La giornata di domani, lunedì 10 novembre si preannuncia al vetriolo sul tema dei migranti in Albania. Cresce l’attesa per la decisione dei giudici.
I giudici della Sezione immigrazione del Tribunale civile di Roma sono chiamati a decidere sulla convalida di trattenimento dei sette migranti, emessi dalla Questura di Roma. Si tratta delle persone sbarcate a Shengjin nei giorni scorsi a bordo della nave Libra.
A uno di loro, richiedente asilo, riconosciuto lo stato di fragilità e disposta la permanenza in un Cpr italiano. Anche la commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale sta ancora valutando le richieste di asilo. Per adesso cinque sono state già respinte. Resta da valutare la posizione di uno dei migranti bengalesi, di religione indù, che fa parte delle minoranze religiose del suo Paese.
Il 18 ottobre i giudici della Sezione immigrazione del Tribunale civile di Roma hanno deciso di non convalidare i trattenimenti di dodici migranti egiziani e bengalesi a Gjader emessi dalla Questura. I giudici avevano fatto riferimento alle leggi del diritto europeo. Il Viminale ha risposto impugnando l’ordinanza davanti alla Corte di Cassazione e subito dopo il governo ha aggiornato la lista dei Paesi Sicuri.
I sette migranti sui quali si deciderà domani sono di nazionalità egiziana e bengalese. Come scritto da Notizie.com nei giorni scorsi, a queste persone potrebbe toccare lo stesso destino dei primi dodici migranti. La lista dei Paesi sicuri è aggiornata, ma i giudici si appellano al diritto europeo.
Il Tribunale di Palermo ha deciso di sospendere il giudizio di convalida del trattenimento di un cittadino senegalese e un ghanese, chiedendo alla Corte di giustizia Ue di chiarire la definizione di Paese sicuro. Secondo il giudice il diritto umanitario non consente di definire “sicuro un Paese con esclusione di categorie” e quando non è tale per tutti i suoi cittadini.
E domani la storia rischia di ripetersi per la sorte dei migranti attualmente trattenuti in Albania. “Temo che possa reinnescarsi una polemica che non giova a nessuno e confido che ciò che è stato scritto nei provvedimenti già emersi possa essere letto, compreso”. A parlare è il presidente dell’Associazione nazionale magistrati (Anm) Giuseppe Santalucia, in vista della decisione dei giudici di Roma, a margine di un convegno di Magistratura Democratica. “Si può dissentire o meno, la parola la diranno la Corte di Casazzione e quella di giustizia ma non c’è nessuna volontà di politicizzazione o di innescare uno scontro con le forze politiche”.
Dello stesso avviso è Carlo Nordio, ministro della Giustizia, intervenuto telefonicamente al convegno a Roma. “Noi vogliamo il dialogo con la magistratura proprio perché sappiamo che la magistratura è chiamata ad applicare le leggi. Altro problema è la critica al merito politico e al contenuto delle leggi una volta che sono state approvate e Mattarella è chiarissimo su questo”. Il Guardasigilli ha aggiunto: “Mi auguro che in futuro ci sia sempre meno una critica della magistratura al merito politico delle leggi in Parlamento”. E ancora “un abbassamento dei toni da parte della politica a criticare le sentenze”.
Lo scontro tra politica e magistratura sul tema va avanti da settimane. “Se noi pensiamo che ci siano elementi di frizione tra la Costituzione o tra il diritto dell’Unione e certe norme, abbiamo l’obbligo o di sollevare la questione di costituzionalità o di disapplicare o di mandare alla Corte di giustizia. E questo è un obbligo rispetto alla Corte di giustizia previsto dai trattati”. Lo ha dichiarato Silvia Albano, giudice della Sezione immigrazione del Tribunale di Roma e presidente di Magistratura Democratica.