Sono 70 i migranti sopravvissuti al mare che sono stati fatti sbarcare a Reggio Calabria. Decisivo è stato l’intervento di SOS Humanity che li ha soccorsi portati a riva.
Erano partiti da Zuwara, in Libia, e avevano trascorso ben due giorni in mare su un gommone sovraffollato e in pericolo a ogni movimento. Tra i presenti ci sono anche 22 minorenni non accompagnati e donne.
L’intervento di SOS Humanity si è rivelato fondamentale al momento dell’incontro nella zona di ricerca e soccorso maltese con il gruppo di migranti. Questo perché il gommone aveva già imbarcato molta acqua e i tubolari si stavano sgonfiando dando vita a una tragedia già annunciata. Anche perché nessuno dei presenti sullo stesso indossava giubbotto di salvataggio. A segnalare questa criticità era stato il Mayday Relay inviato dall’aereo Frontex “Eagle 3”.
I migranti sono stati poi trasferiti sulle zattere di salvataggio per cercare di rendere maggiormente stabile una situazione in realtà molto delicata. Sebbene le autorità italiane avessero assegnato il porto di Bari come luogo sicuro, giovedì si era passati all’approvazione poi di Reggio Calabria porto dove i migranti sono stati portati in salvo per cercare riparo durante la tempesta annunciata.
I migranti portati in salvo nel porto di Reggio Emilia sono provenienti da Eritrea, Etiopia, Gambia, Sudan, Sud Sudan, Mali, Senegal, Siria e Guinea. Erano tutti in condizioni stabili anche se erano stati sottoposti a stress eccessivi, disidratazione, mal di mare e alcuni di essi soffrivano di ustioni da carburante. A prendersi cura di loro è stato il team medico e di assistenza a bordo di Humanity 1.
43 uomini, 1 donna e 26 minori non accompagnati sono stati, momentaneamente, alloggiati in due tensostrutture realizzate direttamente nel porto di Reggio Calabria. Queste sono state dotate di riscaldamento e servizi a opera della Prefettura e del Comune, in attesa di successivi trasferimenti. Al momento non ci sarebbero né agitazioni né preoccupazione per la condizione dei migranti soccorsi.
Si aspetta di capire come poi i migranti saranno ridistribuiti e quale sarà l’aiuto a loro destinato, per superare un momento tragico e affrontare il loro arrivo in Italia. Intanto la gestione dell’hotspot è stata affidata ai volontari del Coordinamento diocesano sbarchi della Croce Rossa con sostegno della Protezione civile.