“Ho ucciso mia moglie Francesca Deidda, mi pare impossibile”, l’orrore raccontato da Igor Sollai. L’Iss a 3 giorni dal 25 novembre: “La violenza modifica il dna”

Igor Sollai, in carcere dal luglio scorso, ha confessato di aver ucciso sua moglie Francesca Deidda, i cui resti sono stati trovati in un borsone.

È crollato a 6 mesi dal femminicidio ed un lungo periodo di riflessione. Maturato con ogni probabilità dal fatto che si trovava già in carcere per il delitto. Incastrato da prove schiaccianti e in attesa della rivelazione del solo movente. Igor Sollai di 43 anni ha confessato di aver ucciso la moglie Francesca Deidda.

Francesca Deidda Igor Sollai
“Ho ucciso mia moglie Francesca Deidda, mi pare impossibile”, l’orrore raccontato da Igor Sollai. L’Iss a 3 giorni dal 25 novembre: “La violenza modifica il dna” (FACEBOOK FOTO) – Notizie.com

Non riesco a rendermi conto di quello che ho fatto, mi sembra impossibile”, ha detto l’uomo prima ai suoi avvocati, Carlo Demurtas e Laura Pirarba, e poi al pm Marco Cocco. Sollai è nel carcere di Uta dal luglio scorso. L’uomo è accusato di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere per aver ucciso e nascosto il corpo della moglie. Fino a ieri Igor si era sempre proclamato innocente ed aveva anche inviato una lettera al fratello della donna.

Francesca è sparita da San Sperate, un Comune a una ventina di chilometri da Cagliari, il 10 maggio scorso. I resti della donna sono stati trovati il 18 luglio in un borsone nero tra la vegetazione nelle campagne tra Sinnai e San Vito, vicino alla vecchia statale 125. Sollai, insomma, non si capaciterebbe di quanto è stato capace di fare. Confermando in gran parte, nelle ore di interrogatorio cominciato ieri pomeriggio e concluso a tarda notte, quanto avevano già ricostruito carabinieri e Procura della Repubblica di Cagliari.

Un orrore andato avanti per giorni

Un disegno preciso, lucido. Un orrore andato avanti per giorni che emerge in toto a poche ore, ormai, dal 25 novembre, quando ricorrerà la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Sollai ha detto di aver ucciso la moglie a colpi di martello, nel sonno. Poi avrebbe occultato il cadavere. Un piano complesso quello messo a punto dall’uomo, che aveva anche continuato ad utilizzare il telefono di Francesca per mandare messaggi a parenti e amici.

Ha commesso però alcune leggerezze, prontamente individuate dagli inquirenti e dagli investigatori. Le colleghe della moglie avevano organizzato una chat trappola, parlando di un’altra collega che in realtà non esisteva. Sollai ha poi utilizzato la carta di credito per comprare le piante con cui coprire il cadavere, il borsone nero in un negozio cinese ed ha tentato di vendere il divano sul quale riposava Francesca quando è stata uccisa.

A questo punto mancherebbe solo il movente. Secondo gli inquirenti Francesca sarebbe stata uccisa perché Igor voleva impossessarsi della casa e del premio dell’assicurazione sulla vita da 100mila euro che i due avevano reciprocamente sottoscritto. Il presunto killer voleva rifarsi una vita con la donna che frequentava da un anno.

Il sindaco: “La giustizia che ci aspettiamo è una giustizia pura”

Ogni volta, come ieri, come oggi e domani, ci ritroveremo a scrivere basta femminicidi, non deve più succedere. È una triste realtà. – ha detto Fabrizio Madeddu, sindaco di San Sperate – È triste pensare che continueremo a dipingere di rosso le panchine e le scarpe, simboli del nostro impegno contro la violenza. È ancora più triste riflettere sul fatto che chi compie simili crimini orribili possa credere che esista una giustizia che consideri le attenuanti o le buone condotte. La giustizia che ci aspettiamo è una giustizia pura, che non restituirà Francesca, ma che permetterà di affrontare la vita con la consapevolezza che chi le ha tolto la vita non resti impunito”.

Come già accennato, mancano tre giorni al 25 novembre. L’Istituto Superiore di Sanità (Iss) ha diffuso alcuni dati nel contrasto e nella prevenzione della violenza di genere. L’Iss ha organizzato corsi di formazione che hanno già coinvolto 18mila operatrici e operatori sanitari di tutti i 651 pronto soccorsi italiani e oltre 2mila professioniste e professionisti del territorio. Estremamente interessante il progetto Epi-We (Epigenetics for Women), di cui abbiamo già parlato in passato con un approfondimento.

Il progetto Epi-We (Epigenetics for Women)

Si tratta della ricerca messa in moto per verificare le “tracce” della violenza sul dna delle donne che la subiscono. L’obiettivo è capire fino a che punto queste modifiche si estendano all’interno del genoma delle vittime e quanto durano i loro effetti nel tempo potrebbe essere la chiave per mettere in atto una prevenzione di precisione.

Francesca Deidda, fiaccolata
Il progetto Epi-We (Epigenetics for Women) (ANSA FOTO) – Notizie.com

Già 70 donne hanno risposto e aderito al progettodice Simona Gaudi coordinatrice di Epi-We ricercatrice del Dipartimento Ambiente e Salute di Iss – e alcune di loro si sono anche raccontate, hanno anche parzialmente descritto il tipo di violenza subita. Per noi, e per tutte le donne, è un grande risultato”.

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