Undici arresti, centinaia di perquisizioni e sequestri in quasi tutta Europa per smantellare il più grande circuito di pirateria audiovisiva 27 novembre.
Si chiama Taken Down ed è l’operazione eseguita dalla polizia di Stato, che ha portato alla luce un sistema di streaming illegale. Riusciva ad arrivare ad oltre 22 milioni di utenti. Un giro di affari mondiale di oltre 250 milioni di euro. Sequestrate criptovalute per oltre 1 milione e 650mila euro e contanti per più di 40mila euro.
Più di 270 operatori della polizia postale hanno effettuato 89 perquisizioni in quindici regioni italiane e altre 14 nel Regno Unito, Olanda, Svezia, Svizzera, Romania, Croazia e Cina con la collaborazione dei colleghi stranieri e il coordinamento di Eurojust ed Europol, nei confronti di 102 persone. Nello stesso contesto investigativo, la polizia croata ha eseguito 11 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettanti indagati.
L’operazione è stata coordinata dalla Procura Distrettuale della Repubblica di Catania e ha smantellato un’ampia organizzazione criminale transnazionale dedita alla pirateria audiovisiva. La più grande mai eseguita fino ad oggi in ambito italiano ed internazionale, che si avvaleva di un’infrastruttura informatica complessa e che riusciva ad arrivare a oltre 22 milioni di utenti finali.
Danni economici alle piattaforme streaming per oltre 10 miliardi
Nove server si trovavano in Romania e ad Hong Kong e diffondevano in tutta Europa il segnale audiovisivo piratato. In Inghilterra e in Olanda sono stati rintracciati tre amministratori di livello superiore della struttura informatica investigata ed 80 pannelli di controllo dei flussi streaming per i vari canali nella disponibilità degli indagati sull’intero territorio nazionale.
Il sistema utilizzato era quello delle IPTV illegali, attraverso le quali il gruppo riusciva a captare illegalmente e rivendere i palinsesti live e i contenuti on demand protetti dai diritti televisivi di proprietà Sky, Dazn, Mediaset, Amazon Prime, Netflix, Disney+ e Paramount, che avrebbero subito un danno di oltre dieci miliardi di euro. La rete avrebbe operato per un lungo periodo e partiva da Catania e dall’Olanda con la partecipazione di numerose persone indagate a vario titolo in Italia e in altri Paesi europei. Con infrastrutture disseminate in tutto il mondo.
La polizia ha sequestrato oltre 2.500 canali illegali e server che gestivano la maggior parte dei segnali illeciti in Europa, che ha permesso ai presunti frodatori di guadagnare oltre 250 milioni di euro al mese. Le indagini sono durate oltre due anni ed hanno permesso di scovare un presunto sodalizio strutturato sulla base di un legame associativo e verticistico. Ogni appartenente al gruppo operava sulla base di compiti ben delineati. I reati contestati, a vario titolo, sono lo streaming illegale di contenuti audiovisivi mediante IPTV, accesso abusivo a sistema informatico, frode informatica e riciclaggio.
Identità false e chat criptografate per comunicare: come agiva il gruppo
Per eludere le indagini, gli indagati utilizzavano app di messaggistica crittografata e identità fittizie. Le utenze telefoniche, le carte di credito, gli abbonamenti tv e il noleggio del server venivano intestati con documenti falsi. Piattaforme social di canali, gruppi, account, forum, blog e profili pubblicizzavano la vendita illegale degli abbonamenti ai contenuti audiovisivi.
L’operazione è stata coordinata dal servizio Polizia Postale e per la Sicurezza Cibernetica ed il supporto della rete operativa @ON, cioè Operation Network, finanziata dalla Commissione europea e guidata dalla Direzione investigativa antimafia.