Nelle scorse ore una scossa di terremoto di magnitudo 4.0 ha fatto tremare il Molise: abbiamo fatto il punto della situazione con l’Ingv.
“Monitoraggio ma niente allarmismo. Ci sono momenti di maggior rilascio di sforzo, ma le fluttuazioni sono su un valore medio costante”. Così in esclusiva per Notizie.com Giuseppe Mastrolorenzo, primo ricercatore dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.
Abbiamo sentito l’esperto di terremoti e di vulcani dell’Ingv in merito ai dati diffusi dallo stesso istituto della mappa e del numero dei terremoti registrati in Italia nel mese di ottobre 2024. Secondo l’Ingv la terra in Italia ha tremato 1292 volte, in deciso aumento rispetto a settembre. Le scosse più “importanti” si sono verificate in Calabria e nelle Marche, mentre si è al momento affievolito il bradisismo dei Campi Flegrei in Campania.
“Si è ridotto il sollevamento nei Campi Flegrei – ha spiegato Mastrolorenzo – così come l’energia meccanica ed elastica. Speriamo continui così. I terremoti dell’Appennino, invece, dipendono da fenomeni in grande scala, dalla tettonica a zolle. Parliamo dello scontro tra Africa ed Eurasia che è sempre in atto ma con diversi contesti lungo tutto l’asse appenninico”.
Mastrolorenzo a Notizie.com: “Ci sono regimi diversi di accumulo di stress”
La notte scorsa è avvenuto un terremoto, registrato all’1 e 52 minuti, con epicentro tra i Comuni di Montecilfone e Casacalenda, in provincia di Campobasso, in Molise. La magnitudo della scossa, avvertita distintamente dalla popolazione, è stata di 4.0, ad una profondità di 18 chilometri. La zona è la stessa dei terremoti avvenuti il 14 ed il 16 agosto 2018.
“Ci sono regimi diversi di accumulo di stress fra il sud Italia, l’arco calabro, l’Appennino centrale e quello tosco-emiliano. – ha continuato il primo ricercatore Ingv – La sismicità è legata a fenomeni su grande scala e su grandi scale temporali. Ci possono essere fluttuazioni, ma non variazioni significative di mese in mese. Bastano poche crisi sismiche per far aumentare il numero dei terremoti, ma mediamente, negli anni, si registrano intorno a circa 40 scosse al giorno e tali valori si conservano”.
È il caso dello sciame sismico registrato in Calabria, nella zona di Cosenza, ad ottobre. Nell’area si sono succeduti oltre 100 terremoti, in gran parte di bassa magnitudo. Il 27 ottobre la scossa più forte, avvertita alle 20 e 51 in tutta la provincia cosentina fino a Catanzaro. L’epicentro è stato localizzato a Cellara, ad una profondità di 21 chilometri per una magnitudo di 3.7.
“I regimi geodinamici responsabili della sismicità che registriamo nell’Appennino hanno scale temporali di centinaia di migliaia o milioni di anni. – ha affermato Mastrolorenzo – Nel centro Italia ci sono prevalentemente regimi distensivi, quelli che hanno causato i terremoti de L’Aquila e di Amatrice. Nell’estremo sud, invece, assistiamo a fenomeni di subduzione. Nell’ambito della geodinamica e dello scontro tra Africa ed Eurasia, l’Italia è il punto di contatto tra le due placche, ma è suddiviso in varie zolle”.
“La sismicità è costante – ha concluso Mastrolorenzo – perché l’accumulo di forze è costante così come il rilascio della forza. Quindi assolutamente nessun allarmismo. Non è il numero di scosse che ci deve preoccupare particolarmente, ma la possibilità sempre presente che lungo l’Appennino si verifichino terremoti di elevata magnitudo. Proprio per questo regime geodinamico terremoti forti ce ne sono stati e ce ne saranno ancora per centinaia di migliaia o di milioni di anni. L’unica vera difesa è l’adeguamento sismico degli edifici”.