Il fenomeno delle petroliere ombra della Russia è ormai dilagante: Mosca aggira in questo modo le sanzioni, rischiando anche disastri ambientali.
La Russia ha realizzato e sempre più potenziato una flotta di “petroliere ombra” che esportano greggio e gas liquido. Si tratta di una modalità sviluppata per aggirare le sanzioni dell’Unione europea dopo l’invasione dell’Ucraina nel febbraio del 2022.
Il fenomeno ha raggiunto proporzioni enormi. Negli ultimi 2 anni, il volume di petrolio russo trasportato dalle petroliere ombra è aumentato costantemente, raggiungendo 4,1 milioni di barili al giorno nel giugno 2024 e costituendo il 70% delle esportazioni marittime totali della Russia. Mosca non ha solo aggirato le sanzioni, ma ha anche ottenuto più di quanto avrebbe guadagnato con traffici legittimi. Solo nei primi 9 mesi del 2024, la flotta ombra ha permesso alla Russia di guadagnare 10 dollari in più al barile per le sue vendite di petrolio, generando 8 miliardi di dollari di guadagni extra.
Sul caso è intervenuto nelle scorse ore il Parlamento europeo che ha votato una nuova risoluzione. Gli eurodeputati hanno richiesto nuove sanzioni, ispezioni e controlli mirati. L’obiettivo è vietare le importazioni di combustibili fossili russi. Con ogni probabilità, quindi, nei nuovi pacchetti di sanzioni saranno inseriti anche proprietari, operatori, gestori, conti, banche e compagnie di assicurazione. Il Parlamento ha chiesto agli Stati membri di designare strutture portuali in grado di gestire navi sanzionate che trasportano petrolio greggio e gas naturale liquefatto e di sequestrare i carichi illegali.
Cosa sono le petroliere ombra? Il dossier del Pe
Ma cosa sono le petroliere ombra? Il Parlamento europeo si è avvalso di un rapporto, che Notizie.com è riuscito a visionare, in cui il quadro è descritto con precisione. Il dossier include anche dati forniti da Lloyd’s List Intelligence e Windward, che si occupano dei traffici marittimi. Sostanzialmente, la Russia utilizza vecchie petroliere, spesso non assicurate e di proprietà poco chiara, per esportare il suo petrolio greggio e i suoi prodotti petroliferi all’estero. Vecchie navi, il cui sequestro non costituirebbe un danno economico elevato per la Russia, che fanno temere però anche disastri ambientali.
C’è da specificare che le ampie sanzioni contro l’economia russa hanno l’obiettivo di frenare le entrate russe che finanziano lo sforzo bellico. Le esportazioni non sono completamente vietate ma Mosca dovrebbe rivendere il petrolio al di sotto di determinati prezzi. Per eludere le sanzioni, la flotta ombra di Mosca fa uso di bandiere di convenienza e intricate strutture di proprietà e gestione, ma non solo. La Russia farebbe largo uso di trasferimenti da nave a nave, blackout dei sistema di identificazione, posizioni in mare falsificate.
Mosca avrebbe investito 10 miliardi di dollari per sviluppare la flotta di petroliere ombra
Non si tratta di un fenomeno completamente nuovo. In passato è già stato osservato per l’Iran, la Corea del Nord ed il Venezuela. Ma la Russia ha portato l’uso della flotta ombra a un altro livello. Secondo il dossier dell’intelligence Mosca avrebbe investito 10 miliardi di dollari per svilupparla. Ha cambiato la proprietà di circa 90 petroliere dalla società statale Sovcomflot ad aziende con sede negli Emirati Arabi. Ha poi acquistato altre vecchie navi che sarebbero altrimenti state ritirate e smantellate. Altre imbarcazioni poi sono utilizzate per traffici legittimi, rendendo ancor più complicati i controlli. Non è chiaro con esattezza quante navi compongano la flotta, ma la stima è di circa 1000 petroliere coinvolte in un modo o nell’altro nel commercio dei prodotti petroliferi di Mosca.
Le petroliere ombra russe usano poi bandiere di convenienza come Isole Cook, Eswatini, Gabon, Liberia, Malta, Isole Marshall, Panama. Almeno tre navi lasciano i porti russi ogni giorno, per un totale di circa 800 viaggi nei primi 8 mesi del 2024. Il volume delle esportazioni è aumentato costantemente, raggiungendo 4,1 milioni di barili al giorno nel giugno 2024. Gli esperti hanno stimato che dall’inizio della guerra con l’Ucraina, la flotta abbia trasportato oltre 142 milioni di barili di prodotti grezzi e petroliferi russi. I primi tre Paesi che importano petrolio greggio russo sono India, Cina, Turchia e Brasile.