“La sanità è la prima preoccupazione dei cittadini ma l’ultima della politica”. L’incontro di oggi tra i sindacati medici e il ministro Orazio Schillaci.
Risorse insufficienti per sostenere il personale e ridurre gli orari di lavoro. L’abolizione del tetto alla spesa per il personale, un piano assunzioni e più in generale la mancanza di una visione generale ampia, che guardi al futuro del sistema sanitario nazionale. Sono le denunce ormai quotidiane di medici e infermieri. Il tavolo di oggi, mercoledì 27 novembre, con il ministro della Salute.
L’incontro ha lasciato scontente quasi tutte le sigle sindacali. “Chiediamo al ministro Schillaci di farsi portavoce del nostro disagio presso il Ministero dell’Economia e delle Regioni. Noi assicuriamo il nostro contributo rappresentando le criticità e le necessità che ci segnalano medici da tutta Italia, ma pretendiamo di essere ascoltati e non presi in giro”. Così il presidente di Cimo-Fesmed Guido Cinci in una nota.
Il sistema sanitario nazionale attende una riforma da quarantasei anni. I medici considerano insufficienti le risorse stanziate nella legge di Bilancio di quest’anno. Sulla carta, il finanziamento è incrementato di 1,302 milioni per il 2025, 5.078 per il 2026, 5.780 per il 2027. 6.663 milioni per il 2028, 7.725 per il 2029 e 8.898 dal 2030. Fondi che non sono abbastanza secondo i medici. In una recente audizione alle commissioni Bilancio in Parlamento, Gimbe ha denunciato la mancanza di 19 miliardi da qui al 2030.
Sempre più medici vanno all’estero, nessun medico straniero viene a lavorare in Italia. E molti professionisti preferiscono lavorare a gettone per gestire meglio la vita privata, anche al costo di rinunciare alle tutele di un contratto. “Inutile dare il bonus bebè se una donna che lavora in sanità non potrà mai stare con suo figlio perché lavora tutti i giorni e non ha neanche il nido aziendale dove portare il bambino. Queste sono le riforme strutturali per garantire i diritti e la natalità”. Così, a Notizie.com Flavio Civitelli, vicesegretario Anaao Assomed.
Una delle ipotesi presentate oggi dal governo è far decadere gli emendamenti nella legge di Bilancio che prevedono la defiscalizzazione per gli stipendi dei medici, a fronte dell’aumento cash degli stipendi. “La defiscalizzazione porta risorse immediate ai colleghi, soprattutto più giovani”, commenta Civitelli.
“Il costo per lo Stato sarebbe minore rispetto all’aumento in busta paga. Se parlassimo di 200 euro al mese nette in più potremmo essere d’accordo, ma dal momento che le risorse a disposizione sono esigue, non possiamo che rifiutare le briciole. Continuerà la fuga, i licenziamenti, la fuga dal sistema pubblico, la disaffezione verso il sistema e la difficoltà dei cittadini”.
Per non parlare del blocco delle assunzioni, “che colpisce più duramente i sanitari turnisti” e “della scarsa attenzione alla depenalizzazione dell’atto medico, la poca di chiarezza sull’integrazione dei medici in formazione e specialistica”. Tutti elementi questi che, secondo il vice segretario di Anaao Assomed “confermano un atteggiamento di scarsa attenzione e interesse verso la salute”. Essa è al tempo stesso “la prima preoccupazione degli italiani e l’ultima tra quelle del governo”.
I medici di Anaao Assomed annunciano nuove forme di protesta dopo lo sciopero generale del 20 novembre. La prossima sarà intrapresa contro le aziende inadempienti che non rispettano i contratti di lavoro. La battaglia è già avviata con denunce formali contro il 60% delle aziende sanitarie.
“Per l’ordinamento giuridico è illegale. Cominceremo dai casi più gravi, poi andremo avanti con le altre in cui vengono disconosciuti i diritti”. Nel mirino, i turni notturni e reperibilità che dovrebbero essere rispettivamente cinque e dieci in un mese, ma vengono sistematicamente superate. “Ogni giorno ci ritroviamo a combattere nelle corsie una doppia guerra, da un lato la malattia, dall’altro quella per far rispettare i nostri diritti sempre più spesso calpestati. Dalle norme sull’orario di lavoro, passando per le carriere al palo, fino ad arrivare a obiettivi, guardie e reperibilità. Insomma siamo passati dalla carta dei diritti ai diritti di carta”. Così, in una nota, Pierino Di Silverio, segretario dell’Associazione. Le diffide sono già arrivate in diverse Regioni. “Andremo avanti”.