La stanchezza addormenta parte del cervello e ci rende aggressivi, la scoperta arriva dalla Scuola Itm di Lucca in collaborazione con l’Università di Firenze.
Una svolta che potrebbe far diminuire radicalmente le aggressioni nel mondo o semplicemente indicare una vita per prendere decisioni consapevoli.
Pietro Pietrini, professore ordinario di biochimica e biologia molecorale all’IMT Scuola alti studi di Lucca nonché medico chirurgo, ha parlato della ricerca a Notizie.com effettuata col suo team nel Molecular Mind Lab dell’istituto, pubblicata dalla rivista dell’Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti. Lo studio punta a scoprire il funzionamento del “sonno locale: ma che si intende quando una parte del cervello che si addormenta? “Il sonno localizzato è la comparsa di onde lente, simil-sonno, le stesse del sonno lento, che compaiono in alcune zone del cervello, con l’individuo fenotipicamente sveglio“, spiega lo specialista.
“In un certo senso la parte del nostro cervello si affatica e si “mette a dormire”. Il nuovo studio ha messo insieme economisti, neuroscienziati e psicologi, utilizzando quelli che vengono chiamati nell’ambiente giochi economici. Questi prevedono che un individuo debba prendere delle scelte e che queste possano essere divise in cooperative o aggressive. Basta fare il classico esempio della torta, si può decidere di fare a metà con la controparte, ma si può anche essere aggressivi e prenderla tutta per lasciare all’altro una fetta. Se si trova una personalità remissiva di fronte questa lo accetterà, ma se si è di fronte a un aggressivo come noi la torta finirà per terra e nessuno mangerà nulla. Il concetto è quello del gioco “Falco-Colomba” come viene chiamato in gergo“, aggiunge Pietrini.
Pietro Pietrini specifica cosa appare poi successivamente in questo gioco del falco e la colomba, spiegato prima, che contraddistinguono da un lato la parte aggressiva e dall’altro quella remissiva. Spiega: “Abbiamo guardato cosa succede nel cervello quando i soggetti fanno delle scelte di fronte a proposte che possono garantire una scelta cooperativa o una aggressiva. Abbiamo diviso i soggetti tra chi faceva il compito tranquillamente in condizioni di riposo, e chi prima di arrivare a fare questi compiti economici era stato affaticato a livello mentale lavorando sulle funzioni esecutive”.
Da lì arriva l’ultimo passo: “In estrema sintesi ci siamo accorti che chi era stato affaticato, andava a diminuire oltre la metà la scelta cooperativa con le persone risultando dunque più aggressivo in media. Il messaggio è che, quando siamo in una situazione di affaticamento, non abbiamo le risorse per controllare il comportamento nella maniera più opportuna diventando aggressivi a scopo evolutivo per procurarci le risorse anche quando l’atteggiamento non paga. L’ulteriore passo nuovo che abbiamo compiuto nella ricerca è legato alla scoperta nei soggetti stancati precedentemente delle onde lente del sonno nella corteccia frontale deputata alla presa di posizione e abbiamo capito che è questo che porta al cambiamento di comportamento. Quando siamo stanchi ci si “addormenta” questa parte del cervello e l’individuo diventa significativamente, marcatamente, più aggressivo. Si passa dall’86% delle scelte cooperative nei soggetti a riposo, al 41% in quelli “stancati”, quasi il doppio”.
Pietrini conclude: “Questo studio può portare a diminuire le situazioni di aggressività. Bisogna trarre dagli studi una risposta ovviamente. I dati ci dicono alcune cose importanti sulla quotidianità. Si passa alla spiegazione, per fare qualche esempio, dai limiti di apprendimento dei giovani a momenti di agitazione durante momenti delicati come una mediazione economica o una situazione di confronto legale”.
Quale può essere la soluzione per essere meno aggressivi? “Dobbiamo essere consapevoli di avere limitazioni che appaiono decisamente prima che ci sentiamo fisicamente stanchi. La situazione di sonno localizzato, che abbiamo visto porta all’aggressività, non avviene solo dopo 12 ore che siamo in piedi e vogliamo dormire, ma anche quando il soggetto è stanco per un’attività cognitiva anche se non lo sente e in questo modo possono essere condizionate le nostre scelte”.