Sono 150 i razzi che sono stati lanciati da Hezbollah verso Tel Aviv in Israele e tutto il nord del paese. Continua così il conflitto armato.
Situazione delicata ancora tra Israele e il Libano con continue azioni militari, al momento si parla di cinque persone ferite.
Stamattina si era tornato a parlare di Israele, in seguito al ritrovamento del corpo del rabbino Zvi Hogan negli Emirati Arabi Uniti. La giornata è stata, anche per altri motivi, di grande tensione tra Tel Aviv e la parte settentrionale del paese al centro di un conflitto armato con i territori palestinesi.
L’attacco è avvenuto nella zona centrale del paese attorno alle 13.30, ora israeliana, e da allora sirene d’allarme suonano incessantemente per invitare la popolazione a fare attenzione. Sono infatti potenzialmente pronti altri attacchi che potrebbero creare ulteriori danni a cose e persone.
Un attacco preceduto anche dall’annuncio di un’operazione complessa con oltre ai missili anche droni. Il movimento sciita ha affermato infatti di aver lanciato “una salva di missili e uno sciame di droni esplosivi” verso l’obiettivo militare presente a Tel Aviv. Non sono mancate anche le operazioni nel sud della nazione precisamente verso la base navale vicino ad Ashdod.
Il raid di Israele in Libano
Agitazioni che si stanno vivendo anche sul fronte contrario con un raid di Israele in Libano dove un soldato è stato ucciso e altri 18 feriti. A riferirlo è in una nota l’esercito libanese, sottolineando che l’attacco era stato riservato precisamente verso “un centro dell’esercito libanese ad Amriyeh”.
Josep Borrell, Alto rappresentante per la politica estera dell’UE, ha chiesto un “cessate il fuoco” tra Israele e Hezbollah in Libano direttamente da Beirut. Dopo un incontro col presidente del Parlamento libanese, Nabih Berri, ha specificato: “Vediamo solo una strada possibile: un cessate il fuoco immediato e l’attuazione integrale della risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite“.
Lo stesso Borrell ha poi incontrato la stampa, sempre a Beirut, specificando: “A settembre sono arrivato qui sperando ancora che si potesse impedire una guerra a tutto campo di Israele nei confronti del Libano. Due mesi dopo il paese è sull’orlo del collasso”.
Una situazione che non l’ha portato a giustificare l’operazione di Hezbollah, ma che ha confermato la sua intenzione di chiudere immediatamente qualsiasi tipo di scontro armato da una parte e dall’altra. L’obiettivo oggi per Borrell e l’UE è sicuramente quello della pace anche se al momento appare un obiettivo quantomeno utopico.