Sciopero dei medici: adesioni fino all’85%. Chiesto incontro urgente alla premier Giorgia Meloni: “Veduta miope sul sistema sanitario”.
Picchi dell’85% di adesioni di medici, dirigenti sanitari e infermieri, nel giorno dello sciopero nazionale della sanità. Tantissimi professionisti hanno incrociato le braccia per chiedere una riforma del sistema e un incontro con il ministro della Sanità Orazio Schillaci e la premier Giorgia Meloni.
Nel mercoledì nero per la sanità, un numero massivo di professionisti sono scesi in piazza a Roma, in piazza Santissimi Apostoli, in un sit-in di protesta. L’adesione altissima è “un segnale importante, che dovrebbe far riflettere sulle condizioni di lavoro inaccettabili negli ospedali di tutta Italia”. Lo hanno dichiarato in una nota Pierino Di Silverio, segretario Anaao Assomed, Guido Quici, presidente di Cimo-Fesmed e Antonio De Palma, presidente Nursing Up.
La Manovra economica in esame alla Camera in queste settimane “sancisce l’ennesimo dietrofront su impegni assunti dal ministro Schillaci prontamente smentiti dal Med che, senza senza discostarsi da logiche ultradecennali, continua a spadroneggiare in lungo e largo minando seriamente la salute dei cittadini italiani”. Non usano mezzi termini i sindacati, in una lettera inviata alla premier Giorgia Meloni, nella quale chiedono un tavolo di confronto d’urgenza.
I sindacati medici: “Dalla politica visione miope della sanità”
Ma la Legge di Bilancio non è l’unico problema: il disastro della sanità viene da lontano e non ha colori politici. Una visione politica “miope” che “non tutela la salute dei cittadini”, che è rimasta uguale negli ultimi 46 anni e che non accenna a cambiare.
“È vero che l’attuale governo ha stanziato più risorse in assoluto per il Fondo Sanitario Nazionale”, si legge nella lettera, “ma sono spalmate nei prossimi 5 anni”. E al netto dei rinnovi dei contratti, “sono ben al di sotto del tasso dell’inflazione, quindi non in grado di sostenere un servizio sanitario già in grande difficoltà”.
Finanziamenti e leggi sufficienti a malapena a mantenere lo status quo, ma che non basteranno a ridurre le liste di attesa. Sanitari sottopagati, denunciati: “Le aggressioni di tutti i giorni testimoniano che esiste una vera emergenza sociale che il governo è tenuto a prendere in considerazione”.
Risorse, riforma, sicurezza e formazione: sono i quattro punti fondamentali sui quali i sanitari italiani non faranno retrofront. Lo ha annunciato a questi microfoni ieri, 19 novembre, il segretario nazionale di Anaao Assomed Pierino Di Silverio: “In questa finanziaria le risorse sono poche e distribuite male. Continuiamo a lavorare tra aggressioni e denunce, sottoposti a quattro tribunali: ordinario, ordinistico, aziendale e mediatico. Inoltre – ha continuato – siamo l’unico Paese al mondo che tiene chiusi in una gabbia d’oro 50mila specializzandi, senza permettere lori di imparare negli ospedali”.
Non si possono ridurre le liste di attesa mantenendo il tetto di spesa sul personale. Non bastano i finanziamenti spot per finanziare la sanità privata “che sfrutta i propri dipendenti senza rinnovare loro i contratti da quasi vent’anni”.
Lo sciopero è stato indetto alcune settimane fa dalle tre sigle, ma hanno aderito anche altri sindacati. A rischio 1,2 milioni di prestazioni sanitarie. E molti servizi, compresi gli esami di laboratorio, circa 15mila interventi chirurgici programmati. Ma anche 100mila visite specialistiche e 50mila tra servizi assistenziali, prestazioni infermieristiche ed ostetriche, anche a domicilio ed esami radiografici. Nel corso della giornata sono state comunque garantite le prestazioni mediche d’urgenza.
Schillaci: “Lo sciopero è un diritto, incontreremo i medici”
“Occorre evidenziare che in buona parte dei servizi del Sistema sanitario nazionale, una percentuale di professionisti, anche in molti casi superiore rispetto a quanto previsto dalla normativa vigente, è stata “esonerata dallo sciopero” per garantire i contingenti minimi, impedendo quindi loro di astenersi dal lavoro”, scrivono i tre sindacati in una nota.
Circa il 20% delle Aziende non ha dato disposizioni al personale sul contingentamento minimo per lo sciopero, “creando grandi difficoltà per circa 20mila medici e 100mila infermieri e professionisti sanitari”.
“È un diritto scioperare. Noi abbiamo ricevuto i sindacati dei medici più di una volta e li incontreremo anche dopo questo sciopero”. Così il ministro della Salute Orazio Schillaci. “Siamo disponibili anche a risolvere alcune questioni che sono rimaste in ballo”.