Israeliani in piazza a Tel Aviv: “I nostri cari sono prigionieri a Gaza da 400 giorni”. La prima manifestazione dopo il cambio del ministro della Difesa.
La prima protesta degli israeliani dopo gli scontri di Amsterdam e dopo l’estromissione del ministro della Difesa Yoav Gallant, riguarda gli ostaggi. Centinaia di persone scendono in piazza a Tel Aviv, e fuori dal quartier generale delle Forze di difesa israeliane (Idf) hanno chiesto a gran voce un accordo sugli ostaggi.
L’apprensione per i propri cari detenuti a Gaza dura da 400 giorni. Il raduno è stato organizzato dall’Hostage Families Forum a Tel Aviv e manifestazioni minori anche a Gerusalemme. Secondo il Times of Israel quella di oggi, domenica 10 novembre, è la manifestazione più affollata delle ultime settimane. E proprio il cambio della squadra di governo potrebbe essere stata la ragione che ha spinto i cittadini a scendere in piazza. Yoav Gallant era considerato un sostenitore dell’accordo sugli ostaggi. Con il rimpasto di Benjamin Netanyahu, i cittadini sono preoccupati che la situazione possa cambiare in peggio per i propri cari che sono ostaggio di Hamas.
“Perché sono ancora a Gaza? 400 giorni”, si legge su uno dei cartelli apposti su un cavalcavia. “400 giorni – la vergogna di Netanyahu”, recita un altro striscione. Alla protesta partecipano anche “rappresentanti pubblici che riflettono l’ampia diversità del popolo israeliano” per portare all’attenzione del governo la volontà dell’opinione pubblica del ritorno a casa degli ostaggi.
Intanto sul fronte al Nord di Gaza 17 persone sono morte in un attacco israeliano in un campo profughi urbano. Il medico Fadel Naim, direttore dell’ospedale Al-Ahly di Gaza City, ha affermato che tra le vittime ci sono nove donne e che il bilancio potrebbe peggiorare. L’esercito israeliano ha dichiarato di aver preso di mira un sito nel quale i militanti stavano operando.
La situazione non è migliore a Damasco, in Siria, dove almeno tre persone sono morte in un attacco israeliano in un sobborgo di Sayyidad Zaynab, dove si trova un importante santuario sciita.
Grave anche il fronte libanese, dove è salito a 23 il numero dei morti in un attacco israeliano che ha colpito un’abitazione al Nord della capitale Beirut. Secondo Channel 12 Israele starebbe prendendo in considerazione un eventuale accordo con Hezbollah per un cessate il fuoco. La decisione di Benjamin Netanyahu potrebbe essere nata dal timore che il Consiglio di Sicurezza Onu possa limitare le operazioni dell’Idf. In Israele poi, si sarebbe diffuso il timore che il presidente Usa Donald Trump possa astenersi dal potere di vero per proteggere gli interessi israeliani.