La nuova normativa impedisce di accendere stufe e camini a meno che non si seguano specifiche direttive. Il rischio è di dover pagare fino a 5 mila euro.
L’inverno è alle porte e il freddo è arrivato in tante Regioni italiane. Bisogna riscaldare le case e non tutti hanno installato un impianto sostenibile che riduce i consumi, non inquina e fa risparmiare in bolletta. Chi ha stufe e camini, nello specifico, deve stare attento alla nuova normativa.
L’impianto di riscaldamento più diffuso in Italia è quello tradizionale, caldaia a gas/metano e termosifoni. Parliamo del 64,8% degli italiani contro il 27,4% della popolazione che utilizza sistemi alimentati a legna e il 5,3% di famiglie che sfruttano le energie rinnovabili. Queste percentuali dovranno ribaltarsi nei prossimi anni per seguire le direttive dell’Unione Europea che hanno come obiettivo far diventare l’Europa il primo continente a zero emissioni entro il 2050. Sarà un percorso lungo specialmente per l’Italia.
Basti pensare che il parco immobiliare raccoglie oltre il 70% di immobili in classe G o F, le più basse. Per poter salire di categoria sono necessari interventi importanti come l’installazione di pompe di calore o di pannelli fotovoltaici, la sostituzione degli infissi, il cappotto termico. Tutto questo costerà caro alle famiglie a meno che il Governo e l’Europa non studino degli aiuti realmente efficaci dal punto di vista economico per permettere ai cittadini di seguire la transizione green. Nell’attesa attenzione alle normative.
Le famiglie che riscaldano casa con i termosifoni devono seguire il calendario nazionale di accensione e spegnimento dei caloriferi nonché gli orari massimi giornalieri in cui accendere i riscaldamenti. Dovrebbero cercare di ridurre la dispersione di calore in casa per ridurre i consumi e di non impostare temperature troppo alte. Più restrittive le indicazioni per chi utilizza stufe e camini.
In molte Regioni italiane l’accensione di caminetti e stufe alimentate da biomasse (stufe a legna, stufe a pellet, camini, termostufe a biomasse legnose) è regolamentata da una rigida disciplina. Il fine è rispettare le norme sulla qualità dell’aria per non incorrere in pesanti sanzioni. Quando la classe emissiva è bassa in relazione ai generatori di calore si prevedono sanzioni onerose soprattutto in Lombardia dove i trasgressori vengono punti con multe fino a 5 mila euro.
Ogni Regione può gestire le limitazioni in modo diverso a seconda della necessità di ridurre le emissioni inquinanti. Tornando alla Lombardia c’è l’obbligo delle 4 stelle per i generatori di calore di nuova installazione, è vietato l’uso di generatori con 0,1 e 2 stelle e il pellet deve essere certificato come previsto dalla Legge. In Veneto non si possono accendere stufe e camini sotto le tre stelle e quelli nuovi ne devono avere almeno 4 mentre in Emilia Romagna ci sono restrizioni per stufe e camini di classe 1 e 2. Infine, in Piemonte ci sono limiti per le stufe di classe sotto le tre stelle e in Toscana c’è l’obbligo di registrazione per le stufe a biomasse. Come detto i trasgressori verranno puniti con multe dai 500 ai 5 mila euro.