Nei giorni scorsi a Roma si è tenuta una manifestazione incentrata sullo sviluppo dell’energia da fusione nucleare in Italia.
“È bello immaginare che ogni nazione abbia la sua piccola stella”. La premier Giorgia Meloni guarda nel futuro quando parla di nucleare. Forse un po’ troppo. Allo stesso modo, la sua apertura all’energia da fusione nelle scorse ore è passata un po’ troppo in sordina.
Complice anche la brutta influenza che aveva imposto qualche giorno di stop alla presidente del Consiglio, l’Evento ministeriale del Gruppo mondiale per l’energia da fusione, tenutosi alla Farnesina, non ha ricevuto la ribalta che ci si aspettava. Curioso. Anche perché, la manifestazione ha posto basi concrete su cui riflettere. La prima è la newco a sostegno pubblico per il rilancio del settore che coinvolge anche Enel, Leonardo e Ansaldo.
La seconda è la sigla dell’accordo tra la società americana Blue Laser Fusion (Blf) e la Rse (Ricerca sul settore energetico), società controllata da Gse (Gestore servizi energetici) a sua volta interamente partecipata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. L’accordo prevede l’avvio di attività di ricerca e sviluppo congiunte sul primo impianto al mondo a fusione inerziale (Ife) di taglia commerciale. Senza considerare che, premier influenzata a parte, l’evento ha avuto tutt’altro che un parterre di second’ordine.
A Roma era presente il direttore generale dell’Aiea (l’Agenzia internazionale per l’energia atomica) Rafael Mariano Grossi ed il Ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin. “L’energia da fusione – ha detto Meloni nel messaggio inviato in apertura dell’incontro – è il meccanismo che ha la base delle stelle e della natura. Ciò che dobbiamo fare non è altro che muoverci nel solco della natura. Ed è bello immaginare che in un futuro non lontano ogni nazione abbia la sua piccola stella capace di produrre energia sicura, pulita, illimitata”.
Alla base delle iniziative c’è lo sviluppo in Italia di impianti che sfruttino l’energia da fusione nucleare. È bene precisarlo, senza scendere in dettagli per l’appunto atomistici: la tecnologia ancora non esiste se non sulla carta. Per svilupparla, ci vogliono almeno altri 10 anni. Abbiamo parlato del tema, in esclusiva per Notizie.com, con Katiusha Eroe, responsabile nazionale energia di Legambiente, secondo cui quella rappresentata dal governo sarebbe “una falsa soluzione”.
“Parliamo di tecnologie che in commercio ancora non ci sono. – ha spiegato Eroe – Tecnologie impossibili da realizzare fino al 2035. È una modalità per distrarre gli italiani dai veri problemi dell’energia nel nostro Paese. In attesa del nucleare continueremo ad alimentarci a fonti fossili, con particolare riferimento al gas. Non leggiamo altro che un tentativo di distrarre i cittadini per continuare a giustificare l’uso del gas fino a quando queste fantomatiche tecnologie nucleari non saranno finalmente disponibili”.
Ad oggi, secondo Legambiente, siamo lontani. “Tutto quello che si sta muovendo ci racconta di costi decisamente elevati. – ha continuato la responsabile energia di Legambiente – La fisica del reattore non è cambiata. I problemi di costi, di costruzione, di sicurezza, non sono cambiati. Quel che avveniva sui grandi reattori avverrà sui piccoli. Noi siamo sempre per la ricerca, ma se non c’è nulla di concreto sarebbe più opportuno investire in tecnologie più mature, su rinnovabili ed efficienza energetica”.
Per l’organizzazione ambientalista queste ultime sarebbero le uniche soluzioni che consentirebbero al Paese e all’Europa di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, della giusta transizione energetica e della riduzione dei costi in bolletta. “Il nucleare, così come il gas, – ha concluso Eore – lascia un grosso problema di dipendenza dell’Italia dalle fonti di approvvigionamento, non essendo un Paese ricco né di uranio né di gas. Le rinnovabili si possono invece sviluppare in tutto il Paese. Il tanto vituperato superbonus, con tutte le sue criticità ha consentito, un risparmio di 3 miliardi. Sono questi i conti che bisognerebbe fare”.