Mandato di arresto per Netanyahu, la comunità ebraica: “Dalla Corte un attacco politico come quello studentesco”

La politica italiana divisa alla notizia del mandato di arresto della Corte penale internazionale per Netanyahu e Gallant. La reazione della comunità ebraica.

La richiesta di arresto della Corte penale internazionale nei confronti Netanyahu e Gallant, è politica: un attacco alla stregua delle manifestazioni universitarie in Europa”. Non utilizza mezzi termini Celeste Vichi, presidente dell’Unione Associazione Italia Israele, contattata da Notizie.com.

Benyamin Netanyahu, Mohammed Deif e Yoav Gallant in una combo
Mandato di arresto per Netanyahu, la comunità ebraica: “Dalla Corte un attacco politico come quello studentesco” (Ansa Foto) – notizie.com

La notizia del mandato di arresto nei confronti del premier israeliano e del ministro della Difesa, oltre che del capo del braccio armato di Hamas, Mohammed Deif, è stato l’argomento più dibattuto delle ultime ore e non accenna a placarsi.

Dall’Italia la politica è divisa sulla questione. Il ministro della Difesa Guido Crosetto, a Porta a Porta ha commentato la sentenza, definendola “sbagliata”. Perché ha messo sullo stesso piano il premier e il ministro israeliano e il capo di Hamas che ha organizzato l’attentato del 7 ottobre. “Sono due cose completamente diverse”. Tuttavia “se dovessero arrivare in Italia dovremmo arrestarli, perché noi rispettiamo il diritto internazionale”.

Non è dello stesso avviso il vicepremier Matteo Salvini, che a margine dell’assemblea nazionale di Anci ha dichiarato: “Conto di incontrare presto esponenti del governo israeliano e se Netanyahu venisse in Italia sarebbe il benvenuto. I criminali di guerra sono altri”. 

Gli Stati Uniti hanno respinto “categoricamente” la decisione della Corte penale internazionale. “Rimaniamo profondamente preoccupati dalla fretta del procuratore di richiedere i mandati di arresto”, perché “la Corte penale internazionale non ha giurisdizione su questa vicenda”. 

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha parlato di decisione assurda e antisemita. Israele non “si piegherà alle pressioni, non si farà intimidire e non arretrerà”. Ai nostri microfoni, attraverso la voce di Celeste Vichi ha parlato la comunità ebraica in Italia: “Questa decisione è basata sulla distorsione pregiudiziale che metto sullo stesso piano aggressore e aggredito e pone una pericolosa equivalenza tra Israele, Stato democratico, e i terroristi di Hamas”.

“L’unico genocidio è quello di Hamas”

E mentre gran parte dell’opinione pubblica mondiale scende in piazza a favore della Palestina, Vichi ricorda: “Prima del 7 ottobre erano in corso rapporti di normalizzazione con il mondo arabo. A Gaza erano stati rilasciati migliaia di permessi di lavoro per entrare in Israele e stavano per essere firmati gli Accordi di Abramo con l’Arabia Saudita. Israele è stato trascinato in una guerra che non ha cercato e non voleva. E che è una conseguenza dell’aggressione di Hamas del 7 ottobre”. 

Respinta anche l’accusa di genocidio: “L’unico vero attacco genocidiario è quello di Hamas e la Corte penale internazionale non ne fa menzione. Inoltre, restando sul piano del diritto, la Cpi ha competenze solo per i Paesi che l’hanno ratificata: così non è per Israele e per gli Usa. Affinché possa intervenire poi, è necessario che lo Stato in questione non abbia un sistema giudiziario in grado di occuparsi della violazione del diritto umanitario e dei crimini di guerra. Questo non vale per Israele, che è uno Stato di diritto. La Corte al massimo, avrebbe dovuto aspettare che Israele attivasse i suoi strumenti giuridici interni e poi intervenire”. 

Celeste Vichi (Uaii) in primo piano
“L’unico genocidio è quello di Hamas” (Foto social) – notizie.com

Per l’Unione delle Associazioni Italia Israele, il mandato di arresto è un’azione “politica e diplomatica. L’attacco a Israele ormai non è più solo militare. Sta vincendo sul terreno a Gaza, in Libano, nello Yemen e con l’Iran. Ma sta affrontando anche un attacco diplomatico alla giustizia da parte della Cpi che deve essere considerata alla stregua di quanto accade nelle piazze universitarie europee”.

Eppure sono in tanti a parlare di genocidio da parte di Israele a Gaza. Anche Papa Francesco nel suo ultimo libro: “Dobbiamo parlare anche dei numeri”, conclude Celeste Vichi. “Secondo lo Stato della Palestina, la popolazione nel 2023 era di 5 milioni e 400mila persone, di cui 1,8 a Gaza. La crescita è del 3,3%: 180mila persone, e non è diminuita. Stando alla propaganda del Ministero della Salute di Gaza, quindi di Hamas, i morti sono 43mila: l’1,1% della popolazione. Un costo meno alto del Vietnam e dell’Ucraina. E non dimentichiamo che Hamas usa i civili come scudi umani. Quando ci fanno vedere i bambini morti, dimentichiamo che nessuno di loro è stato protetto nei 700 chilometri di gallerie di Hamas. Oltretutto, i miliziani di Hamas non indossano divise e non sono riconoscibili. Israele conta 8.500 morti e per la maggior parte di tratta di miliziani di Hamas scambiati per civili perché non si fanno riconoscere. Questa è una guerra asimmetrica. Prima di parlare di genocidio, bisognerebbe fare attenzione”.

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