La scrittrice Ginevra Bompiani ha accusato la Polizia di stato di drogare gli immigrati negli hotspot. La risposta è arrivata attraverso i legali dell’arma.
Durante un intervento a Quarta Repubblica, su Rete 4, la Bompiani affermava che le forze dell’ordine agiscono in maniera illecita con gli extracomunitari.
“Non li drogano con l’eroina, ma con gli psicofarmaci”, queste affermazioni della scrittrice hanno scatenato l’ira della polizia. Il Sindacato autonomo di Polizia ha presentato un esposto in Procura. “Sono affermazioni inqualificabili, abbiamo chiesto alla scrittrice di chiarire le informazioni a sua disposizione e di citare la fonte. Sono dichiarazioni diffamatorie per le quali abbiamo dato mandato al nostro legale di valutare una querela o un esposto, lo strumento più opportuno per tutelare l’immagine di tutti gli appartenenti alla Polizia di Stato”. Così, ai microfoni di Notizie.com, il segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia (Sap) Stefano Paoloni.
“Nei centri di permanenza temporanea e negli hotspot svolgiamo un’attività molto complessa, difficile e rischiosa. Spesso siamo chiamati a contenere le rivolte che gli ospiti promuovono. Tra i compiti che abbiamo, che sono esclusivamente di vigilanza e sicurezza, non abbiamo mansioni di somministrazione bevande, cibo e farmaci. Vorrei capire come la scrittrice possa pensare che noi possiamo somministrare farmaci o droghe di qualsiasi genere“.
Le parole di Ginevra Bompiani avranno sicuramente delle ripercussioni legali. “Faremo una denuncia a prescindere da quello che accadrà ora, in tv in una trasmissione nota Ginevra Bompiani ha fatto delle affermazioni gravissime su medicine e immigrati che, senza il supporto di elementi soggettive, sono gravemente diffamatorie. Pertanto chiederemo all’autorità giudiziaria di fare chiarezza anche per trasparenza nostra. Se ha delle responsabilità la Bompiani se le dovrà assumere“, specifica Stefano Paoloni.
Ma cosa accade a livello medico all’interno degli hotspot? Chi si occupa degli immigrati qualora si trovino in situazioni di emergenza medica? Non di certo la polizia, chiarisce Paoloni: “All’interno di questi centri, che vengono gestiti da un punto di vista logistico e organizzativo da cooperative o associazioni per il territorio, sono loro a somministrare cibo, fare le pulizie e fornire agli ospiti il materiale necessario. C’è un’infermeria medica con medici civili e non della polizia”.
“Chiaramente sono loro che danno la necessaria assistenza supporto agli ospiti. Non ci sono nemmeno i medici del corpo in questi punti. Addirittura noi non entriamo nemmeno nelle loro stanze, ma siamo presenti solo per motivi di sicurezza su richiesta del personale sanitario”, conclude.