Oggi 25 novembre nuova udienza del processo a carico di Filippo Turetta, reo confesso del femminicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin.
Ergastolo per Filippo Turetta. È questa la richiesta di condanna del pm Andrea Petroni nei confronti del 23enne di Torreglia, nel Padovano, reo confesso della morte della ex fidanzata Giulia Cecchettin.
“Ti farò pentire di tutto il male che mi stai facendo”. Nella sua lunga requisitoria il magistrato ha letto anche alcuni messaggio che il giovane inviava in maniera ossessiva a Giulia. Una requisitoria terminata poco fa con la richiesta die ergastolo. La sentenza è prevista per il 3 dicembre prossimo. Turetta era in aula ed ha ascoltato la ricostruzione di Petroni. Domani il presunto killer potrebbe prendere la parola. Turetta è imputato per l’uccisione dell’ex fidanzata Giulia, uccisa con 75 coltellate, nel novembre 2023, in un parcheggio a Fossò, in provincia di Venezia.
Il 22enne deve rispondere dell’accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, crudeltà, efferatezza, di sequestro di persona, di occultamento di cadavere e di stalking. Il pm ha puntualizzato che, anche se la sua requisitoria si è tenuta il 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, nessuna riflessione sarebbe stata dedicata al tema: “In questa sede si accertano solo responsabilità individuali”.
“L’aggressione è durata sei minuti. – ha affermato il pm – Alle 23.18 è già finita. Il lungo dialogo che sarebbe poi sfociato in discussione viene meno perché non c’è stato, tutto è durato 6 minuti”. Bisogna ricordare che il corpo di Giulia Cecchettin, coperto da sacchi neri, e abbandonato vicino al lago di Barcis, è stato ritrovato in una nicchia. “Non so come l’abbia trovata l’imputato di notte. – ha continuato Petroni – Se quella settimana avesse nevicato noi il corpo lo staremmo ancora cercando”.
In aula oggi non era presente Gino Cecchettin, il padre di Giulia, impegnato nelle celebrazioni per il 25 novembre con la Fondazione contro la violenza sulle donne realizzata in memoria della figlia. “Il rapporto tra Giulia Cecchettin e l’imputato è caratterizzato da forte pressione, dal controllo sulla parte offesa, sulle frequentazioni e sulle amicizie, sulle uscite. – ha spiegato il pm – ‘Se la mia vita finisce la tua non vale niente’, scrive in un altro messaggio. Turetta chiede a Cecchettin di rallentare negli studi e di non dedicare tempo alle amiche”.
Filippo Turetta è stato arrestato poche ore dopo il ritrovamento del corpo di Giulia. Era a bordo della sua auto in divieto di sosta, dopo aver attraversato il Veneto e il Trentino, passando per l’Austria e fino alla Germania. Alla polizia tedesca che lo ha bloccato ha detto in inglese: “Ho ucciso la mia ragazza”.
L’accusa non ha creduto nemmeno alla volontà di Turetta di togliersi la vita. “La prospettazione del suicidio è fatta in modo esclusivamente ricattatorio e, per quello che riguarda la fuga in giro per l’Italia, a mio avviso lui parla della volontà di prendere tempo per trovare il coraggio di farla finita in chiave vittimistica. La verità è che è stata una fuga vera e propria“. La Procura ha insistito in particolare sul fattore della premeditazione, desumibile anche dagli acquisti effettuati dal giovane prima dell’omicidio. ”È un caso di scuola, mi sembra difficile trovare una premeditazione più premeditata di questa, iniziata quattro giorni prima in un rapporto costante con la parte offesa“.