Regionali, la doppietta del centrosinistra in Umbria ed Emilia Romagna. I nuovi governatori sono rispettivamente Stefania Proietti e Michele De Pascale.
Nel momento in cui le sezioni scrutinate sono 4.071 (su 4.529) in Emilia Romagna, la vittoria di Michele De Pascale è alla percentuale del 56,68% contro il 40,18% del centrodestra di Elena Ugolini. Anche Stefania Proietti con il 51,56% in vantaggio sulla sfidante del centrodestra Donatella Tesei.
Il Pd è il primo partito della Regione, con il 42,92% dei voti, seguito da Alleanza Verdi e Sinistra – Coalizioni civiche – Possibile, al 5,26%, Civici con De Pascale Presidente al 3.82%, Movimento 5 Stelle al 3,56%. Infine, Riformisti Emilia Romagna-Futura-De Pascale Presidente all’1,70%.
La sfidante Elena Ugolini si era presentata con la civica Rete Civica – Elena Ugolini Presidente (5,10%), trovando l’appoggio dei partiti di centrodestra Fratelli d’Italia (23,84%), Forza Italia – Berlusconi – Ugolini Presidente – Noi Moderati al 5,65%, Lega Salvini Emilia Romagna – Il Popolo della Famiglia, al 5,30%.
Il dato in Emilia Romagna è stato chiaro dopo poche ore dalla chiusura delle urne. La segretaria Dem Elly Schlein dopo essere stata a Bologna al fianco del neoeletto Michele De Pascale, è partita per Perugia per sostenere Stefania Proietti.
L’astensionismo preoccupa, De Pascale: “Dovremo riflettere”
Alle urne si è recato complessivamente il 47,38% dei cittadini, registrando una bassa affluenza in entrambe le Regioni. Precisamente in Emilia Romagna ha votato il 46,52% degli aventi diritto e in Umbria il 52,30%. “È chiaro che c’è un dato di partecipazione alle urne che preoccupa”, ha ammesso il neo presidente Michele De Pascale parlando ai giornalisti dopo la sua elezione. “Sarà un elemento di riflessione e deve esserlo anche per noi in maniera indiscutibile”.
Dello stesso avviso è il deputato Dem dell’Emilia Romagna Andrea De Maria: “Dobbiamo interrogarci sul rapporto tra politica e cittadini”, dichiara ai nostri microfoni commentando il risultato delle urne. “Penso che una politica che litiga troppo e dà l’idea di parlare poco dei problemi concreti venga punita”, aggiunge, spiegando così la sconfitta del centrodestra: “Una campagna elettorale aggressiva del centrodestra tutta in negativo non credo che li abbia ripagati”.
De Maria avanza un’altra ipotesi dietro all’astensionismo: “Un evidente problema di poca informazione sulle regionali. In tanti non sapevano che si votasse. C’è stata poca copertura mediatica, anche perché si dava per scontato l’esito, come poi è stato. Ma questo non cambia né la dimensione, la forza e il successo di Michele De Pascale né le buone basi che già ci sono per il lavoro da fare insieme”.
De Maria (Pd) a Notizie.com: “Successo indiscutibile, ha pagato l’unità del campo largo”
Un risultato “bello e netto”, quello di De Pascale, “un successo importante del centrosinistra, indiscutibile nei numeri. I cittadini hanno premiato la forza, la credibilità e l’autorevolezza – aggiunge il deputato – ma anche l’unità del centrosinistra, che si è presentato con una coalizione larga e un programma condiviso per la Regione”.
De Pascale è stato scelto come candidato alla presidenza all’indomani delle dimissioni dell’ex governatore Stefano Bonaccini, che è stato eletto all’Europarlamento. “Abbiamo indicato la candidatura di Michele con voto unanime. Sulla vittoria è contato senza dubbio il buon governo delle amministrazioni di centrosinistra precedenti”.
L’Emilia Romagna è una roccaforte ancora difficilmente espugnabile, ma i fattori della tenuta del centrosinistra sono diversi dal passato. Lo dichiara Luca Verzichelli, presidente della Società italiana di Scienza Politica (Sisp) e professore ordinario dell’Università di Siena. Contattato da Notizie.com per un’analisi del voto: “Una volta era una questione di tenuta in positivo. L’Emilia Romagna per la seconda elezione consecutiva scende sotto il 50%. Vuol dire che prima si vinceva convincendo più della metà degli elettori, questa volta è il centrodestra che non riesce a convincere quella la fetta delusa dalla politica”.
Ottimo risultato per Fratelli d’Italia, ma “non riesce ad acchiappare tutti i voti in libera uscita dalla Lega”, aggiunge il politologo. “In buona parte degli astenuti, è chiaro, c’è molto centrodestra”.
Elezioni Umbria, Proietti: “Riportata la Regione ai cittadini”
In Umbria invece, nel momento in cui sono stat scrutinate 526 sezioni su 1000, in testa c’è la neopresidente della Regione Stefania Proietti con il 51,56% appoggiata dal Pd (31,38%), Movimento 5 Stelle (4,94%), Umbria Domani Proietti Presidente (4,34%), Alleanza Verdi e Sinistra (4,12%), Umbria per la Sanità Pubblica (2,35%). E ancora, Umbria Futura – Riformisti e Civici Proietti Presidente (2,24%) e Civici Umbri (1,45%).
La principale sfidante di Proietti, Donatella Tesei, si è fermata al 45,72%. La coalizione di centrodestra che la appoggiava era formata da Fratelli d’Italia (19,68%), Forza Italia (9,07%), Lega (7,77%), Tesei Presidente (4,65%), Alternativa Popolare (2,70%), Noi Moderati – Civici per l’Umbria (2,28%) e Unione di Centro (0,56%).
“Un’emozione straordinaria, un risultato che non ci aspettavamo”. È il commento di Stefania Proietti, nuova presidente della Regione Umbria. “Una regione in festa, perché è una vittoria non certo mia, ma di una grande squadra che ha lavorato con grande umiltà al servizio dei cittadini. Abbiamo riportato l’Umbria nelle mani degli umbri”.
Il caso del Movimento 5 Stelle: “Partito poco organizzato sui territori”
Un’analisi a parte per il Movimento 5 Stelle, che ha ottenuto il 3,55% in Emilia Romagna e il 4,80% dei voti in Umbria. Il partito si prepara alla costituente e si troverà ad affrontare il bivio tra il nuovo e il “vecchio” corso, in una spaccatura interna tra il fondatore Beppe Grillo e il presidente Giuseppe Conte. L’ex premier non ha potuto partecipare ai festeggiamenti delle elezioni regionali in Umbria e in Emilia Romagna perché impegnato nei preparativi dell’evento che si terrà il 23 e 24 novembre.
“Penso che c’è un calo strutturale rispetto al decennio d’oro dei 5 Stelle, dal 2013 a fine della scorsa legislatura. Però c’è anche una situazione particolare di un partito che ancora si chiede come organizzarsi al proprio interno, a costo di dividersi anche in modo evidente”, commenta Verzichelli ai nostri microfoni.
“Alle regionali ci vuole più organizzazione, entra in campo la capacità dei partiti di penetrare nelle realtà. Il Movimento 5 Stelle non ha mai saputo farlo. Passare dal 5 al 4% non è affatto una flessione: perdere un punto su cinque non è poco”.