In tanti si chiedono come venga effettuato il calcolo del Tfr (Trattamento di Fine Rapporto) che spetta ai lavoratori quando cessa il rapporto di lavoro.
Sono molti i dubbi che possono sorgere quando si parla di Tfr (Trattamento di Fine Rapporto), ossia l’elemento della retribuzione che il datore di lavoro deve corrispondere al dipendente quando cessa il rapporto di lavoro.
A tale trattamento, noto anche come liquidazione, hanno diritto i lavoratori del settore pubblico e privato, con contratto a tempo indeterminato o determinato, compresi anche i lavoratori part-time, stagionali o a progetto. Esclusi, invece, dal Tfr gli autonomi. Nel prossimo paragrafo vedremo come calcolare l’importo del Tfr e quali sono gli elementi che influiscono sulla cifra finale.
Il Tfr è stato introdotto per la prima volta negli anni ’20 con la denominazione di “Indennità di licenziamento” e spettava ai dipendenti che venivano licenziati non per una loro colpa. Nel corso degli anni, questo elemento della retribuzione ha subito sostanziali modifiche e adesso è riconosciuto a molte categorie di lavoratori quando cessa il rapporto di lavoro.
Ha subito variazioni anche il metodo per calcolare questa indennità che non deve essere confusa con il Tfs (Trattamento di fine servizio) destinato solamente ai dipendenti pubblici. A differenza del Tfr, quest’ultimo, ha natura anche previdenziale e viene calcolato in base all’ultima busta paga. Capiamo adesso come si calcola questa sorta di salario posticipato che viene corrisposto dopo la fine del rapporto di lavoro.
Per procedere bisogna capire prima quali sono i fattori che serviranno per il calcolo. Il primo è la Retribuzione annua lorda (Ral), ossia la somma di tutti gli importi lordi che un lavoratore ha percepito durante un anno, comprensiva di tredicesima, quattordicesima e altri bonus. Il calcolo tiene conto anche della quota di accantonamento, una somma pari al 6,91 della Ral accantonata ogni anno dal datore di lavoro. Le somme che vengono accantonate vengono ogni anno rivalutate e si compongono di una quota fissa dell’1,5% e di variabile pari al 75% del tasso di inflazione registrato dall’Istat.
A questo punto, bisogna dividere la Ral per 13,5 (coefficiente stabilito dalla normativa) e sottrarre al risultato il contributo al fondo adeguamento pensione (Fap), pari allo 0,5% della Ral stessa. Il risultato ottenuto è l’importo maturato di Tfr durante il primo anno di lavoro. Non è ancora finita poiché, come detto in precedenza, il calcolo per ogni anno di servizio deve tenere conto della rivalutazione annuale con le quote fisse e variabili. Infine, il risultato andrà moltiplicato per gli anni di servizio in modo da capire l’importo maturato complessivo. Ultima precisazione: il risultato ottenuto corrisponderà al valore lordo su cui poi inciderà la tassazione. È possibile, considerati i tanti passaggi, affidarsi ad un patronato o un commercialista per capire qual è l’importo di Tfr maturato.