Tornano al centro delle polemiche i centri migranti realizzati dall’Italia in Albania: le ong del Mediterraneo hanno lanciato gravi accuse.
“Riteniamo inaccettabile la pratica di ‘selezione’ medico-sanitaria come criterio per la deportazione in Albania”. È la denuncia firmata in queste ore da diverse realtà sanitarie che si occupano di soccorso nel mar Mediterraneo.
Tra i firmatari anche Emergency, Medici Senza Frontiere, Sos Humanity e Mediterranea Saving Humans. Le organizzazioni hanno anche lanciato un appello ai professionisti della sanità e agli Ordini dei medici, degli infermieri e degli psicologi affinché prendano le distanze da tali pratiche. Una nuova durissima accusa, insomma, per i centri migranti realizzati dal governo italiano in Albania. Le strutture sono già al centro di numerose polemiche. Per ben due volte è stato ordinato dai giudici il rientro in Italia.
Secondo le ong, insomma, il protocollo Italia-Albania viola il codice di deontologia medica e i diritti umani. E mette a rischio la salute fisica e psicologica delle persone migranti. “La maggior parte dei sopravvissuti – ha commentato Laura Crameri, coordinatrice dell’assistenza a bordo di Humanity 1 – che i nostri team medico e di assistenza a bordo di Humanity 1 hanno curato hanno subito violenze fisiche, psicologiche o sessuali, tra cui torture e stupri, durante il viaggio verso l’Europa”.
I migranti, insomma, sarebbero a grave rischio di sviluppare problemi di salute mentale come il disturbo post-traumatico da stress. Per il trasferimento dei migranti in Albania, l’Italia ha utilizzato per gli unici due viaggi, fino a questo momento, la nave Libra della Marina Militare. Ma a bordo del pattugliatore, dove deve avvenire il primo screening per valutare la “vulnerabilità” delle persone “non ci sono le condizioni per un’adeguata valutazione”. Bisogna ricordare che i centri sono destinati a uomini adulti, non accompagnati ed in buone condizioni di salute.
“Sottolineiamo l’ambiguità del ruolo svolto dalle istituzioni di garanzia coinvolte in questo sistema. – ha detto Flavia Pergola, portavoce di Msf – Operatori e operatrici della salute non dovrebbero essere coinvolte in tale sistema. Un sistema discriminante e degradante per l’essere umano. La nostra professione deve essere esercitata nel rispetto del Codice Deontologico e dei diritti umani”. Sotto accusa sono finiti il Ministero della Salute, il Corpo italiano di soccorso dell’Ordine di Malta (Cisom), l’Ufficio di sanità marittima, aerea e di frontiera (Usmaf). Coinvolta anche l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), agenzia dal 2016 collegata all’Onu.
“Chiediamo – ha concluso Pergola – alla Federazione nzionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo), alla Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (Fnopi), agli Ordini degli Psicologi, alle società scientifiche di ambito medico e a tutte le realtà medico-sanitarie interessate di prendere formalmente e pubblicamente le distanze da tali pratiche”.