Alessandro Impagnatiello condannato all’ergastolo per il femminicidio di Giulia Tramontano. Lui impassibile alla lettura della sentenza, le lacrime della famiglia di lei: “Non è una vittoria”.
I giudici della Corte di Assise di Milano hanno condannato all’ergastolo Alessandro Impagnatiello per l’omicidio di Giulia Tramontano. Nessuna attenuante ed hanno escluso solo l’aggravante dei futili motivi, mantenendo quelle della premeditazione, della crudeltà e del rapporto di convivenza.
La Corte ha anche riconosciuto il concorso formale tra l’omicidio e le altre due imputazioni di occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza non consensuale. Oltre all’ergastolo, l’ex barman dovrà scontare anche 7 anni di reclusione per questi ultimi due reati e isolamento diurno di tre mesi. Inoltre, dovrà risarcire con provvisionali da 200mila euro ciascuna il padre e la madre di Giulia, e 150mila euro a testa per il fratello e la sorella.
Si è chiuso così il primo grado del processo di Alessandro Impagnatiello, che il 27 maggio del 2023 ha ucciso con 37 coltellate Giulia Tramontano, incinta al settimo mese del piccolo Thiago.
L’ex barman è rimasto impassibile durante la lettura della sentenza. Accanto a lui c’erano le sue avvocate. Non è stato lo stesso per i familiari della ventinovenne, che hanno ascoltato in lacrime la sentenza. Quando la giudice Antonella Bertoja ha terminato di leggere, in Aula si è levato un timido applauso, mentre la madre di Giulia Tramontano, Loredana, è scoppiata in un pianto disperato.
L’avvocato della famiglia Tramontano: “Sconfitti quando Giulia ha smesso di vivere”
Un pianto “consolatorio”, lo definisce l’avvocato della famiglia Giovanni Cacciapuoti. “Non è una vittoria. Loro sono stati sconfitti quando Giulia ha smesso di vivere per la bieca e malvagia responsabilità di quello che doveva essere il suo compagno e il padre di suo figlio”, il piccolo Thiago.
I giudici hanno quasi totalmente accolto la richiesta della Procura, che nelle scorse settimane aveva chiesto oltre all’ergastolo, 18 mesi di isolamento diurno. La pm nella dura requisitoria aveva dichiarato che “Giulia firmò la propria condanna a morte” quando rimase incinta di Impagnatiello. È imputato per omicidio volontario aggravato da premeditazione, crudeltà, futili motivi e dall’aver commesso il fatto ai danni della convivente, interruzione non consensuale di gravidanza e occultamento di cadavere aggravato.
“Giulia è una mamma uccisa dal suo compagno, ma per noi è anche una donna di coraggio, che magari stimoli le donne che vivono in circostanze di vessazione e paura ad andare via prima”. Sono le parole di Chiara Tramontano, sorella di Giulia, dopo la lettura della sentenza di condanna all’ergastolo. “Se da questo potrà nascere qualcosa per aiutare le altre donne faremo il possibile. Il suo nome è libertà, coraggio e determinazione”.
Il fine pena mai per Alessandro Impagnatiello è arrivato nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. Davanti al Tribunale di Milano è stato organizzato un flashmob in sostegno, al quale hanno partecipato anche i familiari di Giulia Tramontano. “Mai più violenza“, si leggeva su uno striscione.
Nelle scorse settimane, dopo una lunga requisitoria, le pm Alessia Menegazzo e Letizia Mannella avevano chiesto l’ergastolo e 18 mesi di isolamento diurno per l’ex barman davanti alla Corte di Assise di Milano.
L’omaggio a Giulia dei dipendenti del Tribunale
Mentre la camera di consiglio era riunita per decidere, i funzionari e i cancellieri della Procura e del Tribunale di Milano hanno voluto omaggiare il ricordo della ventinovenne regalando una pianta di rose bianche per la mamma Loredana Femiano. All’interno un biglietto: “Un pensiero per Giulia e il suo bimbo mai nato”.
In Aula, oltre alla madre c’erano papà Franco e i fratelli Chiara e Mario. Le avvocate del trentunenne Giulia Gerardini e Samanta Barbaglia hanno rinunciato a far parlare per un’altra volta Impagnatiello.
Anche l’ex barman era presente in Aula nella gabbia riservata agli imputati detenuti, e non ha rilasciato dichiarazioni spontanee. La sentenza non arriverà prima delle 12.30: in questi minuti i giudici togati e popolari della Corte d’Assise di Milano si sono ritirati in Camera di Consiglio.
“Oggi non ti lasciamo andare, ti stringiamo forte”. Sono le parole su Instagram di Chiara Tramontano, sorella della vittima. Sempre sui social, la giovane ha pubblicato la foto di una spilla che ritrae la sorella incinta puntata sul petto con un fiocco rosso, simbolo della violenza sulla donne. “Con voi sempre per sempre”.
Alessandro Impagnatiello è reo confesso dell’omicidio di Giulia Tramontano, che è stata uccisa con 37 coltellate nella loro casa di Senago, nel Milanese. Quello stesso giorno, il 27 maggio 2023, la giovane si era incontrata con la donna con la quale l’ex barman aveva una relazione parallela. Dal loro confronto erano emerse una serie di bugie ed inganni da parte di Impagnatiello. Nelle ore successive all’omicidio, l’uomo avrebbe tentato due volte di bruciare il cadavere, per poi decidere di nasconderlo dietro ad alcuni box a poche centinaia di metri da casa. Secondo l’accusa avrebbe tentato di avvelenare Giulia con del veleno per topi.
Impagnatiello, nel pomeriggio di domenica 28 maggio, aveva denunciato la scomparsa di Giulia ai carabinieri. Dagli accertamenti delle forze dell’ordine era emersa la “doppia vita” del barman, che aveva un’altra relazione. La perizia psichiatrica disposta nel corso del processo ha accertato la sua piena capacità di intendere e di volere al momento del femminicidio.
“Giulia sarà con noi in quell’Aula, insieme a voi, a tutte le anime gentili strappate a questo mondo. Saremo Iì, e spero che ci saranno tutte le donne che ancora sognano un futuro senza paura”. Sono le parole che Chiara Tramontano ha condiviso nei giorni scorsi ricordando la giornata di oggi, sui social.