banchisa polare dove si muove, caccia e si riproduce. Scomparendo la banchisa, sta sparendo anche l’orso polare”.
“Un’altra specie a rischio è il leopardo delle nevi che è un felino che vive sugli altipiani dell’Himalaya e che è particolarmente sensibile al cambiamento climatico che fa sì che le attività umane concentrate in quel posto si spostino di quota. La vegetazione segue l’aumento delle temperature, col pascolo che diventa limitato e quindi i pastori sono costretti a spostarsi verso l’alto. Il leopardo delle nevi vede scomparire le sue prede, sostituito dal bestiame, e dovrà cacciare quello portando a un conflitto con i pastori e portando a un suo bracconaggio. Posso citare tantissime specie di anfibi, legati ad habitat umidi e che sono i primi a soffrire del riscaldamento globale e del rarefarsi delle precipitazioni“, aggiunge Antonelli.
Cosa può fare l’uomo contro il cambiamento climatico?
La domanda giusta che possiamo porci è quella che ci porta a cercare di capire come comportarci di fronte a una situazione che si fa via via sempre più complicata. Proprio per questo è fondamentale impegnarci recitando la nostra piccolissima, ma decisamente significativa parte: “Come singoli cittadini possiamo cambiare dei nostri atteggiamenti quotidiani, cercando di avere uno stile di vita sostenibile”.
Sono poi diversi i consigli che Antonelli regala ai comuni cittadini: “Possiamo iniziare da una dieta più povera di carne. Questo perché si va a diminuire l’impatto dell’allevamento intensivo sull’emissione di Co2 nell’atmosfera, di cui questi sono la principale causa. Una dieta più vegetariana può far sì di non finanziare un sistema che si basa su questo tipo di attività. Possiamo cambiare lo stile di vita incentrato sui consumi, cercando di essere più sostenibili, utilizzando il meno possibile le auto, non disperdendo l’acqua, non sprecando corrente. Abbiamo così meno impatto sul pianeta e meno sul riscaldamento globale”.