L’Europol ha lanciato l’allarme sul reclutamento dei minorenni da parte della criminalità organizzata: i videogame utilizzati per insegnare a sparare.
Challenge, missioni, ricompense. E poi emoji, promesse di guadagni e linguaggio business. Tecniche di fascinazione messe in atto dalla criminalità organizzata che puntano a giovani e giovanissimi da reclutare. È la gamification, il fenomeno messo nel mirino dall’Europol.
L’Agenzia di sicurezza con sede a l’Aia, nei Paesi Bassi, ha elaborato un documento di intelligence, che Notizie.com è riuscita a visionare, intitolato The recruitment of young perpretators for criminal networks. I dati raccolti sono allarmanti: ragazzi tra i 13 ed i 17 anni sono reclutati sistematicamente dalle organizzazioni criminali in praticamente tutti gli affari illegali. Dalla droga alle armi, dalle estorsioni agli omicidi.
I contatti iniziali avverrebbero tramite social media o app per la messaggistica istantanea in chat criptate. I giovanissimi diverrebbero degli strumenti sicuri ed efficienti per le reti criminali: fantasmi che appaiono e scompaiono, veloci, non lasciano traccia, nessun contatto con i vertici delle organizzazioni. In questo modo, anche se catturati, non potrebbero rivelare alcunché alle forze dell’ordine.
“Le reti sfruttano i minori – si legge in una nota dell’Europol – utilizzando messaggi in codice, slang e tattiche di gamification per inquadrare le attività criminali come sfide o giochi. Tali tecniche sono progettate per attirare i giovani in attività criminali, spesso facendole apparire finanziariamente attraenti o socialmente gratificanti. Le piattaforme di social media dotate di funzionalità di messaggistica crittografata vengono sfruttate in modo improprio dai criminali per poter operare con visibilità minima, consentendo interazioni che non lasciano tracce digitali e riducono il rischio di essere scoperti”.
Recenti indagini hanno confermato che i minorenni svolgono un ruolo attivo nel narcotraffico. Spacciatori, corrieri, magazzinieri. Ma anche estrattori di droga dai container nei porti per effettuare il cosiddetto rip-off. Ovvero, per prelevare borsoni contenenti lo stupefacente posti nelle vicinanze del portellone del container. Le piattaforme online sarebbero quindi utilizzate per attirare i giovanissimi con i guadagni, arrivando ad offrire anche 20mila euro per un omicidio.
“La loro limitata consapevolezza della struttura della rete criminale e nessun casellario penale li rendono agenti a basso rischio. – si legge nell’informativa – Agiscono tramite una rete di coordinatori che consegnano incarichi e istruzioni tramite app di messaggistica. I criminali possono impostare messaggi che si autodistruggono, eliminare le cronologie delle conversazioni e limitare l’accesso di gruppo ai membri verificati. I reclutatori attirano i minori usando termini come soldi facili o denaro veloce”.
Le organizzazioni utilizzano slang, emoji e frasi codificate per comunicare con i giovani. Ad esempio: fiocchi di neve per la cocaina o alberi per indicare la marijuana. Poi, c’è la gamification. I criminali adottano un linguaggio familiare per i ragazzi, imitando anche noti influencer. I compiti illegali vengono presentati come sfide, challenge, missioni da portare a termine per aumentare il proprio punteggio, guadagnare soldi e prestigio criminale. Tutto ciò ha anche un doppio scopo secondo l’Europol. Le reti desensibilizzano i minori ai rischi e incoraggiano la partecipazione senza rivelare la vera natura dei crimini coinvolti.
“A volte i videogiochi vengono utilizzati come strumenti didattici – conclude l’Europol – per insegnare a sparare o tecniche violente. In alcuni casi, i reclutatori possono anche offrire ricompense per il completamento di compiti specifici, promuovendo un senso di realizzazione tra i giovani partecipanti. I criminali spesso usano un linguaggio emozionale che promuove la fiducia, la lealtà e un senso di appartenenza. I reclutatori possono far sentire i minori speciali”.