Sono state riaperte le indagini sul rogo del 1983 al Cinema Eros che causò la morte di sei persone. La decisione presa dopo aver ascoltato il podcast del Corriere della Sera.
C’è la possibilità che attorno ai due killer, che sono stati condannati, ci sarebbe stata una rete di estremisti neonazisti o sette esoteriche.
La sala del cinema per adulti di viale Monza fu data alle fiamme dal cosiddetto Gruppo Ludwig. Furono condannati a 27 anni Wolfgang Abel, morto lo scorso ottobre, e Marco Furlan, uscito invece dal carcere nel 2008 con affidamento direttamente ai servizi sociali. Ricordiamo che, ancora oggi, rimane il dubbio chi fosse il terzo uomo che il gestore del cinema a luci rosse aveva indicato presente insieme ad Abel e Furlan.
“Basso e tarchiato”, questa la descrizione dell’uomo che sarebbe ancora in libertà oggi, ammesso che sia ancora vivo. Da queste basi sono ripartiti, quarant’anni dopo l’episodio, i pm milanesi, Leonardo Lesti e Francesca Cupi, che sono pronti a servirsi dei nuovi dettagli emersi sulla strage di Brescia a piazza della Loggia per capire meglio cosa ruotasse attorno alla rete veneta dei ragazzi.
Il 14 maggio del 1983 prese luogo la strage del Cinema Eros di Milano, conosciuto anche come il rogo. Fu un attentato terroristico di matrice neonazista, effettuato dal Gruppo Ludwig durante la proiezione del film Lyla, profumo di femmina. Morirono sei persone nella strage tra cui cinque spettatori e un passante che provò a salvare alcune delle vittime. Quest’ultimo era Livio Ceresoli, un medico di 46 anni.
Le vittime non sopravvissero alle gravi ustioni riportate e morirono alcuni giorni dopo l’episodio dopo essere rimasti intrappolati nel cinema. Erano presenti sul posto 32 persone, compresi gli assassini, e la maggior parte di questi riuscì a uscire dalle porte di sicurezza.
L’atto fu rivendicato da Ludwig attraverso un volantino inviato direttamente all’agenzia di stampa Ansa di Milano dove si leggeva: “Rivendichiamo il rigo, una squadra della morte ha giustiziato uomini senza onore, irrispettosi della legge di Ludwig. Per appiccare l’incendio sono stati usati una tanica e un bidone di plastica ai cui manici sono attaccati una catenella da lavandino e una fascetta metallica”.
A oggi ancora non si sa chi fosse il terzo esecutore presente sul posto come denunciato dal gestore del cinema che fece fermare appunto Marco Furlan e Wolfgang Abel. L’indagine sarà sviluppata per cercare di far emergere qualcosa anche per questo motivo.